Dal lancio del Torymus sinensis al ripristino dei castagneti: una rinascita ambientale e culturale per il territorio
Intanto a Campo de Boi è stato recuperato un vecchio castagneto e una pecceta ammalorata ha lasciato spazio a nuovi alberi
LECCO – Dieci anni fa lanciare l’allarme era quasi un dovere: i castagni dei boschi lecchesi, un tempo cuore dell’autunno, erano sull’orlo del collasso. “È finita un’epoca” diceva allora Franco, custode appassionato di un bosco sopra Laorca. Il cancro corticale e soprattutto il terribile Cinipide Galligeno giunto da paesi asiatici sembravano condannare alla scomparsa alberi secolari, tradizioni e raccolti.
Oggi, invece, possiamo dirlo: quella battaglia è stata vinta. E lo è stata grazie alla tenacia di agronomi, enti pubblici, associazioni e semplici cittadini che hanno lavorato con passione e dedizione, tant’è che Regione Lombardia sul sito Fitosanitario ha tolto il Cinipide Galligeno dall’elenco degli organismi nocivi.
Nel 2014 l’agronomo Stefano Pirovano del Settore Ambiente della Provincia di Lecco, oggi ufficio in capo a Regione Lombardia, spiegava che la lotta al Cinipide era iniziata con il lancio del Torymus sinensis, insetto antagonista capace di contenere l’infestazione.
Il dottor Paolo De Col dell’Ersaf confermava la strategia: una lotta biologica, lunga e delicata, per ridare ossigeno ai castagni. La prima sperimentazione in Lombardia avvenne nel comune bergamasco di Albino e dopo gli esiti positivi, l’antagonista venne riprodotto e lanciato nelle zone colpite dal Cinipide.
A quell’impegno si sono aggiunti i proprietari dei boschi, le Comunità Montane, l’Interreg Italia-Svizzera e l’Associazione Castanicoltori del Lario Orientale. Un fronte comune che non ha mai smesso di potare, monitorare, piantare e proteggere.
Grazie al Torymus sinensis, il Cinipide è oggi sotto controllo. “L’antagonista ha fatto il suo lavoro: i castagni si sono rinvigoriti e sono rinati, e nei boschi lecchesi quello che sembrava perduto è stato salvato” spiega Pirovano.
Il cancro della corteccia rimane la sfida più insidiosa: continua a essere monitorato e combattuto con potature mirate e progetti di prevenzione. Ma oggi l’emergenza non è più fuori controllo e la produzione è tornata a livelli incoraggianti.
I meno distratti, o i golosi di castagne, avranno notato quest’anno, ma già negli anni scorsi, che nei boschi lecchesi gli alberi di castagno sono pieni di ricci, le castagne sono di nuovo sane e saporite, e quel pezzo di patrimonio identitario boschivo non è andato perduto. Non è solo una vittoria agronomica: è un riscatto culturale ed emotivo, frutto di lavoro silenzioso e ostinato.
Nelle foto sopra, il castagneto di Campo de Boi prima dell’intervento
Ma non ci si è fermati solo a questo, come spiega lo stesso Pirovano. “Abbiamo effettuato anche interventi di recupero, come quello a Campo de Boi, vicino al vecchio collegio, divenuto l’emblema di questa rinascita. A dire il vero gli interventi sono stati due entrambi finanziati da Regione Lombardia – spiega – Uno ha riguardato il miglioramento di un vecchio castagneto esistente, con un intervento di pulizia effettuato dal Consorzio Forestale Lecchese, piantato altre piante di castagno in sostituzione di quelle morte e con la potatura delle piante ammalorate il cancro viene limitato e siamo riusciti a salvarne diverse e oggi il castagneto è sano e produttivo. Il secondo intervento ha riguardato l’eliminazione della pecceta, anch’essa ammalorata. Anche in questo caso gli abeti rossi sono stati sostituiti con essenze autoctone, tra cui naturalmente il castagno”.
Nelle foto sopra, il castagneto di Campo de Boi subito dopo l’intervento
In un mondo che corre veloce, dove l’oggi diventa subito domani e persino il “tutto e subito” a volte non basta, al cospetto di Madre Natura siamo chiamati ad adeguarci, riscoprendo tempi e modi più rispettosi per dialogare con lei e ottenere i risultati sperati. E infatti, “ci vorranno sette anni – spiega Pirovano – prima che questa parte di bosco possa arrivare alla maturità ed essere produttiva. In questo lasso di tempo verranno effettuati interventi di tutela e monitoraggio per accompagnare le piante alla crescita. È un investimento a lungo termine ma che sta già mostrando i primi risultati”.
Nelle foto sopra il castagneto di Campo de Boi che sta rinascendo dopo l’intervento
La strada è ancora lunga, servirà continuare a monitorare, curare e investire. Ma oggi i castagni lecchesi hanno di nuovo un futuro. La loro rinascita è la dimostrazione che l’unione tra scienza, istituzioni e comunità può essere salvifica. E Franco, che dieci anni fa temeva la fine di un’epoca, oggi sorride guardando i suoi alberi tornare a fiorire.

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