Con le restrizioni alla mobilità dovute alla pandemia, il Parco del Curone è diventato gettonatissimo nel fine settimana
Molgora: “Il nostro compito non è dare multe per divieto di sosta. Stiamo lavorando con i Comuni per una soluzione che lasci le auto fuori dalle zone più intasate del Parco”
MONTEVECCHIA – “La gestione dei flussi veicolari non è nei compiti e nei poteri del Parco, in quanto le strade di accesso sono strade comunali o addirittura provinciali, pertanto gestite dagli enti locali. Inoltre ai margini dell’ingresso al Parco, non ci sono aree di sosta significative e, soprattutto, non confliggenti con nuclei abitati”. Marco Molgora, presidente dell’ente sovracomunale con sede a Cascina Butto, risponde alle critiche di chi aveva contestato l’eccessivo affollamento di gente e il congestionamento di auto nelle zone della Val Fredda e delle Galbusere lo scorso fine settimana.
“Purtroppo la gran parte delle persone conosce e frequenta solamente Montevecchia e la Val Curone, creando situazioni di vera e propria aggressione nei confronti di queste aree.
Un problema già noto, acuito durante la pandemia a seguito delle restrizioni alla mobilità che hanno portato molte persone a scegliere per un turismo a km zero. Già l’amministrazione comunale di Olgiate aveva chiesto maggior attenzione alla frazione di Pianezzo, posta alle porte del Parco, chiedendo di valutare l’ipotesi di creare un nuovo posteggio per lasciare le auto fuori dai confini dell’oasi verde brianzola.
Dal canto suo, il Parco sta elaborando un nuovo piano della fruizione, che tenga conto del flusso di persone provenienti dall’hinterland milanese che, complice il Covid, hanno scelto come meta Montevecchia e le zona intorno. “L’idea fondamentale è di intercettare i flussi di auto all’esterno del Parco, facendoli attestare su una serie di parcheggi esistenti che nei fine settimana non sono utilizzati, ad esempio quelli delle stazioni ferroviarie o di strutture normalmente attive solo nei giorni feriali. Questa scelta comporta il fatto che i fruitori, almeno nel fine settimana, non avranno più la possibilità di accedere direttamente in auto ad alcune aree del Parco ma dovranno mettere in conto di fare un ulteriore tratto di strada a piedi, almeno sino a che non sarà finita l’attuale pandemia e non sarà possibile attivare il servizio con le navette dalle stazioni ferroviarie. Si tratta peraltro di una scelta obbligata, perché il livello di pressione cui si assiste nei fine settimana rischia di compromettere i valori ambientali che il Parco deve difendere, e sicuramente diminuisce, o annulla, il piacere della visita e dell’escursione; essendo inoltre gran parte del territorio del Parco di proprietà privata, sono sempre maggiori anche i potenziali conflitti con i residenti ed i conduttori dei fondi agricoli, che vengono danneggiati da una fruizione incontrollata. Con la speranza che anche questa possa essere un’occasione per acquisire una maggiore consapevolezza circa il valore di questo territorio”.
Molgora ricorda che il Parco, istituito dalla Legge Regionale n. 77 del 16/09/1983, ricopre una superficie di 2990 ettari, di cui 2041 ettari di Parco Naturale e 949 ettari di Parco Regionale e interessa, in tutto o in parte, 10 Comuni. “Non è una riserva integrale, ma un’area molto diversificata in cui sono presenti, oltre a zone di rilevante interesse ambientale, anche centri urbani, insediamenti produttivi, aree destinate all’agricoltura e all’allevamento accanto a monumenti architettonici di grande valore artistico e culturale. Le funzioni fondamentali dell’ente Parco sono la tutela dell’ambiente naturale, l’educazione ambientale e lo sviluppo sociale. Le attività principali svolte dal Parco sono la pianificazione territoriale, la gestione delle autorizzazioni ambientali, la manutenzione dei sentieri, gli interventi sulle rive e sui corsi d’acqua, gli interventi di gestione, manutenzione e sviluppo degli ecosistemi forestali, le azioni di tutela della vegetazione e della fauna selvatica”.
I comuni versano ogni anno 1,10 euro per abitante, complessivamente 61.700 euro mentre la Provincia di Lecco versa 21.700 euro e la Regione 292.500 euro. “A fronte delle risorse versate dagli enti territoriali (83.400 euro) il Parco ha realizzato nell’ultimo anno, nonostante il rallentamento dovuto alla pandemia, lavori per circa 550.000 euro, con risorse acquisite grazie alla partecipazione ai bandi di Regione, Unione Europea (Programma di Sviluppo Rurale, Programma Interreg), Fondazione Cariplo, Gal dei 4 Parchi. Sono ora in corso di realizzazione interventi per altri 600.000 euro circa”. Oltre ai progetti finalizzati alla tutela della natura e alla ricostituzione dell’ambiente, con queste risorse l’Ente Parco realizza azioni per la mitigazione del rischio idraulico e per la fruizione del territorio (sistemazione di 11 sentieri per una lunghezza di 60 km, allestimenti), con beneficio immediato quindi per i residenti, oltre che per i visitatori, introducendo nel territorio tecniche di intervento ad elevata sostenibilità. Inoltre, viene garantita la fondamentale attività di educazione ambientale, che ogni anno coinvolge decine di classi delle scuole del territorio e dei comuni limitrofi. Ogni estate viene attivato un progetto di campo estivo per i ragazzi, molto apprezzato e partecipato, che lo scorso anno ha visto la partecipazione di oltre 400 ragazzi, in un momento di particolare difficoltà per le famiglie.
Quanto alla struttura di gestione è costituita dalla Comunità del Parco, partecipata dai Sindaci dei Comuni soci e dal Presidente della Provincia di Lecco, dal Consiglio di Gestione, partecipato da Presidente e dai Consiglieri eletti dai soci e dalla Regione, dal direttore che sovrintende a tutte le attività e da sei funzionari che operano negli specifici settori di competenza. Senza dimenticare le Gev (Guardie Ecologiche Volontarie) che svolgono gratuitamente prima di tutto una funzione di informazione e prevenzione, oltre che di controllo e repressione dei comportamenti lesivi dell’ambiente, nonché numerosi interventi di manutenzione del territorio e della rete sentieristica, di rilievi ambientali e di visite guidate per la popolazione (ferme ormai da un anno a causa della pandemia). Fondamentale anche l’apporto degli aderenti al Gruppo Volontari del Parco che si occupano gratuitamente del supporto alle Gev nonché di interventi di manutenzione e di ricerche dei valori ambientali e il lavoro svolto dalla Protezione Civile, composta da volontari, che svolge gratuitamente, oltre alle funzioni proprie del nome, anche attività di antincendio boschivo, non solo nei territori del Parco ma in gran parte del territorio della Brianza lecchese.