Famiglie e figli: a Lecco si cerca una soluzione con l’alleanza tra Comune e parrocchia
Si punta a creare centri estivi di dimensioni ridotte, pochi ragazzi e spazi all’aperto
LECCO – Conciliare famiglia e lavoro non è mai stato così difficile: con i figli a casa da scuola e i nonni in isolamento, anche lo smart working può essere decisamente impegnativo e dalla prossima settimana riapriranno le fabbriche. E se l’anno scolastico si è concluso anzitempo, pure gli oratori e i centri ricreativi, da sempre una sponda utile alle famiglie per occupare i propri ragazzi in un ambiente sicuro, rischiano di non partire. Almeno nella loro formula classica.
L’amministrazione comunale di Lecco è infatti impegnata insieme alla Comunità Pastorale nel cercare una soluzione che possa rendere possibile lo svolgimento di attività per i giovani durante l’estate. Le priorità sono quelle che l’epidemia di Coronavirus ha imposto in ogni ambito della nostra vita: evitare assembramenti e mantenere le dovute distanze.
“Come tutti i Comuni italiani ci stiamo ponendo la stessa questione riguardo alle famiglie – spiega l’assessore all’Istruzione, Clara Fusi – il problema dell’accudimento dei figli si acuirà ancora di più dalle prossime settimane e stiamo cercando quindi una soluzione”.
Centri ricreativi e oratori ‘diffusi’
L’ipotesi al vaglio del municipio è quella di realizzare dei centri ricreativi di piccole dimensioni, contenuti nel numero di partecipanti. Un progetto a cui stanno lavorando gli assessorati all’Istruzione e alle Politiche Sociali, quest’ultimo guidato dall’assessore Riccardo Mariani, e che vede alleata la Comunità Pastorale, impegnata sullo stesso fronte per quanto riguarda gli oratori.
“Nel rispetto delle regole, con tutta la prudenza necessaria e un po di coraggio, vogliamo coinvolgere i nostri ragazzi, non sappiamo ancora con che formula, ma crediamo che i nostri giovani abbiano bisogno di mantenere viva la loro socialità” spiega il prevosto Mons. Davide Milani.
E’ don Filippo Dotti che si occupa dell’iniziativa per la parrocchia e che si sta interfacciando con il Comune. “L’oratorio estivo, da tantissimi anni, è la forma con cui le comunità cristiane hanno trovato una soluzione a quella che è l’esigenza delle famiglie e di formazione dei ragazzi. Nel mese di giugno sarà difficile immaginare di conservare questa esperienza così come lo era in passato. Ma l’istanza originaria di essere vicini alle famiglie rimane la stessa”.
Diverse le ipotesi al vaglio della Comunità Pastorale, dalle attività a distanza alla realizzazione di oratori ‘diffusi’ con le stesse modalità che andrebbero a regolare i centri ricreativi del Comune: piccoli gruppi di ragazzi e attività all’aperto, sfruttando gli spazi di parrocchie, scuole, parchi e cortili.
La parrocchia sta pensando a corsi di formazione per i propri volontari, mentre il Comune, così come per i CRES del passato, si affiderebbe per la gestione ad operatori del settore dell’educazione. Due progetti simili e sviluppati l’uno in un contesto religioso e l’altro laico, per dare alle famiglie un’offerta diversificata.
Tutto dipenderà dalle nuove misure contro il virus
“Purtroppo stiamo ragionando ‘al buio’ perché oggi non abbiamo ancora delle linee guida dal punto di vista sanitario che ci dicano cosa sarà possibile fare, se il progetto è fattibile e di quanti bambini e ragazzi potranno essere composti i singoli centri ricreativi o oratori” sottolinea l’assessore Clara Fusi.
“Noi vorremmo allargare questa possibilità ad una quota più estesa possibile di giovani, se però le misure saranno troppo stringenti, nel definire il numero di partecipati a gruppo, allora sarà necessario fare una selezione in base alle richieste e alle singole necessità delle famiglie”
IN PROVINCIA
A Olginate, il sindaco Marco Passoni: “Servono linee guida chiare”
“Le idee le abbiamo e ci stiamo lavorando. Ora servono linee guida chiare dal Governo per passare dalle idee ai fatti il più in fretta possibile”. Il sindaco di Olginate Marco Passoni è ben consapevole che il problema della gestione dei figli per i genitori che devono tornare al lavoro è pressante e per i comuni, riuscire a dare delle risposte, sarà una delle sfide più grandi.
L’amministrazione olginatese, da sempre particolarmente attenta al settore dei servizi sociali, non si è tirata indietro: le scuole non riapriranno e, se vogliamo tutelarli, non si può contare sui nonni che spessissimo rappresentano l’unico appoggio. “Poco tempo fa la parrocchia ha lanciato un sondaggio sulle preoccupazioni legate al coronavirus e quella dei figli è risultata essere tra le più importanti – dice il sindaco -. Ci stiamo muovendo e abbiamo sentito anche altri sindaci del territorio. Due sono le mie certezze se vogliamo dare una risposta concreta ai genitori: fare rete con tutte le agenzie educative presenti sul territorio e mettere a disposizione tutti gli spazi possibili”.
Detto questo, però, il Governo deve giocare un ruolo chiaro: “Non si possono fare le attività come si facevano prima, questo l’abbiamo capito tutti, perciò servono linee guida chiare: ad esempio sul numero di bambini che possono stare in uno stesso spazio, quanti educatori sono necessari per un certo numero di bimbi, magari anche rispetto alla fascia d’età. Se si vuole veramente ripartire con una fase 2 sono tutte questioni da chiarire, altrimenti per noi è impossibile anche solo avviare un dialogo con associazioni, cooperative, oratori e tutte quelle realtà per costruire un sistema che dia risposte concrete alle famiglie”.
Il comune può fornire alcuni servizi ma sa che non può farlo negli stessi modi e negli stessi spazi con cui è stato sempre fatto: “Ogni azione deve essere pensata nella massima sicurezza dei bambini e degli operatori. Servono il coinvolgimento di tutti e punti certi per ripartire”.
Nel Meratese si cerca una soluzione condivisa in Rete Salute
“Ci stiamo muovendo come ambito per capire quali sono le possibilità e come muoverci. L’idea, anticipata da Filippo Galbiati durante l’assemblea dei soci, è quella di valutare quali strade sono praticabili con Retesalute”.
Franca Maggioni, assessore al Welfare del Comune di Merate, sa benissimo che la cosiddetta Fase 2 metterà in difficoltà il già difficile equilibrio su cui si reggono le famiglie italiane. Con i nonni a distanza e i genitori che devono tornare a lavorare, il rischio è che soprattutto le donne si trovino in evidente difficoltà a conciliare famiglia e lavoro. “Non possiamo permetterci di fare dei passi indietro. E per questo siamo valutando la possibilità di svolgere in altre forme o con ingressi contingentati i campi estivi“. L’assessore vuole valutare anche la possibilità di riaprire l’asilo nido Girotondo. “Mi dovrò confrontare con la cooperativa che lo gestisce. Ci sono molti aspetti da tenere in considerazione, non da ultimo quello della sanificazione degli ambienti”.