RUBRICA – Carissimi lettori, eccoci al nostro appuntamento del venerdì! Oggi vi propongo un approfondimento artistico o, meglio, vi propongo di recarvi a villa Manzoni a Lecco per gustare un quadro in particolare, “Paesaggio lacustre” del pittore Guido Bertarelli (1906, tempera su tela).
C’è sempre una buona ragione per recarsi a Villa Manzoni: passeggiare per le stanze assaporando l’atmosfera di un tempo, immmergersi nel meraviglioso video/racconto nel saloncino subito all’ingresso, curiosare nei documenti storici e scovare, ad esempio, il regio decreto che riconosceva al nostro amato scrittore una rendita di 1200 lire (che per quei tempi erano davvero una fortuna!), scoprire le illustrazioni d’autore del romanzo, accomodarsi nella saletta cinematografica sulle sedie di legno di una volta, per assaporare alcune scene del film muto “I promessi sposi” di Mario Bonnard del 1922 (un vero capolavoro!) e, ancora, approfittare dell’esposizione di tutti i costumi realizzati dalla Sartoria Tirelli per lo sceneggiato Rai del 1989; ma, come vi dicevo all’inizio della nostra chiaccherata, oggi voglio proporvi una ragione in più per recarvi a villa Manzoni, quella di scoprire, nella sala comunemente denominata tinello, un quadro di una liricità infinita: “Paesaggio lacustre” (altresì denominato “Paesaggio con lago”), di Guido Bertarelli.
E’ un quadro interessante da molti punti di vista, innanzitutto da quello pittorico ma anche da quello “storico” poichè “fotografa” un paesaggio dei primi del novecento e la tipica imbarcazione dei nostri laghi, la cosiddetta “lucia”.
Il quadro cattura l’attenzione attraverso la dolcezza dei colori e dei toni verdi, azzurri e rosati che immediatamente distendono gli animi. Il pittore dipinge in primo piano il lago e sullo sfondo un lieve paesaggio di casupole ed un campanile mescolati alle nuvole basse e soffici; nelle acque immobili si cullano due “lucie”, una più piccola sullo sfondo ed una più grande posta al centro del quadro ma non in primissimo piano, bensì leggermente arretrata per consentire allo spettatore di sbirciare sotto il tendone di copertura e di scoprirvi le sagome di un uomo, una donna e, forse, anche di un piccino. In questo punto il quadro vibra leggermente, sospinto dall’impercettibile movimento dei remi appena sollevati sopra il pelo dell’acqua dall’uomo che voga senza apparente fatica. Il focus è sul sole il cui alone vivo e caldo insuffla vita a tutta l’opera, persino a quelle tre incerte figure appena tratteggiate dentro la lucia.
I veri protagonisti di questo dipinto sono il sole ed il suo tepore: un sole magico che irraggia luce e scende dolcemente sulla linea dell’orizzonte in un paesaggio immobile; tutta la narrazione è definitivamente compiuta e sospesa in quest’attimo di eternità.
Come non pensare ad “Ave Maria a trasbordo” di Segantini?
In particolare alla seconda versione, quella del 1886; nel quadro di Segantini c’è una luce completamente diversa, bianco dorata, ma il paesaggio sullo sfondo è davvero simile al punto da domandarsi se si tratti dello stesso scorcio di lago. Come sappiamo Ave Maria a trasbordo è ambientato sul lago di Pusiano ove Segantini approdò con la compagna nel 1881 per restarvi fino al successivo 1882; dopo aver abitato a Carella e Corneno, in prossimità del lago del Segrino, il pittore giungerà anche in Valsassina dove soggiornerà fino al 1886, dopo aver ultimato “Alla stanga”, suo grande capolavoro. Le notizie su Bertarelli sono poche ma si sa che studiò a Milano (ove soggiornò Segantini dal 1865-1881) e che fu residente a Lecco dal 1898 al 1913; se ne desume che i due pittori frequentarono I medesimi luoghi nel medesimo periodo il che suggerisce che si possano essere incontrati e fa supporre che Bertarelli, più giovane, conoscesse l’opera di Segantini e ne avesse tratto ispirazione.
In “Ave Maria a trasbordo” troviamo una lucia in primo piano, un uomo che rema, una donna con un bambino al collo; la lucia in questo caso è scoperta e insieme alle figure umane ospita un gregge di pecore che si sporgono dall’imbarcazione e si specchiano nelle acque appena increspate del lago; anche la tela di Segantini vibra di un lirismo che non è possibile descrivere a parole.
In entrambe le tele è proprio la luce a narrare la storia, a dare vita al quadro e a conferire movimento all’opera; è la luce che “cattura” lo sguardo dello spettatore e lo rende partecipe di quell’incanto immutabile ed eterno, quell’incanto che vi invito a cogliere e a vivere attraverso la fruizione dal vivo del quadro di Bertarelli nelle affascinanti sale di villa Manzoni a Lecco.
di Giovanna Samà
Guido Bertarelli è un pittore di cui si hanno poche notizie; risulta registrato come residente a Lecco dal 1898 al 1913. Ha studiato a Milano e svolto la propria attività pittorica in Lombardia fra il 1894 e il 1913 anno in cui ha partecipato ad una mostra collettiva presso la Camera di Commercio di Lecco.
Nel 1890 ha esposto a Milano paesaggi dal vero.
I Musei Civici di Lecco sono proprietari oltre che di “Paesaggio lacustre” (altresì denominato “Paesaggio con lago”), anche del dipinto “Ponte di Lecco” del 1909.
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