LECCO – E’ la più frequente tra le patologie rare e in Italia si verificano circa 5 mila casi ogni anno: si tratta del diabete “tipo 1”, una malattia dovuta ad una reazione autoimmunitaria che provoca la distruzione delle cellule B del pancreas dove viene prodotta l’insulina, ormone necessario alla regolazione del glucosio nel sangue; chi ne viene colpito deve quindi fronteggiare il bisogno di insulina assumendola dall’esterno.
Ad aiutarci nell’approfondire l’argomento è il primario della Pediatria dell’Ospedale Manzoni, Luciano Beccaria: “Assistiamo ad una maggiore frequenza di questa malattia nella popolazione pediatrica e diversamente da adulti o anziani, che spesso possono anche affidarsi ad una terapia di sola dieta o ad ipoglicemizzanti orali, il bambino deve per forza affrontare una terapia insulinica”.
Sono circa 100 i casi di diabete di tipo1 che sono stati seguiti dal 1999 ad oggi dal reparto lecchese: “Alcuni di questi pazienti sono divenuti adulti – spiega il primario – circa 80 sono attualmente in gestione all’ospedale. Purtroppo, però, ci siamo resi conto di un tendenziale abbassamento dell’età d’esordio del diabete, con casi che hanno coinvolto neonati di soli tre mesi ed uno addirittura di quattro settimane”.
“La terapia insulinica – prosegue il dott. Beccaria – pone per questi bambini tutta una serie di problematiche molto stringenti, con il rischio di ipoglicemie e la necessità di educare la famiglia a potere gestire al meglio la situazione. Per questo il cuore della nostra terapia è l’educazione famigliare, ovvero insegnare ai genitori come modificare la dose di insulina in autonomia”.
Un percorso non semplice quello che alle famiglie dei piccoli pazienti: “E’ un opera complessa insegnare ai genitori ciò che occorre loro per gestire al meglio la malattia dei figli, ma generalmente bastano un paio settimane di intenso contatto con il personale medico e infermieristico. E’ evidente, però, che con un’apertura di credito nei confronti dei familiari si ottengono risultati decisamente migliori. Oggi esistono strumenti semplici da utilizzare, come i reflettometri – prosegue il dottore – che permettono di leggere in modo accurato e il valore glicemico; 4 -5 volte al giorno i genitori dovranno modificare dose di insulina in base ai valori rilevati in modo da avere miglior controllo possibile della malattia”.
Una patologia che non c’è mondo né di prevenire, né di prevedere: “Nei bambini il diabete è caratterizzato da sintomi acuti e improvvisi come il dimagrimento o l’aumento delle urinazioni; una situazione facilmente svelata attraverso una glicemia o anche con la presenza di zucchero nelle urine. Nel territorio lecchese – sottolinea il primario – c’è una buona sensibilità nei confronti di questi sintomi che se non colti in tempo rischiano di far precipitare il bambino in una situazione di cheto-acidosi diabetica, caratterizzata sostanzialmente da un quadro di coma diabetico e gravata da un rischio di mortalità che la medicina ha imparato a trattare”.
All’attività ospedaliera portata aventi dal dott. Beccaria insieme al team di pediatri del Manzoni, tra i quali la dott.sa Anna Cogliardi, si affianca il lavoro di onlus come AGD Lecco, fondata da genitori di bambini e ragazzi affetti da diabete e che da circa 20 anni si occupa di sostenere le famiglie per rendere meno difficile la condizione di vita dei loro figli. “C’è una stretta collaborazione tra ospedale e questa associazione – sottolinea il primario – la malattia da sempre un senso di solitudine e il confronto con altri permette a tutti di trovare conforto”.