Targa rubata: è scontro aperto tra antifascisti e “non”

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LECCO – Non c’è più. La targa repubblichina, che tanto ha acceso il dibattito politico negli ultimi mesi, venerdì mattina è sparita dal muro di via Pascoli. Scomparsa clandestinamente e giusto alla vigilia del presidio antifascista che aveva promesso di rimuoverla se il Comune non avesse provveduto per tempo. Qualcuno ci ha pensato prima, a quanto sembra e saranno le indagini della Digos a fare luce sull’accaduto.

Una vicenda che ha lasciato l’amaro in bocca a molti, compreso il sindaco di Lecco, Virginio Brivio:

“La rimozione violenta della targa è un gesto incivile, violento e senza senso – ha commentato il primo cittadino – In tutta questa vicenda si è cercato troppo spesso di esasperare i toni, provando più volte a sabotare il percorso istituzionale intrapreso, certamente non semplice, e contrapponendo la dimensione del ritardo temporale con quella della sostanza. Giudico la rimozione della targa un gesto davvero “cattivo” anche sotto il profilo della pietas umana, un sentimento umano che comunque deve valere per tutte le persone. Mi rivolgo infine agli autori di questo gesto sciocco, chiedendo loro di restituire al Comune, anche in forma anonima, la targa rubata”.

Un commento duro quello del sindaco Brivio, che ha confermato l’intenzione installare presto la nuova targhetta recante il testo sostitutivo deciso in consiglio Comunale. Nel frattempo si sta riaccendendo  un confronto tra estrema destra e antifascisti che da tempo, almeno a Lecco, sembrava si fosse sopito.

Non ci sembra per nulla casuale che questo stupido gesto sia stato compiuto a poche ore dalla nostra iniziativahanno spiegato Alberto Anghileri e Paolo Trezzi, tra i promotori del sit-in di sabato, sospeso dopo gli ultimi sviluppi – Abbiamo sempre condannato i gesti vandalici e sostenuto che toccasse alle Istituzioni rimuovere pubblicamente la targa sul muro dello stadio. Chiediamo alle autorità di far luce su quanto avvenuto e continueremo sempre il nostro impegno in difesa dei valori nati dalla Lotta di Resistenza. A testa alte e alla luce del sole”.

Le dichiarazioni di Trezzi e Anghileri hanno preceduto, seppur di poco, la reazione del consigliere comunale Giacomo Zamperini, che non ha mai nascosto la sua affinità alla destra fascista e che proprio di fronte alla tanto discussa targa si era lasciato andare ad un saluto romano durante la commemorazione dei caduti repubblichini: “E’ un gesto vigliacco che viene dall’altra parte politica, non certo da noi che ci siamo aperti al confronto ed attendavamo la sostituzione della targa con quella recante il testo condiviso in Consiglio. Che si trovi il responsabile e che si punisca non solo l’autore materiale del gesto, ma anche chi ha fomentato l’odio. Tutti quei consiglieri comunali e quei cittadini che hanno politicamente avallato l’ipotesi che la targa venisse tolta con la forza sono politicamente responsabili di tensioni che potrebbero scaturire presto nella nostra città”.

“Noi ricorderemo i camerati martiri con o senza la targa, sono morti da eroi e continueranno a vivere nei nostri cuori e nelle nostre gesta – ha proseguito – Questa violenza non danneggia noi ma rischia di aumentare la tensione sociale e riportarci ad uno scontro dettato da vecchie ideologie. Mi auguro che il responsabile abbia il buon senso di far ritrovare la targhetta in un luogo pubblico, in modo che possa essere recuperata”.

Non accettiamo strumentalizzazioni – ha replicato Alessandro Marcucci, responsabile dei Giovani Comunisti Lecco – la nostra era una battaglia giusta contro un qualcosa che non doveva esserci e abbiamo spronato il Comune ai suoi doveri. In caso contrario l’avremmo tolta noi, ma certo in altre forme e modi”.

Amarezza è stata infine espressa da Ezio Venturini, il consigliere dell’Idv  autore della mozione approvata in Commissione  per la rimozione della targa: “Non c’è nessuno vincitore, abbiamo perso tutti”.