MANDELLO – Ci sono voluti quattro anni, ma ora Silvia Soana ha finalmente chiuso i conti con la Gilardoni Raggi X: si è infatti conclusa ieri, martedì, con un accordo davanti al giudice del lavoro Giovanni Gatto, la vertenza aperta dall’ex lavoratrice contro l’azienda mandellese finita al centro delle cronache per i casi dei presunti maltrattamenti sui dipendenti da parte della titolare Maria Cristina Gilardoni.
Nel caso in questione, il mobbing non c’entra, “non che non abbia mai ricevuto insulti o che sia stata trattata meglio di altri, anzi – ci racconta Silvia – ho fatto presente anche questo, sarà argomento del processo penale. La vertenza riguardava invece le diverse lettere di richiamo che ho ricevuto durante il mio periodo di lavoro in Gilardoni”.
Circa una decina di ammonimenti scritti recapitati alla lavoratrice, originaria di Mandello ed ora residente ad Abbadia, in poco più di tre anni, dal marzo del 2011, quando è stata assunta come apprendista amministrativa, al marzo del 2014:
“Le motivazioni erano decisamente discutibili, mi sono state contestate fotocopie ‘troppo scure’ e in un caso, durante un periodo di malattia, il medico dell’ASL, uscito per il controllo, ha riferito di non aver trovato la mia abitazione, l’azienda l’ha recepita come una mia mancanza ed oltre alla lettera è arrivata la sospensione. Sono stata licenziata alla fine dell’apprendistato perché, a loro parere, non erano stati raggiunti gli obiettivi prestabiliti. Abbiamo contestato anche questo, il mio apprendistato avrebbe dovuto vertere sulla materia fiscale ma ho fatto tutt’altro in azienda, non sono stata messa in condizioni di imparare. Gli ultimi dieci mesi, dagli uffici sono stata trasferita in portineria dopo che la guardia giurata se n’era andata”.
Ma anche Silvia, come altri, ha sofferto della tensione che si respirava alla Gilardoni: “Non solo psicologicamente ma fisicamente, ho iniziato ad accusare problemi cardiaci, su prescrizione medica ho dovuto assumere medicinali per abbassare la pressione, sono arrivata a toccare i 122 di minima. Spaventata per la mia salute – racconta Silvia – ed ormai rassegnata a perdere il posto di lavoro, ho cambiato atteggiamento e sono andata oltre a certi modi di fare nei miei confronti”.
Ad affiancarla in questi anni è stata il sindacato Fiom Cgil e legalmente l’avvocato Paolo Baio. Nel frattempo alla Gilardoni tutto è cambiato: dopo l’azzeramento del Cda da parte del Tar di Milano, il figlio Marco ha sostituito Maria Cristina alla presidenza e le relazioni con i lavoratori e i sindacati sono tornate ad essere serene, così come Silvia che ora può lasciarsi alle spalle questa esperienza.
Da tempo la giovane ha trovato un altro impiego e l’azienda, con l’accordo siglato martedì in tribunale a Lecco, le ha riconosciuto un risarcimento.