La posizione della Provincia di Lecco, presente in conferenza di servizi come semplice uditore
Simonetti: “Condividiamo le preoccupazioni dei 5 sindaci, a cui se ne sono uniti altri. Chiediamo un approfondimento ante operam”
CALUSCO – “Ho avuto modo di dirlo venerdì scorso, 5 agosto, durante la conferenza di servizi e lo ribadisco: la Provincia di Lecco sostiene i cinque sindaci promotori della richiesta di effettuare uno studio epidemiologico alternativo e si batterà a difesa del territorio”.
Anche Stefano Simonetti, consigliere provinciale (Lega) interviene nel dibattito relativo alla richiesta di Italcementi, la multinazionale tedesca proprietaria di diversi impianti, tra cui un cementificio a Calusco, di ampliare la quota di rifiuti da incenerire nel cementificio di Calusco portandoli dalle attuali 30 mila tonnellate a 110 mila all’anno.
Una domanda analizzata settimana scorsa durante la conferenza di servizi convocata dalla Provincia di Bergamo e di fatto accolta con il via libera da parte di Ats e Arpa, che avevano già anticipato parere positivo nella seduta del 6 luglio scorso.
Per l’agenzia di tutela della salute e per quella di protezione ambientale infatti l’iter seguito dalla multinazionale del cemento, che anni fa aveva affidato uno studio sulle ricadute ambientali del progetto di ampliamento a un pool di professori dell’Università di Tor Vergata di Roma, ha rispettato tutte le normative e le procedure regionali ed è stato eseguito in coerenza con i protocolli Ispra. Ed è tale da non provocare un peggioramento della situazione attuale quanto a emissioni e salubrità dell’ambiente.
Una posizione su cui dissentono i sindaci di Paderno Gianpaolo Torchio, Robbiate Daniele Villa, Imbersago Fabio Vergani, Verderio Robertino Manega e Solza Simone Biffi che, pur riconoscendo come lo studio sia completo nei dati ambientali e idoneo nel modello di dispersione applicato per la mappatura della ricaduta delle emissioni, lo ritengono, dopo aver chiesto un parere di un esperto, “non condivisibile per ciò che concerne l’attribuzione della dose di esposizione e la categorizzazione della popolazione secondo l’appartenenza all’area agricola, industriale e residenziale”.
Da qui la richiesta, ribadita venerdì in conferenza di servizi, di poter approfondire la questione con uno studio alternativo e indipendente.
Un’istanza a cui si sono accodati anche gli enti, come i Comuni di Merate, Aicurzio e Cornate e la Provincia di Lecco, presenti in conferenza in qualità di semplici uditori. “A parte la perplessità di essere stati invitati, in quanto uditori, a lasciare la conferenza online alle 13.40, ritengo sia grave il fatto che non sia stato accettata la richiesta, proveniente dal territorio, di effettuare delle verifiche dell’impatto epidemiologico ante operam” continua Simonetti.
“Aspettiamo il verbale della conferenza dei servizi per capire come intende muoversi la provincia di Bergamo. Non è infatti chiaro se il prossimo passo sarà il passaggio dalla Via, valutazione di impatto ambientale alla Aia, autorizzazione integrata ambientale. Quello che è certo che ci batteremo con tutte le nostre forze e la caparbietà che ci contraddistingue per la difesa del territorio e delle istanze che da questo provengono”.
Una posizione simile a quella espressa anche dal consigliere regionale della Lega Alessandro Corbetta che nei giorni scorsi ha presentato un’interrogazione alla Giunta Fontana avanzando la stessa domanda, ovvero quella di poter effettuare un’analisi epidemiologica alternativa prima di procedere con il definitivo via libera.