Antincendio boschivo: abbandono del territorio e siccità i maggiori fattori di rischio

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Presentata in Provincia la convenzione per la gestione associata del servizio

Presto un nuovo invaso per l’acqua sul Magnodeno, altri all’Alpe di Lierna, Alpe Calivazzo e Cornizzolo

LECCO – “Abbandono del territorio e cambiamento climatico caratterizzato da una cronica siccità: sono queste le due problematiche più grosse per il rischio incendi boschivi. Il punto non è intervenire sull’emergenza, ma fare prevenzione con una corretta gestione del territorio (a partire dalla zootecnia in montagna e dal recupero dei pascoli) e una corretta gestione dei volontari che operano assieme a Carabinieri Forestali e Vigili del Fuoco”.

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Renato Corti, responsabile del servizio antincendio boschivo della Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino, nel sottolineare gli aspetti salienti dell’antincendio boschivo ha ribadito l’importanza della nuova convenzione per la gestione associata del servizio che è stata presentata oggi in provincia.

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Renato Corti

La convenzione disciplina la gestione associata del servizio antincendio boschivo il cui svolgimento è delegato alla Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino e al Parco di Montevecchia e della Valle del Curone (per le aree di rispettiva competenza) ma che vede coinvolti anche Provincia di Lecco, Parco Monte Barro, Parco Adda Nord e Parco Valle Lambro.

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Alessandra Hofmann

“Avere una struttura che fa da punto di riferimento è veramente fondamentale per intervenire in caso di criticità – ha detto la presidente della provincia di Lecco Alessandra Hofmann -. Criticità che sono sempre più acuite dalla crisi climatica che stiamo vivendo e dalla scarsità di acqua”.

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Stefano Simonetti

“Questa convenzione è un esempio di buona collaborazione tra enti: grazie a tutti coloro che hanno collaborato all’aggiornamento di questa convenzione – ha detto il consigliere Stefano Simonetti -. Come provincia metteremo 35.000 euro nell’ambito della convenzione, altri 70.000 euro (su una spesa totale di 80.000 euro) li metteremo per la creazione di un invaso per la raccolta d’acqua. Quest’ultima è un’opera che dovrà essere ripetuto con l’aiuto dei comuni e della regione non solo in un’ottica di rischio incendi ma per contrastare la siccità”.

Nuovi bacini artificiali per incendi e animali

Il presidente della Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino Carlo Greppi è entrato nel merito della creazione di nuovi bacini per la raccolta di acqua: “Il primo verrà creato sul Magnodeno, i lavori inizieranno a giugno. Sarà situato lungo il sentiero che collega il Magnodeno con la Capanna Monza, nel punto dove già c’è una sorgente d’acqua. L’invaso non servirà esclusivamente in caso di incendio, ma sarà utile anche alla fauna”.

L’idea, però, è di costruire altri invasi all’Alpe di Lierna, all’Alpe Calivazzo (Mandello) e nella zona Cornizzolo/Monte Rai: “Per quanto riguarda Alpe Lierna e Calivazzo c’è già in essere una convenzione coi due comuni per l’utilizzo dei due alpeggi che però soffrono della carenza di acqua. E’ importante recuperare acqua attraverso la costruzione di vasche utili per l’antincendio ma anche per gli animali. Per quanto riguarda il Cornizzolo, ad oggi, possiamo contare su una collaborazione con il rifugio Consigliere che mette a disposizione le sue vasche, ma la zona di San Pietro al Monte, ad esempio, è a secco”.

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Carlo Greppi

“Il recupero dell’acqua per il bestiame in quota è importante anche per il rischio incendi – ha aggiunto Renato Corti -. Dopo il devastante incendio del 1997 che bruciò 2mila ettari di bosco tra Varenna e i Resinelli venne già realizzato un invaso importante all’Alpe di Lierna che è stato utilizzato in tempi più recenti per l’incendio di Esino. L’intervento sul Magnodeno è molto importante, stiamo parlando di invasi interrati che garantiscono che l’acqua non geli durante l’inverno che è anche il periodo con il rischio incendi maggiore”.

Ricordiamo che nel periodo più critico che va da febbraio ad aprile vengono montate delle vasche mobili su tutto il territorio che si cerca di lasciare piene in modo da abbattere i tempi di intervento in caso di incendio. Il territorio, poi, può contare su un piccolo esercito di volontari (232) preparati e formati, nel periodo di massimo rischio presso la sede della comunità montana a Calolzio c’è la presenza di una squadra pronta a intervenire.

Parco di Montevecchia e della Valle del Curone

Anche il presidente Marco Molgora ha sottolineato l’importanza di questa convenzione: “Non è la semplice sottoscrizione di un pezzo di carta, bensì la costruzione di un progetto che deve funzionare sul campo. Per quanto ci riguarda possiamo contare su 34 volontari e i comuni coinvolti sono 29”.

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Marco Molgora

Lo stesso presidente del Parco Montevecchia ha ribadito l’importanza degli invasi artificiali: “Proprio nei giorni scorsi abbiamo dovuto fronteggiare un incendio nel cuore del parco e l’elicottero ha potuto contare sulla vasca mobile, alimentata dalla rete idrica, che montiamo dietro la sede di Cascina Butto – ha spiegato -. In quell’occasione sono stati effettuati 23 sorvoli per avere ragione delle fiamme. Stiamo capendo se c’è la possibilità di realizzare una vasca definitiva anche se il problema vero sarà trovare le risorse idriche”.

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Francesca Rota

Alla conferenza hanno preso parte anche Francesca Rota, presidente del Parco Adda Nord; Anna Mazzoleni, rappresentante del Parco Monte Barro, e Galimberti, rappresentante del Parco Valle Lambro. Tutti hanno sottolineato l’importanza della convenzione per un miglior coordinamento dei volontari, che sono una risorsa preziosa, e per una miglior gestione dell’emergenza e delle attività di prevenzione.

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“Sono tantissime le attività in cui siamo impegnati – ha concluso Renato Corti -. Questa convenzione è solamente un punto di partenza perché c’è ancora molto da fare”.

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