Sui balconi, la protesta dei genitori lecchesi contro la DAD: “La scuola è a scuola”

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I genitori lecchesi si mobilitano per chiedere la riapertura delle scuole e contro la didattica a distanza

Centinaia di adesioni al gruppo e striscioni di protesta sui terrazzi

LECCO – Piano piano stanno facendo la loro comparsa su tanti terrazzi e cancelli, ingressi di casa e finestre, sono striscioni e cartoncini colorati che riportano tutti il medesimo messaggio: “La scuola è a scuola”.

E’ la protesta dei genitori lecchesi, portavoce silenziosi del disagio vissuto dalle famiglie e in prima persona dai loro bambini e ragazzi, costretti ancora una volta fuori dalle aule scolastiche e a proseguire le lezioni con la didattica a distanza.

“La premessa è importante e ci teniamo a dirlo chiaramente: non siamo mamme negazioniste. Comprendiamo la gravità del momento e se è necessario tenere i nostri figli a casa da scuola per una o due settimane lo facciamo. Ma questo è solo un modo per tamponare la situazione, non può essere questa la sua soluzione. Se le scuole non sono più considerate posti sicuri, allora si lavori per renderle sicure. Crediamo non sia corretto tenere aperti i centri commerciali e allo stesso tempo continuare a punire i nostri bambini”.

A parlare è Federica Mauri, una delle mamme che hanno deciso di dare vita al gruppo “La scuola è la scuola”, che negli ultimi giorni ha ottenuto centinaia di adesioni tra i genitori lecchesi e che si è fatto promotore di una lettera, firmata da 700 mamme e papà, inviata al sindaco Mauro Gattinoni e alle istituzioni scolastiche provinciali e regionali (leggi qui).

“E’ un’iniziativa nata dall’idea da poche mamme alle quali, in brevissimo tempo, se ne sono aggregate tante altre – spiega Federica – abbiamo aperto un primo gruppo What’sApp, che può contenere ‘solo’ 257 membri, poi un altro e un altro ancora. Ci siamo posti il problema anche tecnico di capire come poter comunicare con tutti, qualcuno dei genitori ha suggerito di usare Telegram che non ha limiti di adesioni e così abbiamo fatto. Non ci aspettavamo una partecipazione così ampia”.

Segno che, ad un anno dall’inizio dell’emergenza Covid, il disagio delle famiglie è grande.

“La didattica a distanza sta creando problemi sotto tanti punti di vista: problemi di connessione, la stessa gestione dei figli per quei genitori che non hanno la possibilità di effettuare lo smart working e non possono usufruire del congedo parentale, ma anche per le conseguenze che sta producendo sugli stessi bambini – spiega Federica Mauri – Che ci siano lacune per quanto riguarda la didattica non lo diciamo noi, ma i docenti. Ci sono scuole che hanno saputo strutturare la didattica a distanza, altre decisamente meno. C’è poi l’aspetto psicologico di restare chiusi tra quattro mura, di non poter interagire con i propri compagni e di persona con i propri insegnanti”.

Sono questi i motivi che hanno spinto le famiglie ad esporre il proprio disappunto sugli striscioni appesi fuori dalle loro abitazioni: “E’ una mobilitazione pacifica e che si vuole svolgere nelle modalità consentite, utilizzando quindi i propri terrazzi di casa. Non nego che tante erano le idee e c’è chi avrebbe voluto mettere questi striscioni all’esterno delle scuole, ma abbiamo preferito così. Molti – conclude Federica – ci stanno chiedendo anche di manifestare in uno spazio pubblico, con un sit in, stiamo valutando questa possibilità che, se si farà, si svolgerà nel rispetto di tutte le misure previste”.