Buizza: “Salviamo gli alberi più significativi del lungolago”

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Ci scrive l’agronomo Giorgio Buizza, ex consigliere del PD

Protagonista di altre battaglie a difesa degli alberi del capoluogo

LECCO – “Dispiace vedere come vengono trattati gli alberi del lungolago, con una potatura a tappeto, drastica, costosa, ingombrante, quasi inutile e certamente deleteria per la salute degli alberi.

Non si capisce quale sia la necessità di operare in modo così drastico, eliminando il 90% delle gemme della prossima vegetazione. Basterebbe liberare la sede stradale dai pochi rami che interferiscono con la circolazione dei mezzi pesanti.

Si invocano presunte necessità di sicurezza, ma tagliare gli alberi nella loro parte più flessibile (i rami apicali) contribuisce in misura insignificante alla loro stabilità; stabilità messa alla prova dalle recenti vicende meteorologiche (29 ottobre). L’unico albero caduto sul lungolago è stato infatti un ippocastano senza radici.

Gli altri alberi caduti sono stati tutti conseguenza dell’effetto “domino” di alberi che sono caduti addosso a quelli vicini (giardino della Malpensata). Per contro l’esecuzione di centinaia di tagli, anche di grosse dimensioni, apre la porta all’ingresso di possibili parassiti, in particolare il fungo killer dei platani: quello che provoca il cancro colorato, ben presente sui platani della città, che infetta gli alberi anche attraverso i tagli eseguiti dai potatori.

In cambio di una presunta e non dimostrata garanzia di stabilità si sacrificano rami, fronde, gemme, future foglie, salute, provocando uno stress non facilmente sopportabile dalla pianta che, non solo dovrà ricostruire tutta la parte terminale della vegetazione, ma infoltirà ulteriormente la parte centrale della chioma rendendola maggiormente densa e impermeabile al vento e quindi meno stabile rispetto ad una chioma più rada, più trasparente e flessibile. Inoltre si dovrà poi effettuare una nuova potatura estiva per eliminare i rami sviluppati nelle parti basse e tali da oscurare la luce dei lampioni.

In quale manuale sta scritto che un albero alto 10 metri è più stabile di un albero di 15 o di 20? Secondo questa strana teoria, tutti gli alberi dovrebbero essere ridotti a 10 metri di altezza?  In base a quali regole e quali parametri? Perché gli ippocastani si e i cedri no? Perché quelli pubblici vengono rasati e quelli privati restano come sono?

 

Gli ippocastani sono sostanzialmente diversi dai platani che, a loro volta, sono diversi dai tigli eppure sembra che le regole di potatura adottate siano le stesse, indipendentemente dal vigore, dalla forma, dalla distanza, dalla posizione, dalle caratteristiche genetiche delle rispettive specie, che ci sia la strada o che ci sia il lago.

C’è una testimonianza recente a sostegno della potatura “discreta”, funzionale e ben eseguita, non da un marziano, ma per conto del Comune: l’olmo di Via Sassi, quello che avrebbe dovuto finire nella grande stufa come legna da ardere dato che era stato valutato brutto, malato, instabile, vecchio, pericoloso, ingombrante e pidocchioso.

La potatura esemplare a cui l’olmo è stato sottoposto nello scoro autunno testimonia pubblicamente che le piante si conservano sicure e stabili anche senza tagliare il 100% dei rami terminali, ma conservandone la vitalità, l’armonia, assecondando lo sviluppo naturale e garantendo una sollecita ripresa primaverile.

Mi sento quindi di rivolgere un appello accorato a chi dispone questi lavori. Salviamo, per favore, dall’orgia della potatura, almeno alcuni alberi-simbolo del nostro lungolago quali, ad esempio, il platano presso l’imbarcadero e il platano che sovrasta il monumento a Ghislanzoni in Largo Europa. Forse potremo sperare di avere, tra qualche anno, anche qualche bell’albero da mostrare ai turisti.”

Giorgio Buizza