RUBRICA – SEPARARSI INFORMATI E NON SOLO… LA FAMIGLIA ED I MINORI
837 le cause di nullità pendenti al tribunale ecclesiastico all’inizio di quest’anno. E, di queste, 267 si sono aggiunte solo nell’ultimo anno.
Numeri alti e con un trand in aumento, non solo tra personaggi pubblici e conosciuti, ma anche tra le persone comuni e soprattutto tra i giovani.
Che cosa spinge sempre più persone ad incominciare una causa di nullità, lunga e sicuramente dispendiosa, che, di fatto, non va a portare nessuna modifica sostanziale alla separazione civile?
Innanzitutto va detto che l’annullamento, come comunemente lo si definisce, non è una specie di divorzio religioso, come molti pensano, poiché per la Chiesa il matrimonio è indissolubile. L’annullamento è la costatazione, da parte dell’autorità canonica, che il matrimonio non è mai esistito, in quanto mancavano le condizioni essenziali perché si potesse celebrare un matrimonio valido.
Quindi, quando si comincia una causa di nullità, l’attenzione non è su cosa è successo dopo che il matrimonio è stato celebrato, ma su cosa è successo prima che i futuri coniugi esprimessero il loro consenso a sposarsi.
In questo senso, se prendiamo in considerazione quanto è successo prima, ragioniamo non tanto sul comportamento tra le due persone che si sono sposate, bensì sul processo decisionale che spinge due persone a sposarsi e a sposarsi con un rito religioso.
Se escludiamo che, nel 2013, siano così tante le coppie costrette, con la violenza, a sposarsi in Chiesa, dobbiamo ricercare in altro le cause dell’aumento di richieste di nullità.
Leggendo le statistiche, molte di esse hanno come motivazioni l’indissolubilità e la procreazione. Come a dire, semplificando: “Pensavo che il matrimonio sarebbe stato per sempre, che avrei voluto dei figli, ma poi ho valutato che ‘per sempre’ era tanto tempo e allora ho preferito tirarmi indietro”.
E allora la riflessione va al sistema di valori che accompagna la scelta di sposarsi, alla capacità di conoscersi delle persone e alla capacità di usare il fidanzamento non come status sociale da esibire su Facebook, ma come strumento di conoscenza reciproca e profonda.
La riflessione va a una società (intesa come insieme di persone, famiglie, educatori,…) che insegna che qualsiasi scelta può essere ritrattata, negata, senza nessuna conseguenza, basta ammettere di essersi sbagliati e promettere di non farlo più.
Dal punto di vista canonico, l’annullamento del matrimonio sancisce che quel matrimonio non è mai esistito, poiché mancavano le basi affinché questo avvenisse. Dal punto di vista psicologico, l’aspettativa di chi fa una richiesta di nullità è spesso di cancellare quella parte della propria vita legata all’evento matrimonio e all’ex coniuge.
Per molti è come se la nullità concedesse una sorta di purificazione e restituisse una specie di integrità. Ma questa aspettativa è molto vicina alla negazione che è meccanismo di difesa tipico delle psicosi o dei traumi gravi e che crea una dissociazione di una parte di realtà.
Il vissuto emotivo e affettivo del matrimonio e soprattutto il carico psicologico legato al suo fallimento rimangono anche dopo la concessione di nullità. La tanto sperata restituzione della promessa matrimoniale fatta a suo tempo non sempre è in grado di garantire quel benessere e quella consapevolezza di sé e delle proprie scelte che solo un percorso di rivisitazione interiore può dare.
Sarebbe importante che sempre più spesso chi organizza e gestisce gli incontri per fidanzati nei corsi pre-matrimoniali, invece di fornire un certificato di presenza, aiutasse e orientasse i futuri coniugi a cogliere il significato e il valore di una scelta che nessuna nullità, canonica o civile, potrà in alcun modo restituire.
Così come sarebbe importante che sempre di più gli operatori che si occupano di separazioni accompagnassero a un percorso di comprensione di ciò che è accaduto nelle due persone che formano la coppia, più che alla mera stipula di un contratto di reciproca non-esistenza.
Dott. Luigi Baggio
Psicologo Ass Fps
Per info : segreteria@figlipersempreonlus.org – telefono: 0331 28 13 80
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