Ogni mamma e ogni papà, prima o poi, si pone questa domanda. Molto più difficile, invece, è darsi una risposta, forse perché una risposta chiara e univoca non esiste.
Si va incontro, ogni giorno, alle valutazioni più o meno silenti di chi ci circonda. Adulti che, più o meno consapevolmente, osservando i nostri figli e il nostro modo di rapportarci a loro in quel momento emettono un giudizio sul nostro operato.
I parametri di valutazione superficiali sono i più svariati.
Si va dal tipo di allattamento che una madre adotta alla decisione di quando rientrare al lavoro; dalla magrezza=bellezza dei bambini al modo di vestirli; dalle decisioni che i genitori prendono su come farli mangiare o a dove farli dormire a come li si lascia più o meno liberi di giocare al parco; dai voti ricevuti a scuola al tipo di merenda che gli si mette nello zaino; dal numero di ore che si può dedicare loro durante la giornata alla scelta di fare affidamento a babysitter o servizi per l’infanzia… E si potrebbe andare avanti all’infinito.
Ogni decisione ed aspetto della vita quotidiana viene rimandato alla capacità/incapacità genitoriale. Automaticamente e spesso inconsciamente ciascuno di noi emette questi giudizi sugli altri, partendo innanzitutto dal proprio modello interiorizzato, costruito nel tempo e in base alla propria storia di figlio ancor prima che di genitore, di chi è un “buon padre” e una “buona madre”.
Eh sì, ci caschiamo proprio tutti: è inevitabile confrontare ciò che vediamo o sentiamo raccontare dagli altri genitori con ciò che crediamo essere corretto. E a volte sono convinzioni così radicate in noi stessi su cosa è giusto o sbagliato fare, che nascono vere e proprie discussioni e accese prese di posizione tra genitori.
Tutto nasce però da un’unica costatazione: nessuno riesce a definire esattamente e universalmente chi è un buon genitore e quali caratteristiche deve avere.
Certo, potremmo essere d’accordo sulle linee guida generali, su cosa possa essere meglio fare in generale e su cosa evitare. Ma anche queste variano nel tempo. Estremizzando, ciò che si credeva educativo e necessario 40 anni fa perché un figlio crescesse bene, al giorno d’oggi può essere considerato un reato perseguibile dalla legge!
Allo stesso modo, senza prendere in considerazione situazioni limite, un nucleo familiare si trova immerso in un sistema e in una società in continuo mutamento: nel corso di pochi anni cambiano le condizioni economiche, sociali, le possibilità e il tempo da dedicare ai figli. A volte la quotidianità fa crollare miseramente le convinzioni e gli ideali che si avevano durante la gravidanza su quali regole e pratiche si volevano adottare in famiglia.
Come può allora un genitore, nel suo piccolo, non avere dubbi sulle proprie scelte?
A questo si aggiunge l’errata convinzione che una decisione “sbagliata” fatta ora possa rovinare per sempre il futuro dei nostri figli. Nessuno nega che ciascuno di noi è stato in qualche modo influenzato da ciò che è avvenuto nell’infanzia, ma crediamo sia assolutamente scorretto e deleterio considerare che le esperienze del passato causino in modo lineare e deterministico ciò che saremo da adulti. La vita è fortunatamente molto più complessa di così e ogni bambino possiede risorse e capacità per fare in modo che il suo cammino di crescita non sia già determinato una volta per tutte.
Non ci sono quindi vademecum da mettere in pratica e regole da seguire.
Crediamo più semplicemente che sia importante che ogni genitore agisca con:
– buon senso. Mantenendo aperto il confronto nella coppia, valutiamo di volta in volta quello che in quel preciso momento è meglio fare per la nostra famiglia, cercando poi di portarlo avanti con coerenza (che non è sinonimo di rigidità);
– flessibilità. Ogni decisione può essere ritoccata o modificata nel tempo se cambiano le condizioni in cui si vive. L’equilibrio del sistema familiare non è un qualcosa che si raggiunge una volta per tutte ma è in continuo cambiamento, proprio perché non viviamo isolati dal mondo, ma vi siamo immersi, lo influenziamo e ne siamo influenzati;
– apertura. Spesso le pratiche e le convinzioni degli altri genitori o adulti, per quanto possiamo non condividerle in toto, ci rimandano un messaggio importante: ci sono modi diversi di essere genitori e di rapportarsi con i figli. Potremmo accorgerci che in alcune situazioni anche noi possiamo rimetterci in gioco e provare strade diverse.
– riconosciamo i nostri limiti. Cerchiamo di diventare consapevoli che non esiste un genitore perfetto e facciamo i conti con il modello di “buon padre” e “buona madre” che abbiamo interiorizzato. E’ assolutamente importante cercare di portare avanti ciò in cui crediamo ma impariamo anche ad ammettere di avere dei limiti e di fare inevitabilmente degli errori.
E’ importante imparare a riconoscere di aver sbagliato in quella determinata occasione o scelta, sia di fronte ai nostri bambini (è educativo per loro anche scoprire che la mamma e il papà possono sbagliare e vedere come si può rimediare) sia soprattutto di fronte a noi stessi. Noi genitori infatti spesso siamo i giudici più inflessibili, con conseguenti sensi di colpa colossali.
Ricordiamoci sempre che genitori si diventa nel rapporto con i figli e nel percorso di crescita insieme a loro. Durante il cammino diamoci perciò la possibilità di cadere e rialzarci, di sbandare e ritrovare la strada, o magari scoprire strade alternative che fino a quel momento non avevamo notato.
E nello zaino non dimentichiamo di mettere la speranza di potercela fare e un pizzico d’ironia per ridere di noi stessi.
Lucia Riva e Elisabetta Vitali
Gli articoli della rubrica sono a cura delle Dott.sse Lucia Riva ed Elisabetta Vitali, pedagogiste dello Studio di Consulenza Pedagogica Koru www.consulenzapedagogicakoru.it
Se avete domande o osservazioni potete scrivere all’indirizzo mail studiokoru@libero.it
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