Ieri sera la messa presieduta dall’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini
Il grazie per il percorso fatto in questi primi 60 anni e lo sguardo rivolto al futuro
MERATE – “Che l’oratorio resti un luogo dove, con linguaggi e iniziative diverse, si dica il Vangelo di Gesù”. E’ l’augurio, profondo e sincero, che l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini ha rivolto alla comunità che ogni giorno vive, frequenta e rende viva la struttura posta in fondo alla discesa di via Papa Giovanni XXIII.

Ieri sera l’alto prelato, alla guida della Diocesi di Milano, è giunto in città per presiedere la messa del 60esimo. Al suo fianco il prevosto don Mauro Malighetti, il coadiutore dell’oratorio don Davide Serra e tanti altri sacerdoti nativi di Merate come don Riccardo Fumagalli e don Amilkar o in servizio in passato in città come don Luca Fumagalli, don Luigi Pisoni e don Luca Rognoni.

Un appuntamento importante, promosso il giorno dopo la bella e coinvolgente festa dei passaggi e del grazie ai volontari storici, che ha richiamato nella chiesina dell’oratorio tante persone, a partire dal sindaco Mattia Salvioni e dalla sua vice Valeria Marinari.
A dare il benvenuto all’arcivescovo è stato il prevosto don Mauro Malighetti che ha voluto rispolverare il messaggio letto da don Franco Longoni nel 1965 in occasione della consacrazione della chiesa. “E’ una testimonianza ancora attuale così come le parole del cardinale Martini che poneva l’accento sulla passione educativa che la comunità cristiana deve mettere nel rapportarsi ai suoi ragazzi, educando adolescenti e giovani affinché si sentano amati e possano camminare illuminati dal Vangelo”.

Ed è proprio al testo sacro, e alla sua importanza, che si è soffermato Delpini, evidenziando come la differenza tra l’essere e non essere cristiani sia racchiusa tutta nel Vangelo, “principio critico che aiuta chi lo ascolta a pensare, a distinguere tra bene e male, insinuando un intimo fastidio per le parole superflue, pere le chiacchiere e la frenesia di inseguire l’ultima novità”.
L’arcivescovo ha voluto essere esplicito: “Il Vangelo ci insegna che ci sono cose essenziali e cose che ci fanno perdere tempo, ci consegna parole di vita e anche parole di morte. È un invito all’autenticità, a non recitare la parte della gente per bene, ci aiuta a togliere le maschere a presentarsi così come siamo”.

In questo senso l’oratorio è un “segno” della passione per il Vangelo. “La comunità ha creato strutture con sacrifici e fatiche e offre luoghi di servizio e accoglienza ai bisogni della città. La gente può anche dire che può fare a meno di no, ma noi non possiamo fare a meno della gente perché Gesù vuole che tutti siano salvati”.

Delpini ha quindi concluso la predica con l’augurio di continuare ad appassionarsi all’oratorio, ma non perché diventi un luogo dove andare quando non c’è niente di meglio, ma come posto dove condividere la vita che merita di essere vissuta.
“Facciamo festa oggi perché siamo grati che i nostri padri l’abbiano costruito e siamo responsabili di tenerlo vivo non facendo altro che predicare il Vangelo di Gesù”.
Al termine della funzione religiosa, accompagnata dal coretto, formato da storici cantori degli anni Novanta e Duemila, accompagnati alla tastiera dal sagrestano Franco Crippa, il sindaco ha voluto omaggiare Delpini con una targa.
Dopo le foto di rito, l’arcivescovo è poi sceso al baretto dell’oratorio per tagliare la torta confezionata ad hoc per il 60esimo dell’oratorio.
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