Sopralluogo alla chiesina di Beolco alcune settimane fa dalla Soprintendenza
La proprietà ha manifestato disponibilità per un progetto che potrebbe essere finanziato dall’Amministrazione comunale
OLGIATE – Un sopralluogo per valutare la possibilità di effettuare nuovi scavi nell’area limitrofa alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, al cui interno è custodita l’effige dei fratelli longobardi Aldo e Grauso. Si torna a parlare delle antiche radici della frazione olgiatese di Beolco, balzata agli onori della cronaca alcuni mesi fa dopo il ritrovamento di uno scheletro di una donna con un bambino, sepolti insieme in una tomba comune appartenente presumibilmente al X secolo (QUI L’ARTICOLO).
Nelle scorse settimane, su impulso dell’assessore alla Cultura Matteo Fratangeli, gli esperti della Soprintendenza hanno bussato alla porta della famiglia Guzzoni, proprietaria della villa con giardino a cui è annessa la chiesina della frazione, per sondare la disponibilità a un nuovo progetto archeologico.
“Siamo proprio alle prime battute – sottolinea l’assessore Fratangeli, particolarmente legato alla questione tanto da aver dedicato alla storia longobarda custodita nella chiesina di Beolco la propria tesi di laurea -. Ci siamo aggiornati a dopo le elezioni, visto che non ci sembrava giusto ipotecare la nuova amministrazione a un progetto di tale portata”.
L’incontro, svoltosi a fine luglio, è stato ugualmente importante anche perché è servito a incassare la disponibilità della proprietà (condizione sine qua non per qualsiasi intervento) per effettuare un supplemento di indagine in una zona che potrebbe rilevarsi quanto mai fertile a livello di ricchezze e testimonianze storiche. “Si tratterebbe di effettuare dei nuovi scavi nella parte esterna della chiesa per capire se esistono fondamenta antiche. La Sopraintendenza sarebbe interessata anche a scavare all’interno, ma è una valutazione che verrà poi approfondita in un secondo momento anche alla base dei risultati delle prime indagini”.
La tesi investigativa è infatti quella che più ci si avvicina al luogo di culto, è più potrebbero essere conservate, negli strati più profondi della pavimentazione, testimonianze e tracce del passato, magari anche antecedente al dominio longobardo. “L’ultimo ritrovamento non ha aggiunto molto a quello che già si sapeva: è un dato comune la presenza di un cimitero vicino a una chiesina”. Che potrebbe però, l’assessore lo ha sempre ribadito (QUI L’ARTICOLO), raccontare ancora una storia più ricca di quanto finora conosciuto.
“Al momento si possono fare soltanto ipotesi, partendo dall’unico dato certo che è la presenza dell’effige dei fratelli longobardi. In passato la scritta era pavimentale e chiudeva quindi la sepoltura. Nell’Ottocento, l’intera chiesina subì dei rimaneggiamenti e l’effige venne parzialmente rotta e murata in fondo alla chiesa”. Durante il sopralluogo gli archeologi giunti da Milano hanno anche suggerito di prevedere una collocazione più idonea di questo importante ritrovamento, estraendo l’effige dal muro e posizionandola in una teca.
Proposte e suggestioni che troveranno spazio in un progetto che la Soprintendenza si è incaricata di redigere e presentare poi alla nuova amministrazione per sondarne la disponibilità a sostenere finanziariamente i lavori. Da concordare anche con la proprietà il livello di invasività degli scavi. “L’iniziativa è senza dubbio interessante e ci vede ben disposti. Anche perché potrebbe tradursi in un ritorno anche per la collettività in termini di interesse storico e archeologico con studi e pubblicazioni che potrebbero alimentare anche un certo tipo di turismo culturale”.