Alla Casa dell’Economia il dibattito tra candidati lecchesi alle elezioni regionali
Promosso dagli ordini professionali (ALPL) confronto su imprese e professioni, burocrazia e formazione
LECCO – “Spesso il dialogo tra professioni e politica non è stato semplice, alle volte in passato abbiamo avuto l’impressione di essere completamente dimenticati. Ora le cose stanno cambiando e contiamo si comprenda l’importanza del nostro ruolo”. E’ Antonio Rocca, presidente dei liberi professionisti lecchesi, ad aprire il confronto elettorale ospitato da ALPL, martedì pomeriggio, alla Casa dell’Economia di Lecco.
L’associazione, che riunisce undici ordini e collegi professionali, ha voluto convocare i rappresentanti delle principali forze politiche in vista del voto per le elezioni regionali, per sottoporre loro i temi cari alle libere professioni ma più in generale al mondo economico territoriale.
“Rappresentiamo oltre 6.100 professionisti – ha proseguito Rocca – se teniamo presente che ogni studio dispone di almeno 4 addetti, ognuno con una famiglia composta in media da tre membri, si arriva ad oltre 73 mila persone interessate, senza contare praticanti e clienti. A livello regionale, con le stesse proporzioni, il numero sale a 3,5 milioni”.
L’invito dei professionisti alla politica è quella del dialogo e del confronto per affrontare questioni ormai croniche come la burocrazia e quindi la necessità di una semplificazione normativa, ambita dai professionisti quanto dalle imprese.
A dibatterne sono stati i candidati Mauro Piazza (Lega) e Giacomo Zamperini (FDL) dall’altra parte del tavolo Gian Mario Fragomeli (PD) e Lorenzo Riva (Terzo Polo). Invitati, non hanno potuto partecipare il Movimento Cinque Stelle e Unione Popolare.
“Ho avuto modo di sperimentare con mano, nella scrittura delle leggi regionali, l’importanza del confronto con i professionisti che quelle norme devono poi metterle in pratica – ha spiegato Mauro Piazza, consigliere uscente al secondo mandato – In Regione, questa collaborazione funziona già molto bene, a livello locale questo dialogo è un valore aggiunto che può arricchire e migliorare quanto faremo e quanto fatto. Voi siete le persone più di fiducia degli imprenditori, abbiamo lavorato in questi anni affinché il vostro coinvolgimento fosse reale e continueremo su questa strada”.
Per Giacomo Zamperini, consigliere comunale a Lecco, “la differenza tra impresa e professionisti è un valore spesso non considerato nella giusta misura. E’ necessaria una riconoscenza dei reciproci ruoli, penso per esempio ai bandi regionali che devono aprirsi in misura maggiore al mondo delle professioni. Perché, se esiste Industria 4.0, non può esserci Libera Professione 4.0? Su questo bisogna fare di più. Anche il professionista deve accedere alle stesse opportunità delle imprese. Sul fronte della burocrazia, lo Stato deve tutelare cittadini e imprese, perché la tecnocrazia rallenta lo sviluppo del nostro Paese”.
“E’ vero che spesso la macchina statale risponde più lentamente alle innovazioni ma tanto è stato fatto sul fronte della telematizzazione, il sistema si è evoluto in questi anni – ha risposto Gian Mario Fragomeli, parlamentare per due legislature, ora in corsa per il Pirellone – A livello regionale è possibile un dialogo più prossimo con le categorie e avviare maggiori forme di collaborazione. Sul fronte della semplificazione, le professioni possono essere protagoniste. Sbagliato dire che la Regione non possa intervenire su certi temi, come la cessione del credito, potrebbe farsi figura cessionaria. La questione non riguarda solo l’ambito edilizio ma anche altre forme di agevolazioni”.
Già presidente di Confindustria Lecco Sondrio e vice presidente della Camera di Commercio, Lorenzo Riva: “Non arrivo dalla politica, sono un imprenditore e sono stupito: tutti diciamo la stessa cosa, ovvero che bisogna sburocratizzare, lo dicono persone che da 10-15 anni sono in politica, allora perché queste cose non sono state fatte? E’ così difficile? Si stima ci siano 160 mila norme in Italia, la Germania ne conta 5,2 mila. Per muoversi in un sistema come il nostro bisogna avere grandi capacità e il supporto che i professionisti danno alle nostre attività è fondamentale. Sono convinto che, lavorando assieme, si possano trovare le soluzioni, ascoltando quelle che sono le priorità del vostro lavoro”.
Un ulteriore tema che oggi più che in passato coinvolge sia le imprese che gli studi professionali è la mancanza di figure professionali reperibili sul mercato del lavoro, giovani usciti dalle scuole ma senza le adeguate competenze:
“Tutti i settori oggi patiscono il problema – ha spiegato Riva – E’ necessario che scuola e attività economiche percorrano un’unica strada insieme e non due strade parallele come accade oggi. Regione credo abbia fatto bene, puntando ai centri di formazione. Quello che serve è orientamento, a partire dalla famiglie che determinano in gran parte la scelta dei figli. Sono convinto servano percorsi scuola-lavoro, sei mesi in classe e sei mesi in azienda, per capire cosa è il lavoro e apprendere. Le nostre attività, senza i giovani, sono scatole vuote”.
Per Fragomeli “il mondo della formazione deve ampliare la sua interlocuzione con sistema produttivo. Gli istituti professionali sono sicuramente uno strumento giusto nel dialogo tra scuola e mondo del lavoro. In futuro ci sarà un ridisegno complessivo delle professionalità che dovrà essere tenuto presente”.
“E’ un problema soprattutto culturale – secondo Zamperini – molti ragazzi oggi pensano che si possa avere successo tramite i social anziché faticando nell’imparare un lavoro, una prospettiva che va avanti anche per colpa del reddito di cittadinanza. Dobbiamo dare al lavoro la visione culturale che merita e intervenire su strumenti utili per l’inserimento lavorativo come l’apprendistato che va migliorato”.
“Il mondo della scuola e quello del lavoro sono divisi da un abisso culturale, alimentato anche da una certa parte politica – ha commentato Piazza – Credo però che qualche battaglia la stiamo vincendo, come per le scuole tecniche professionali che oggi, al contrario del passato, sono viste come istituti di serie ‘A’ e di questo dobbiamo ringraziare i dirigenti scolastici ma anche gli imprenditori che hanno creato sinergie, raccontando come il mondo delle imprese sia cambiato. Certo non si può obbligare un giovane a scegliere un percorso di studi anziché l’altro, ma possiamo lavorare sull’orientamento”.