LECCO – Oltre 60 mila accessi nel 2012 e tante novità al Pronto Soccorso dell’ospedale Manzoni di Lecco, protagonista della 16esima puntata della rubrica Day Hospital, dedicata al mondo della sanità lecchese.
Urgenza è la parola d’ordine di un reparto che solo lo scorso anno ha accolto circa 60.300 pazienti, una media di 165 al giorno come spiegato dal primario, il dott. Luciano D’Angelo, da settembre 2011 a capo del P.S. al Manzoni dopo aver guidato l’equivalente struttura al S. Gerardo di Monza:
“La nostra attività è tra le più trasversali – ha sottolineato il primario – ci interfacciamo con qualunque tipo di patologia, con i vari reparti ospedalieri e con il territorio”. In effetti, il Pronto Soccorso rappresenta l’immediato approdo per quanti si trovano a richiedere assistenza sanitaria e i dati relativi allo scorso anno danno un’idea del frenetico lavoro di medici e personale infermieristico del reparto.
Le statistiche relative agli accessi alla struttura rivelano come più dell’80% dei pazienti venga dimesso dopo le cure, solo per il 13% è stato previsto il ricovero e l’1% è stato trasferito ad altri presidi ospedalieri. Un “via vai” dal P.S. lecchese che è avvenuto per la stragrande maggioranza dei casi (circa 80%) per autopresentazione, mentre il 20% degli utenti è stato trasportato in ambulanza; una percentuale residua infine, circa lo 0,3%, è giunto in ospedale accompagnato dall’elicottero del 118.
Guardando alle tipologie di codice d’accesso, mediante le quali si determina la gravità delle condizioni del paziente, scopriamo come siano i casi meno gravi (ovvero i codici verde) ad essere stati i più frequentemente trattati dal reparto, con una percentuale che si aggira intorno al 75%; seguono i codici gialli (15%), i codici bianchi (8%) ed infine i codici rossi, associati a pazienti con gravi condizioni di salute (1,4%). Un consiglio ai lettori: se non avete urgenza di ricorrere ai servizi del P.S. evitate il lunedì, giorno in cui nel 2012 si è registrato mediamente un afflusso del 15% in più rispetto al resto della settimana.
“Dallo scorso anno abbiamo stabilito un percorso facilitato all’interno dei codici verdi, chiamato codice azzurro e destinato alle categorie fragili, come i soggetti nelle fasce estreme d’età o portatori di handicap; per questa tipologia di utente, circa il 30% dei codici verdi, è prevista un attesa minore” ha spiegato il dott. D’Angelo, che ha poi sottolineato altre iniziative atte a sfoltire le code e diminuire le attese: dalla metà di settembre, per esempio, è stato avviato l’Ambulatorio dei codici minori destinato ad utenti affetti da monopatologia o che possono essere trattati con un intervento limitato; questo ambulatorio ha specifici orari di apertura, fissati dalle 10.00 alle 16.00.
Parlando di novità non si può certo non citare la hall da poco completamente rinnovata e nella quale sono stati installati dei monitor che, nei prossimi mesi, permetteranno un ulteriore servizio agli utenti: “E’ parte di un progetto di trasparenza – ha spiegato il primario -ovvero ogni paziente avrà modo di vedere sullo schermo tutte le fasi del suo percorso di cura, un’informazione utile anche ai familiari che possono avere traccia del trattamento a cui è sottoposto il proprio caro.Perché da fuori queste lunghe attese sembrano incomprensibili, invece sapere esattamente cosa sta succedendo può essere di utilità per leggere il tempo di attesa”.
Attese che si scontrano con il duro lavoro del personale infermieristico e dei 14 medici distribuiti su turni, alcuni dei quali part-time: “La questione degli organici è uno degli elementi critici – ha spiegato il primario – perché non abbiamo la possibilità di gestire appieno l’area del triage e dell’osservazione breve, ci vorrebbe del personale in più”.
Nonostante questo, l’impegno dei medici trova spazio per percorsi di formazione e miglioramento, come spiegato dal direttore: “Verrà presto attivata una collaborazione fattiva tra quello che avviene nel territorio e nell’ospedale, ovvero tra infermieri del 118 e del Pronto Soccorso e che spero possa essere estesa anche ai medici. Questo permetterà di incrementare la cultura clinica del personale e un’integrazione migliore tra l’intervento ospedaliero e pre-ospedaliero. C’è quindi un grande lavoro in programma che partirà già nelle prossime settimane”.
“Inoltre – ha concluso il dott. D’Angelo – abbiamo aderito ad un progetto di lotta alla sepsi grave, ovvero le infezioni severe, che riscontrano tassi di mortalità maggiori di un infarto del miocardio; patologie spesso non così conosciute e che necessitano di un approccio organizzativo che renda tempestive e migliori le cure. Cambiamenti che abbiamo attuato insieme ad altre strutture ospedaliere”.