Domani, venerdì, la conferenza di servizi in Provincia a Bergamo
La richiesta è di passare da 30.000 tonnellate/anno a 110.000 tonnellate/anno
PADERNO – Pronti a valutare altre possibili azioni da mettere in campo a favore della tutela della salute pubblica, consapevoli del già alto tasso di inquinamento che insiste sul territorio. Così si dichiarano i sindaci dei Comuni di Imbersago, Paderno d’Adda, Robbiate, Solza e Verderio in vista della conferenza dei servizi, convocata dalla Provincia di Bergamo per domani, venerdì 5 agosto, sulla vicenda relativa all’istruttoria per la valorizzazione energetica dei combustibili solidi secondari nel cementificio Italcementi di Calusco d’Adda.
Una questione annosa che risale al 2014, quando l’azienda con sede a Calusco depositò presso la Provincia di Bergamo la richiesta di aumentare la quantità di rifiuti di vario tipo (attualmente autorizzati in via sperimentale) e di utilizzare Combustibili Solidi Secondari (CSS) passando da 30.000 tonnellate/anno a 110.000 tonnellate/anno, utilizzati per alimentare la combustione nel forno di produzione del cemento in sostituzione parziale dei combustibili tradizionali, da sempre utilizzati.
Una domanda a cui era seguita l’attivazione della procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA) a cui hanno partecipato gli enti locali ed i soggetti portatori di interesse; tra cui appunto le amministrazioni di Imbersago, Paderno d’Adda, Robbiate, Solza e Verderio che, dalla prima seduta della Conferenza dei Servizi, tenuta l’11 febbraio 2015, hanno seguito passo dopo passo la pratica nell’ottica di ottenere la massima tutela della salute dei cittadini interessati dalle ricadute delle emissioni del cementificio, che interessa circa 100.000 persone. Il timore dei sindaci dei cinque Comuni che si sono uniti in questa battaglia in nome della salute e della vivibilità della zona è quella che “introdurre rifiuti nel ciclo di combustione potrebbe infatti modificare in senso peggiorativo il profilo chimico-fisico delle emissioni non solo in termini quantitativi, aumentando i flussi di massa di alcuni inquinanti, ma anche qualitativo-composizionale per quanto attiene in particolare i microinquinanti, alcuni dei quali necessitano di maggiore attenzione rispetto ad altri (metalli pesanti, diossine, PCB, ecc.)”.
Una posizione già sostenuta negli anni durante le conferenze dei servizi, tanto che nell’agosto 2016 era stato richiesto ad Italcementi di integrare il capitolo salute dello studio di impatto ambientale (studio tossicologico) con ulteriori valutazioni con l’approccio epidemiologico. Un’istanza che era stata presa in carico dalla multinazionale, “con qualche contrarietà in merito alle modalità di richiesta, che ha portato Italcementi S.p.A. a presentare ricorso al TAR di Brescia contro la Provincia di Bergamo”.
Si arriva così a giugno 2021 quando viene tramesso da Italcementi S.p.A. lo studio di Health Impact Assessment con l’approccio epidemiologico richiesto, poi rivisto sulla base della interlocuzione con ATS Bergamo e ATS Monza e Brianza e trasmessa l’integrazione in data 22 dicembre 2021. “Abbiamo visionato i molteplici temi trattati, ma, non avendo le competenze professionali per una valutazione complessiva dello studio e di altri documenti depositati, abbiamo predisposto e sottoscritto un protocollo di intesa per affidare un incarico professionale ad un tecnico competente”.
Dall’analisi è così emerso come “lo studio é completo nei dati ambientali, il modello di dispersione applicato per la mappatura della ricaduta delle emissioni è idoneo, la scelta dell’area di studio è condivisibile. Non condividiamo invece il metodo utilizzato per l’attribuzione della dose di esposizione e la categorizzazione della popolazione secondo l’appartenenza all’area agricola, industriale e residenziale”.