Commercio. L’on. Michela Brambilla contro le chiusure domenicali

Tempo di lettura: 3 minuti

Negozi chiusi la domenica e nei festivi. L’intervento dell’on. Brambilla

“La proposta del Movimento Cinque Stelle resti nel cassetto”

LECCO –  “La proposta dei 5s sulle chiusure domenicali degli esercizi commerciali resti nel cassetto. Per affondare la nostra economia i grillini hanno già fatto abbastanza”. Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, parlamentare di FI.

“L’assalto dei 5s alla liberalizzazione dell’apertura degli esercizi commerciali, avviata in via sperimentale per i Comuni turistici da me, come ministro del Turismo del governo Berlusconi IV, e completata poi dal decreto Salva-Italia del 2011 -spiega la deputata – è un atto demenziale, di puro autolesionismo, in linea con altri interventi che colpiscono attività produttive o ingessano il mercato del lavoro”.

“Sembra incredibile – prosegue l’ex ministro – che si voglia togliere a quasi venti milioni di consumatori la libertà di fare acquisti la domenica e nei giorni festivi, che si vogliano perdere 40 mila posti di lavoro, in buona parte di giovani e donne, che si voglia fare un grandissimo regalo ai giganti dell’e-commerce, gli unici a navigare con il vento in poppa (+ 18 per cento nel 2018, secondo un rapporto – che sorpresa! – di Casaleggio Associati), mentre crollano i fatturati delle piccole superfici e ristagna quello della Grande distribuzione. Un Paese con il Pil che da sette trimestri “balla” tra recessione tecnica e crescita “dello zero virgola” e con un tasso di disoccupazione in risalita al 9,9 per cento semplicemente non può permettersi una follia del genere”.

“Mettere nel mirino gli esercizi commerciali e in particolare la grande distribuzione organizzata, reinventandosi le chiusure domenicali e festive e vietando le aperture notturne – insiste l’on. Brambilla – è una politica insensata: vuol dire danneggiare il mercato del lavoro nel settore, far saltare il 15 per cento del fatturato settimanale delle imprese (realizzato la domenica) e cancellare 3 miliardi di investimenti l’anno da parte delle insegne della Gdo”.

“Chi poi difende la proposta del governo in nome della “tutela dei lavoratori” – aggiunge – o non ha capito, o fa finta di non capire o come minimo è incoerente, perché leva gli scudi solo su quelli del commercio e non su milioni di altri che già oggi lavorano la domenica e i festivi in servizi essenziali e non essenziali: sono dipendenti di serie B, per i quali il lavoro domenicale è ammesso senza discussione? E che cosa diranno a tutti quei dipendenti che arrotondano lo stipendio grazie alle maggiorazioni domenicali? Se il lavoro la domenica, come sostiene qualcuno, vale più di quanto è pagato oggi, si sveglino i sindacati e migliorino la contrattazione. Invece di chiudere gli esercizi la domenica e burocratizzare le chiusure affidando la pratica di nuovo alle Regioni, bisognerebbe pensare, semmai, ad ulteriori forme di semplificazione e di agevolazione per le grandi superfici di vendita”.

“Proprio per riconoscere e valorizzare il ruolo sociale che i centri commerciali svolgono – ricorda – ho presentato una proposta di legge che inserisce nel codice del commercio, tra gli obiettivi della programmazione affidata alle Regioni, anche la promozione di queste funzioni nelle medie e grandi strutture di vendita, in particolare la domenica e nei giorni festivi, considerata la maggiore affluenza, “attraverso convenzioni tra i gestori delle strutture, gli enti locali e gli enti del terzo settore per garantire servizi integrativi con funzione sociale, quali servizi educativi, ricreativi e assistenziali”. Altro che chiudere la domenica e i festivi: l’attività della Grande distribuzione organizzata va tutelata come fonte di ricchezza, di occupazione e, non ultimo, per la sua funzione sociale. A meno che – conclude l’esponente di FI – l’obiettivo di chi ci governa non sia quello di procurare nuovi “clienti”… per il reddito di cittadinanza”.