Il sit-in organizzato inizialmente in piazza Cermenati è stato annullato per il maltempo
Nella sala civica di via Seminario 39 l’incontro con Alexander, studente ucraino
LECCO – Il valore della libertà, il sostegno alla popolazione ucraina, anche in termini di equipaggiamento bellico e la spinta perché l’Europa si faccia promotrice di pace: la conferenza organizzata, un anno dopo l’inizio del conflitto Russo-Ucraino, dalla sezione di Lecco della Gioventù federalista europea è un messaggio di supporto e un dibattito geopolitico.
“Vogliamo ribadire la nostra vicinanza incondizionata alla comunità ucraina e ribadire la necessità di aiuti anche tramite l’invio di materiale bellico, perchè l’unico modo per assicurarsi che la guerra finisca il prima possibile è mettere gli ucraini nelle condizioni di contrattaccare, Putin non vuole e non può sedersi al tavolo delle trattative – commenta Filippo Bagnara, segretario della sezione lecchese di GFE -. In futuro, secondo la nostra visione, conflitti di questo genere dovranno essere scongiurati sul nascere da una Federazione europea, dotata di un proprio esercito, che dovrà essere un operatore di pace credibile”.
L’iniziativa organizzata in città segue la scia delle manifestazioni promosse in tutta Italia, il 24 e 25 febbraio, dal network Liberi oltre: “A Milano sabato c’erano 6 mila persone – continua Bagnara – una folla oceanica. Nel nostro piccolo vogliamo riproporre il dibattito a Lecco”. Ad accettare l’invito e partecipare all’organizzazione anche il Pd, i Giovani democratici, Italia viva, Azione, Più Europa Lario reloaded e l’associazione L’Asino di Buridano.
In rappresentanza dell’Amministrazione comunale, invece, il consigliere Paolo Galli: “A nessuno piace la guerra – interviene – questa Amministrazione appoggia la forza degli ucraini di ribellarsi. La storia ci insegna che quando si lascia fare a chi è autoritario poi i disastri avvengono”.
Ad aprire il dibattito è la testimonianza di Alexander, ragazzo ucraino che studia a Milano: “Quando un anno fa è iniziata l’invasione Russa io ero già in Italia per studiare – racconta – era una mattina tranquilla finché ho guardato i messaggi sul cellulare. Non riuscivo a credere a quello che stava succedendo. Ho chiamato subito mia mamma, le ho detto di mantenere la calma e avere fiducia nelle nostre forze armate, di fare quello che il Governo avrebbe detto di fare e di non andare nel panico. Ho immediato deciso che fosse importante fare informazione e dovevo fare qualcosa anche qui in Italia, così sono iniziati i sit-in che facciamo a Milano in piazza Duomo tutti i giorni. Questi per me sono grande fonte di ispirazione, perché radunati sotto la bandiera ucraina non ci sono soltanto ucraini, ma rappresenti di altri comunità, italiani, iraniani e persone di altre nazioni. Non si tratta solo dell’Ucraina, o del conflitto con la Russia, ma si tratta di qualcosa di più grande ovvero i valori che condividiamo e mi riferisco al valore della libertà”.