Scelte quattro sedi a Bellano, Casatenovo, Olgiate Molgora e Merate per le future Case di Comunità
Il sindaco Galbiati: “Oltre alle strutture è necessario definire anche un modello di gestione e investire sul personale”.
LECCO – Un punto di riferimento continuativo per la popolazione, lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi sanitari di base offerti sul territorio: così il Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza definisce le “Case di Comunità” e fissa in 1288 il numero di strutture che dovranno essere attivate entro il 2026.
In Lombardia, la Regione ne ha previste 203 (1 ogni 50.000 abitanti) insieme a 60 Ospedali di comunità (1 ogni 150.000 abitanti) e 101 Centrali operative territoriali (1 ogni 100.000 abitanti)
Il cronoprogramma stabilito prevede al 30 novembre il termine per la verifica della fattibilità tecnico-economica dei progetti da parte della Direzione generale Welfare affinché entro la fine di quest’anno possa avvenire la graduale attivazione di almeno due Case della Comunità e un Ospedale di Comunità in ogni ATS lombarda.
Nella nostra provincia, oltre ai due “ospedali di comunità” di Lecco e Merate, sono state individuate quattro possibili collocazioni delle Case di Comunità: a Bellano nell’ex sede del Sert, un piccolo stabile nelle vicinanze dell’ospedale Umberto I e a Casatenovo la sede del Poliambulatorio dell’ASST in via Monteregio.
A Olgiate Molgora si opterà per l’ex ASL di via Aldo Moro, palazzina che già ospita l’attività di alcuni medici di base e che potrebbe quindi essere velocemente “convertita” in casa di comunità. Tramontata quindi l’ipotesi di realizzare uno spazio dedicato alle attività medico sanitarie nell’edificio posto all’intersezione tra via Moro e via Pilata, indicata come possibile sede del Presst, il presidio socio sanitario territoriale ora “archiviato” dalle case di comunità.
A Merate l’idea è di allocare nello stesso stabile, ovvero la palazzina situata in via Cerri appena fuori dall’ospedale Mandic (sulla sinistra scendendo verso il semaforo di Novate), sia la sede della casa che dell’ospedale di comunità. “E’ uno stabile inutilizzato da anni perchè inagibile e già di proprietà di Asst – spiega il sindaco Massimo Panzeri – . L’idea è quello di realizzare qui la casa e l’ospedale di comunità una volta riqualificato in maniera complessivo l’edificio”. Non è esclusa neppure l’ipotesi che la palazzina possa essere interamente abbattuta per costruire i nuovi spazi.
Oltre ai luoghi, servono i contenuti
“Abbiamo avuto un incontro questa settimana, coordinato dal presidente del distretto Guido Agostoni – spiega il sindaco di Casatenovo, Filippo Galbiati – c’è sicuramente un’accelerazione da parte di ATS anche a seguito della delibera regionale. In questa prima fase la questione riguarda le risorse che arriveranno dal PRNN che serviranno per gli investimenti di adeguamento o di realizzazione delle strutture che ospiteranno le nuove Case di Comunità”.
“Guardando però al futuro – aggiunge Galbiati – il tema che stiamo affrontando come sistema d’ambito è quello dei contenuti, ovvero come costruire i servizi, come integrare il rapporto tra l’ospedale e il tessuto degli enti locali, quindi dei Comuni e i loro servizi sociali, il terzo settore e anche il volontariato”.
Una delle questioni principali, ricorda il sindaco di Casatenovo, “sarà il coinvolgimento dei medici base, sono un elemento fondamentale sul territorio e senza di loro le case di Comunità non avrebbero senso, senza dimenticare poi la figura degli infermieri di famiglia che saranno altrettanto importanti. Saranno necessari poi investimenti sul personale amministrativo e sociosanitario per poter sostenere questo sistema sul territorio”.
“Oltre alle strutture . conclude Galbiati – c’è ancora molto da definire, dobbiamo costruirne insieme il modello di gestione”.
Proprio di questo aspetto si è anche discusso in un incontro che i sindaci di Casatenovo, Olgiate e Merate hanno avuto giovedì alla presenza anche di diversi rappresentanti dei medici di base per capire come dare vita concretamente alle case di comunità, una volta realizzati gli spazi “fisici”.