Da Gennaio e Giugno 166mila nascite in Italia (-7%), a Lecco 161 nati contro i 160 del primo semestre 2024
I flussi migratori restano positivi: 214mila iscrizioni dall’estero, 68mila cancellazioni. Dati provvisori Istat
LECCO – L’Italia continua a perdere abitanti. Al 30 giugno 2025, secondo i dati provvisori diffusi dall’Istat, i residenti sono 58.919.230, circa 15mila in meno rispetto all’inizio dell’anno, pari a una flessione di 0,3 ogni mille abitanti. L’istituto di statistica conferma così un quadro che negli ultimi anni si ripete: meno nascite, più anziani e una dinamica naturale negativa.
Nel primo semestre sono venuti alla luce 166mila bambini, in calo del 7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato che segna un’ulteriore contrazione della natalità, fenomeno che da tempo mette sotto pressione il ricambio generazionale. Sul fronte opposto, i decessi da gennaio a giugno sono stati 327mila, in crescita dell’1,7% rispetto ai primi sei mesi dell’anno scorso. La combinazione di questi due elementi porta a un saldo naturale fortemente negativo.
I movimenti migratori mostrano invece segnali contrastanti. Le iscrizioni dall’estero sono state 214mila, sostanzialmente stabili (-0,8%) rispetto al 2024. A diminuire in maniera sensibile sono le cancellazioni per trasferimento all’estero, scese a 68mila (-39,8%). Nel frattempo crescono i trasferimenti interni tra Comuni: 719mila cittadini hanno cambiato residenza all’interno del Paese, con un aumento del 2,4%. I flussi migratori, pur positivi, non riescono a compensare l’erosione demografica provocata dal calo delle nascite.
Se lo sguardo si restringe sul territorio lecchese, emerge un quadro più stabile. Tra gennaio e giugno 2025 al presidio ospedaliero di Lecco sono nati 161 bambini, di cui 133 residenti nel comune capoluogo. Un anno prima, nello stesso periodo, erano stati registrati 160 nati, di cui 135 residenti. Dati pressoché identici che indicano, almeno per il capoluogo e per l’ospedale di riferimento, una tenuta della natalità nonostante la tendenza nazionale. Un segnale che non ribalta i numeri del Paese, ma testimonia come le dinamiche demografiche possano presentare differenze territoriali significative.
Dietro queste cifre si intravede il racconto di un Paese che si muove più che crescere. Se da un lato le partenze per l’estero si riducono, dall’altro non aumenta in modo significativo l’afflusso di nuovi residenti. In questo contesto, la diminuzione della popolazione diventa il risultato di un intreccio di scelte individuali e condizioni sociali: il calo della fecondità, l’invecchiamento della popolazione, l’attrattività del Paese per chi arriva dall’estero.
I dati diffusi dall’Istat, ancora provvisori, derivano dall’Anagrafe nazionale e offrono una fotografia aggiornata della vita quotidiana: nascite, decessi, arrivi e partenze che scandiscono il ritmo delle comunità locali. Non sono soltanto statistiche, ma indicatori di trasformazioni profonde che coinvolgono famiglie, scuole, servizi sanitari e l’intero sistema del welfare.
Questa prima rilevazione del 2025 sarà consolidata a fine anno, ma il quadro che emerge è già chiaro: l’Italia continua a invecchiare e a ridursi lentamente, mentre il saldo migratorio attenua solo in parte il calo naturale.

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