LECCO – Un’accoglienza più fredda non poteva aspettarsela il ministro Flavio Zanonato dagli imprenditori e dai volti delle istituzioni lecchesi: intervento dopo intervento, l’appuntamento di lunedì pomeriggio in Camera di Commercio ha riversato una valanga di critiche al titolare del dicastero dello Sviluppo Economico.
Le difficoltà per le aziende sono troppe e le recenti manovre messe in atto dal nuovo esecutivo evidentemente non hanno convito il mondo economico lecchese. Ad aprire le “danze” è stato però il sindaco di Lecco, Virginio Brivio:
“Noi Comuni contribuiamo al declino dell’economia, perché non possiamo investire, perché paghiamo in ritardo, a causa dei vincoli del patto di stabilità” ha spiegato il primo cittadino che ha ricordato anche i mancati trasferimenti sull’IMU (ben 3 milioni di euro) con i quali il capoluogo manzoniano si trova ora a fare i conti. “Ci costringete a tassare i nostri cittadini per riportare i bilanci in equilibrio” ha rincarato la dose il sindaco di Merate, Andrea Robbiani.
Ma è dal mondo imprenditoriale che sono arrivate le polemiche più aspre: “Siamo oramai consapevoli di operare in un Paese che invece che agevolare le imprese ci crea solo problemi – ha commentato il presidente di Confindustria, Giovanni Maggi – Alla politica manca il coraggio e la voglia di cambiare le cose e le manovre varate dal Governo sono totalmente insufficienti. Le tasse alle aziende non vanno ridotte di un punto, ma di trenta punti se si vuole far ripartire i consumi”. Il rischio? Secondo il numero uno degli industriali è la colonizzazione del territorio da parte di imprese di Paesi più fiorenti del nostro.
Le tasse, vecchie e nuove, sono state al centro di tutte le considerazioni delle associazioni datoriali a partire dall’aumento dell’IVA, considerata “una scelta sciagurata di cui i commercianti stanno pagando amaramente le conseguenze – ha denunciato il presidente di Confcommercio, Peppino Ciresa – Ma non è stata l’unica delle brutte sorprese: tasse che si moltiplicano, burocrazia in crescita. Ci aspettavamo ben altro da questo Governo”.
Iva, Sistri ma anche Tasi, Tari e Trise, “con l’imposizione fiscale che molto probabilmente aumenterà” secondo il presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili della Provincia di Lecco, Antonio Rocca.
Sulla questione tasse è intervenuto anche l’onorevole Gian Mario Fragomeli, promotore dell’incontro con il ministro, che ha esortato Zanonato a ridurre il peso fiscale sulle aziende: “Assurdo far pesare l’agevolazione dell’IMU sulla prima casa al settore produttivo”.
“Lasciateci lavorare ed il 50% dei problemi li risolvete. Finora abbiamo sentito solo promesse a cui nessuno più crede” ha esordito il leader degli artigiani, Daniele Riva.
Lo stesso concetto ribadito anche dal presidente dell’Ance, Sergio Piazza e da quello di API Lecco, Luigi Sabadini: “Non c’è più tempo per le favole. Siamo vicini al baratro, l’Italia si sta marginalizzando e lo sviluppo guarda altrove, mentre la politica italiana da tempo tira a campare”.
Lucchini, Candy, RSI sono solo alcuni dei casi citati dai sindacati dei lavoratori per dare nomi ad “un processo di deindustrializzazione che va fermato – come ha denunciato il segretario della Cgil, Wolfango Pirelli, a nome anche dei colleghi di Cisl e Uil – Le tasse sul lavoro si possono abbassare se si combatte l’evasione fiscale. Serve però coerenza tra le cose che si dicono e quelle che si fanno”.
Una crisi che preoccupa anche dal punto di vista della coesione sociale, come evidenziato dall’onorevole Veronica Tentori: “Gli squilibri e il disagio aumentano. Tanti giovani, senza prospettive nel nostro Paese, se ne vanno all’estero e scelgono di non tornare”.
Un quadro al quale il ministro, accolto al suo arrivo dal presidente della Camera di Commercio, Vico Valassi, ha risposto rimandando al mittente le critiche: “Si deve ricordare che il Governo Letta esiste da sei mesi e queste situazioni le abbiamo ereditate – ha replicato Zanonato – dal 2008 ad oggi l’Italia ha perso 10 punti di PIL ed è evidente che, con un crollo del genere, c’è stato inevitabilmente un calo di imprese e occupazione”.
“Burocrazia, formazione, export, turismo, cultura, accesso al credito, sono tutti problemi dove abbiamo messo in atto iniziative, ma non ci si deve fermare alle frasi fatte – ha sottolineato il ministro – Gli interventi sono stati insufficienti? Per iniziare servono risorse. Dove le troviamo? Dalle tasse, che abbiamo deciso di ridurre, o dal debito pubblico oppure risparmiando sui costi dello Stato, dove c’è stato un taglio di 3,5 miliardi. Lo stesso vale se si sceglie di tagliare il cuneo fiscale, dove le troviamo le risorse per pensioni, cassa integrazione e sanità?”. Una doccia fredda per tutti i presenti.

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