
LECCO – “La Lombardia ha dimostrato di essere una regione virtuosa, anzi, la più virtuosa. Merita l’autonomia e questo referendum consultivo è un’importante occasione per avanzare la nostra richiesta”.
E’ stato il professore e consigliere regionale Stefano Bruno Galli ospite della serata di presentazione del comitato “Un sì per la Lombardia autonoma”. Galli è giunto presso la sede di Lombardia Popolare in via Cavour intorno alle 18.30 accolto dal consigliere regionale Mauro Piazza e dal sottosegretario Daniele Nava.

“La campagna elettorale che si apre in vista del referendum consultivo del 22 ottobre è un’importante occasione per cambiare le cose – ha esordito Mauro Piazza – la Lombardia merita di vedersi riconosciute quel ‘gap’ di risorse. Un gap che credo sia legato anche al tema della rappresentatività politica oggi: le risorse ci servono non solo per far tornare un po’ di soldi in tasca ai cittadini ma per dare loro risposte”.

Daniele Nava ha parlato della Lombardia come di uno Stato tra gli Stati: “La nostra regione è quella che costa meno soldi allo Stato – ha detto – la spesa pubblica per ciascun abitante si aggira intorno ai 2.347 euro. A ciò si affianca un altro dato significativo, relativo ai dipendenti pubblici che in Lombardia sono il 4% rispetto alla popolazione mentre in Italia la media è ampiamente sopra il 5%. E’ stato calcolato – ha proseguito Nava – che se le altre regioni di Italia avessero un trend positivo e di eccellenza come la Lombardia si produrrebbe un risparmio di 68 miliardi di euro per le casse dello Stato. Alla luce di ciò chiedere l’autonomia è una scelta di buonsenso: nessuna questione ideologica o di rivalsa politica: è ora che quanto dato in questi decenni venga in parte restituito”.

E’ stato quindi Stefano Bruno Galli ad entrare nel merito del referendum: “La domanda che ci siamo posti per arrivare a questo punto è: come contrattualizzare il nostro rapporto con Roma? Facendo leva sul residuo fiscale che in Lombardia ammonta a 56 miliardi di euro. Il concetto di residuo fiscale è complesso, ma dal 2005 siamo riusciti ad individuarlo e a definirlo. Si tratta di calcolare il rapporto tra i trasferimenti di tributi dalla Regione verso lo Stato centrale e quello che torna indietro in termini di risorse e servizi. Una sorta di termometro del dare/avere con Roma. Ogni anno a beneficio dello Stato Centrale va il 32% di ciò che diamo. Vuol dire che dei 100 che trasferiamo ne utilizziamo il 68. Per evitare che la nuova richiesta di autonomia vada a finire in niente come già successo per altre regioni – ha proseguito Galli – dobbiamo puntare sul rendimento istituzionale. Questa è la nostra chiave di trattativa. E la Lombardia ha tutte le carte in regola per far valere i propri diritti”.

“Restava da affinare il metodo: è chiaro che la disparità istituzionale tra un governatore di Regione e il Presidente del Consiglio è difficilmente superabile, ma con alle spalle il supporto dei cittadini – attraverso il referendum – le cose possono cambiare. Ecco perchè il 22 ottobre il Sì è la scelta migliore – ha concluso – il referendum non avrà effetto immediato ma servirà a dare un segnale”.

RADIO LECCOCITTÁ CONTINENTAL




































