LECCO – Lombardia declassata nel Report Europeo sulla competitività delle regioni pubblicato nell’agosto 2013, uno scivolone che è costato ben 33 posti: dal 95° al 128°.
Un dato che l’assessore alle Politiche Sociali e alla Famiglia e Protezione Civile del comune di Lecco Ivano Donato commenta così: “Il territorio governato dall’ex ministro Roberto Maroni scivola dal 95° al 128° posto in classifica. Il report fa riferimento a dati fino al 2010. L’attuale presidente della Regione Lombardia aveva incolpato i tecnici del governo Monti e ‘le loro tasse’, invece in quel periodo al governo c’era il presidente Silvio Berlusconi, mentre al Pirellone presiedeva Roberto Formigoni, espressione dell’alleanza Pdl-Lega, governo poi crollato con le inchieste degli anni successivi, quindi il governo Monti non c’entra”.
L’assessore Donato ricorda le parole di Maroni pronunciate due giorni fa: “ ‘Colpa dei tecnici che hanno penalizzato il Nord a suon di tasse’ aveva detto, ma i dati analizzati dal Rapporto Ue sulle regioni si fermano al 2010, quando Berlusconi sedeva a Palazzo Chigi e al Pirellone regnava la decennale alleanza tra Pdl e Lega. Ad essere bocciata è stata innanzitutto la qualità della governance, giudicata in base al livello di corruzione percepita dai cittadini e all’efficienza delle istituzioni”.
Quindi l’assessore continua: “Le accuse del governatore non reggono il confronto con i dati. Sebbene lo stesso presidente Maroni continui a definire ‘di eccellenze e di buon governo’ il sistema Lombardia, il primo dei cinque indici che compongono il RCI 2013 riguarda proprio la qualità della governance, che attraverso un’indagine condotta tra il 2002 e il 2009 misura il livello di corruzione percepito dagli abitanti, la democraticità delle istituzioni, la loro efficienza e il grado di trasparenza dei media. Il posizionamento della Lombardia rispetto alle 262 aree regionali in cui il Rapporto 2013 divide l’Europa, è al 200° posto per ‘qualità istituzionale’. Ennesima fotografia di un decennio in cui all’ombra del matrimonio tra Lega e Pdl si consumavano i grandi scandali della sanità lombarda. Un sistema spartitorio che vedeva coinvolte le forze di maggioranza e che di lì a poco sarebbe stato travolto dalle inchieste sulle cliniche Maugeri e San Raffaele, dall’arresto del faccendiere Pierangelo Daccò e dalle indagini per corruzione che hanno costretto lo stesso Formigoni a dimettersi. Anni in cui la Lombardia ha scalato ben altre classifiche: quelle dei consigli regionali con il maggior numero di indagati. Un record raggiunto anche grazie ai disinvolti rimborsi dei consiglieri leghisti”.
http://ec.europa.eu/regional_policy/information/studies/index_en.cfm#3

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