Progetto Osnago alla marcia della Pace Perugia-Assisi

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Dal 1995 Progetto Osnago non manca a una marcia della pace

Il tema di quest’anno era “I care – Cura è il nuovo nome della Pace”

OSNAGO – Hanno marciato al ritmo del motto “I care – Cura è il nuovo nome della Pace”, riprendendo lo slogan tanto caro a don Lorenzo Milani. Anche il gruppo di persone formato da Progetto Osnago (con il patrocinio dei Comuni di Cernusco, Lomagna, Montevecchia e Osnago) ha partecipato domenica 10 ottobre all’edizione 2021 della Marcia della Pace e della Fraternità Perugia-Assisi, a 60 anni dalla prima marcia del 1961.

I marciatori osnaghesi sono partiti da Perugia – Ponte San Giovanni per raggiungere Assisi: una parte è arrivata alla Basilica di Santa Maria degli Angeli al cui interno è ospitata la Porziuncola. Si tratta di una minuscola chiesa annoverata tra i luoghi francescani più importanti: tra le sue mura, san Francesco comprese infatti la sua vocazione, accolse santa Chiara e i primi frati, ricevette infine il cosiddetto Perdono di Assisi.

Con la fascia tricolore Tullia Ascari

Un drappello guidato dall’assessore all’Istruzione Tullia Ascari con fascia tricolore ha risalito la collina e portato il gonfalone dapprima nella piazza della Basilica di San Francesco e poi sino alla Rocca, termine del percorso dopo 24 km di cammino.

“Come sempre durante il cammino abbiamo incontrato amici del meratese e del casatese, nonchè altri osnaghesi giunti con pullman organizzati dai sindacati o da associazioni come Mehala di Paderno d’Adda – raccontano alcuni partecipanti – . E’ dal 1995 che da Osnago parte sempre almeno un pullman per la Marcia, diventata ormai un appuntamento fisso per le persone che intendono testimoniare – “in direzione ostinata e contraria” (per citare De Andrè) a come va il mondo – che la tenacia è una condizione per coltivare la speranza di un mondo di Pace”.

Il tema della marcia di quest’anno era “I care – Cura è il nuovo nome della Pace”, che riprendeva il celebre motto di don Milani. “I care” è un’espressione inglese che può essere tradotta come “Mi importa, mi sta a cuore” e don Lorenzo la propose in contrapposizione al “Me ne frego” di derivazione fascista.

“Prendersi cura” del prossimo presuppone la relazionalità. Com’era scritto nell’appello di convocazione della Marcia 2021 “Sarà pace se ci prenderemo cura degli altri e del pianeta. In un mondo frantumato, dopo un lungo tempo di incuria e di sfruttamento dell’uomo, della donna e del pianeta, stiamo facendo i conti con un aumento spropositato del dolore del mondo che sta togliendo la pace a molta gente. C’è il dolore angosciante di tutte le persone che sono prigioniere del mostro della guerra, della miseria, delle malattie, delle migrazioni, della devastazione ambientale, della disoccupazione, dell’oppressione, delle persecuzioni… E c’è il dolore dell’anima, un dolore profondo che viene da un malessere diffuso: un senso comune di inquietudine, incertezza e smarrimento. Per alleviare tanto dolore e mettere fine a questa situazione insopportabile dobbiamo sviluppare la nostra capacità di prenderci cura gli uni degli altri e del pianeta. Solo una “società della cura” sarà una società di pace”.