Galbiate. ‘Bocciata’ la settimana corta alle medie, genitori in protesta

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Il provvedimento era stato deliberato il 7 ottobre ma infine bocciato dalla dirigenza scolastica a causa del ‘passo indietro’ di alcuni docenti contrari

La portavoce delle famiglie in protesta: “E’ mancata la trasparenza”

GALBIATE – Genitori in protesta alla scuola di Galbiate per via della settimana corta, richiesta dalla maggioranza delle famiglie delle medie ma di fatto ‘bocciata’. A riassumere la vicenda Paola Campidori, portavoce dei genitori.

“Il 7 ottobre 2024, il Consiglio di Istituto, organo rappresentativo di tutte le componenti della scuola (docenti, genitori e personale ATA), approvava con larga maggioranza (14 voti favorevoli su 17) la delibera n. 20. Il provvedimento sanciva l’introduzione della settimana corta per l’anno scolastico 2025/2026, accogliendo una richiesta che le famiglie avanzavano da anni”. La settima corta prevede l’eliminazione delle lezioni il sabato, spalmando l’orario sugli altri giorni della settimana. La delibera è stata formalizzata il 10 ottobre attraverso i canali ufficiali dell’Istituto, ma il percorso verso la sua attuazione si rivela subito tortuoso.

“Le famiglie aspettavano l’organizzazione del consueto open day, nel quale avrebbero ricevuto tutte le informazioni in merito a rimodulazione dell’orario, programma didattico e informazioni sulle novità. Ma con il passare del tempo, l’open day non è stato pianificato e alle richieste dei genitori in merito non veniva fornita risposta” spiega Campidori.

“Il 2 dicembre, a sorpresa, il Dirigente Scolastico annunciava un sondaggio per raccogliere l’opinione delle famiglie sulla settimana corta, nonostante la delibera fosse già stata approvata. I risultati del sondaggio, pubblicati il 9 dicembre, evidenziavano un consenso netto: 389 le famiglie favorevoli, pari al 75,10%, 113 le famiglie contrarie e 16 i pareri nulli. Nonostante questo esito, il percorso decisionale ha preso una piega inattesa”.

“Il 7 dicembre, molte famiglie hanno ricevuto un messaggio via WhatsApp, firmato da alcuni docenti, che annunciava dimissioni collettive da incarichi aggiuntivi in segno di dissenso rispetto alla delibera. La comunicazione ribadiva la necessità di “scelte condivise, partecipate e ben calibrate” ma non offriva ulteriori dettagli né coinvolgeva formalmente la comunità scolastica”.

Infine, l’esito che ha innescato la definitiva protesta dei genitori: “Il 13 dicembre, una circolare pubblicata sul sito dell’Istituto informava che il Collegio Docenti aveva deliberato di non procedere con l’introduzione della settimana corta, dichiarando che “di fronte a posizioni così discordanti tra i due organi collegiali, il Dirigente Scolastico si trova nell’impossibilità di procedere”.

Tanti gli interrogativi ancora aperti: “La delibera del Consiglio di Istituto del 7 ottobre è legalmente vincolante? Può essere annullata unilateralmente dal Collegio Docenti o dal Dirigente Scolastico senza un nuovo confronto con il Consiglio? Perché il Collegio Docenti non ha comunicato prima le proprie perplessità o avanzato proposte concrete? Perché un tema così importante è stato discusso attraverso canali informali come WhatsApp, invece che in assemblee pubbliche e trasparenti? Al di là della scelta tra settimana corta o lunga, il vero nodo della vicenda riguarda il rispetto della legalità e della democrazia – commenta Campidori – Come si può ignorare una decisione formalmente approvata e il parere espresso da una netta maggioranza delle famiglie?”.

“Le famiglie – continua Campidori – chiedono risposte chiare e motivate, affinché questa vicenda non venga archiviata senza un approfondimento. È necessario ripristinare un dialogo trasparente e rispettoso tra tutte le parti coinvolte, per tutelare i valori fondamentali della comunità scolastica e della nostra società. Diventa un punto di principio non battersi per la settimana corta o lunga, ma per il rispetto di un iter che ha portato ad un dato risultato e per la decisione espressa da una netta maggioranza. Il corpo docente potrebbe ribattere: “Non c’è più tempo”. Ma ci si chiede cosa è stato fatto dal 7 ottobre fino ad ora” conclude la portavoce.