Sport e ricordi. Massimo Codol il gioiello del ciclismo valsassinese

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Da sinistra, il sindaco di Introbio Eusebio Marconi, Gianfranco Polvara, Massimo Codol e Rosita Rota Gelpi durante l'inaugurazione del primo tratto della pista ciclabile sul Pioverna

12 Giri d’Italia e il secondo posto dietro Pantani a Madonna di Campiglio

Massimo Codol, oggi direttore sportivo, si racconta

INTROBIO – Lo spunto arriva da una vecchia fotografia emersa dagli archivi mentre cercavo di fare un po’ di ordine. Nell’immagine sono ritratti alcuni atleti professionisti che, ormai qualche annetto fa, hanno fatto sognare la Valsassina ma non solo. Partiamo da Massimo Codol che, in sella alla sua bici, ha scritto un pezzo di storia sportiva del nostro territorio.

Chi è Massimo Codol

Nato a Lecco il 27 febbraio del 1973 tuttora risiede a Introbio anche se per lavoro la maggior parte dell’anno la passa a Grosseto dove è direttore sportivo di una squadra dilettantistica di ciclismo.

Forse i più giovani si ricordano di te, ma le tue gesta in sella alla bici le abbiamo ancora in mente: “In pochi lo sanno ma io non sono nato ciclista, da buon valsassinese il mio primo sport è stato lo sci: prima ho fatto discesa allo Sci Club Introbio dell’attuale sindaco Adriano Airoldi e poi ho fatto sci di fondo con il Gsa Alpini a Barzio sotto la guida di Pier Ambrogio Pozzoni. La bicicletta era solo un mezzo di allenamento ma devo dire che in sella mi trovavo particolarmente a mio agio. Durante il periodo estivo capitava sovente di partecipare a qualche corsa ciclistica e i risultati arrivavano. Un mio parente, Carlo Bianchi molto conosciuto in Valsassina, giudice unico della lega di ciclismo, riuscì a mettermi in contatto con una squadra dilettanti per provare a entrare seriamente nel mondo del ciclismo. Ricordo come se fosse oggi che dopo una gara di sci, andai direttamente ad Alassio dove la squadra mi aspettava per un allenamento. Ero curioso di capire se fossi riuscito a tenere il passo della squadra e, con grande sorpresa, non solo riuscì a terminare tutto l’allenamento ma fui il terzo ad arrivare alla fine dimostrando di avere ottime caratteristiche di fondo e di scalatore. Ho iniziato la mia carriera nella Verdellese Colnago, il primo anno è stata dura non sono mai riuscito a andare oltre il 10° posto ma nella seconda stagione ho vinto 4 corse”.

Massimo Codol con la maglia della Lampre

A 25 anni il passaggio tra i professionisti dove è rimasto fino all’età di 39 anni: “15 anni in cui ho vestito moltissime maglie di team importanti tra cui la Mapei, Lampre, Fassa Bortolo, Acqua&Sapone e la Mercatone Uno assieme a Marco Pantani di cui ero gregario. Tra i miei risultati migliori ricordo con piacere il 2° posto alla tappa di Madonna di Campiglio del Giro d’Italia dietro a Pantani. Ho partecipato a 12 Giri d’Italia, miglior piazzamento è il 15° posto nel 2007, e quattro Giri di Spagna. 5° nella Liegi-Bastone-Liegi nel 2002, 8° al giro di Lombardia nel 2000″.

La seconda vita, da agonista a dirigente

“Dopo aver appeso la bici “al chiodo”, la mia vita continua comunque nell’ambiente del ciclismo: dal 2014 faccio il direttore sportivo nella D’Amico UM Tools squadra A Continental, l’ultimo gradino prima del professionismo – racconta Codol -. Io sono quello che, tra i vari compiti, siede in ammiraglia a dare ordini alla squadra. Anche per noi sono tempi duri: il coronavirus si è aggiunto a spese sempre crescenti e sponsor difficili da trovare. Una volta si pensava a gareggiare e basta, ora devi pensare a far quadrare i bilanci; diventa sempre più difficile continuare ma la passione ti spinge a non mollare mai”.

Il ciclismo in Valsassina e nel Lecchese

Come vedi il ciclismo nella tua Valsassina e nel Lecchese? “In Valsassina, purtroppo, non vedo molte prospettive, mancano le società per seguire il settore giovanile. Ci sono tantissimi amatori anche di buon livello ma se non c’è una struttura a supporto dell’attività, purtroppo non ci sono sbocchi. In riva al lago, invece, ci sono due atleti che si stanno muovendo bene, Filippo Conca e Simone Petilli, e anche in provincia qualche atleta promettente c’è come Matteo Pelucchi“.