In piazza contro la guerra, da Lecco la solidarietà al popolo Curdo

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Presidio di associazioni e cittadini in centro Lecco

L’appello dalla piazza: “Fermate le bombe in Siria”

LECCO – “Sappiamo di non poter incidere su scelte che spettano a livelli ben più alti, ma avvenimenti come questi non devono passare sotto silenzio. Una situazione così cruenta deve vedere vicine le istituzioni e i cittadini. Siamo al fianco delle vittime di questo conflitto”.

E’ nelle parole pronunciate dal vicesindaco di Lecco, Francesca Bonacina, il significato del presidio che si è svolto questo pomeriggio, giovedì, in piazza Diaz a Lecco, davanti al Comune.

Il vicesindaco Francesca Bonacina e l’assessore Riccardo Mariani

Una manifestazione promossa dalla Tavola della Pace di Lecco e provincia e dal Comitato Lecchese per la Pace e la Cooperazione tra i Popoli che ha voluto esprimere vicinanza al popolo dei Curdi, alleati dell’Occidente nella guerra contro l’Isis e ora bersaglio dell’attacco della Turchia. Cittadini, esponenti della politica locale, studenti, associazioni e i sindacati insieme per dire ‘no’ alle bombe sul popolo curdo e per chiedere che questa ennesima guerra si fermi.


“La guerra in Siria va avanti da ormai troppo tempo, ma in questi giorni stiamo assistendo a un’escalation di violenze che stanno portando sempre più morti e distruzione. L’azione bellica della Turchia, che ha invaso il Kurdistan, ha creato migliaia di morti (soprattutto tra i civili) e oltre 160mila sfollati. Si tratta ancora di cifre provvisorie, ma a pochi giorni dall’inizio dell’offensiva sono inaccettabili per tutti noi. Questa è una stima fatta dall’Onu, che cita fonti delle sue varie agenzie sul terreno che lavorano con partner umanitari locali e internazionali”. ha sottolineato Fabio Gerosa della Tavola Pace.

Fabio Gerosa e Grazia Caglio

“La maggior parte dei civili che hanno abbandonato le loro case, e i campi profughi dove erano ospitati, si trovavano nella regione al confine con la Turchia e hanno cercato rifugio nelle principali città del nord-est siriano. Il timore è che si crei un’altra emergenza umanitaria, con nuovi flussi migratori verso l’Europa e tutto ciò che ne consegue, ovvero altri morti e un incremento del razzismo e della paura infondata dello straniero”.

“Le decisioni di Trump e di Erdogan voltano vigliaccamente le spalle al popolo curdo, che si è battuto strenuamente per annientare l’Isis – ha proseguito Gerosa – Il famigerato Stato Islamico oggi è sconfitto proprio grazie al sacrificio di donne e uomini curdi, che si sono immolati per difendere la propria nazione e il mondo intero dalla minaccia estremista. Ma oggi molti terroristi rinchiusi nelle carceri del nord-est siriano rischiano di tornare in libertà e di ricreare una rete criminale”.

“Per tutti questi motivi – ha concluso – chiediamo al Governo italiano di agire intraprendendo tutte le misure possibili per scongiurare altre azioni belliche in Siria, portando la pace e la stabilità in un’area da troppo tempo martoriata dalla guerra. Chiediamo che anche gli abitanti del Kurdistan possano vivere serenamente. Chiediamo che i bambini curdi possano giocare nei campi e studiare in scuole sicure, la cui unica preoccupazione sia l’interrogazione dell’ora successiva, mentre gli adulti possano trarre soddisfazione dal proprio lavoro”

“La nostra è una ferma condanna ai bombardamenti – ha aggiunto Grazia Caglio in rappresentanza del Comitato – non possiamo restare indifferenti, la doverosa discussione politica deve fare presto, sono a repentaglio vite civili. Quanti bambini, anche in Siria, vedono le loro vite in pericolo e i loro diritti dell’infanzia negati”.