Lecco ricorda i Martiri delle Foibe: “Servono orecchie per ascoltare e bocche per raccontare”

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LECCO – “Ci vogliono orecchie che abbiano voglia di ascoltare e bocche che abbiano voglia di raccontare, forse è questa la riflessione più grande da fare”.

Così Andrea Bienati, docente di storia e didattica della Shoah e dei crimini contro l’umanità dell’Istituto Superiore Di Scienze Religiose  di Milano, si è rivolto ai numerosi studenti e alle persone che, questa mattina in sala Ticozzi, hanno partecipato all’incontro organizzato in occasione della Giornata del Ricordo.

“Immaginate coloro i quali sono sopravvissuti a tutta quella serie di eventi dolorosi e tremendamente concentrati nel tempo che passano sotto il nome di Foibe e Esodo; quanti di loro sono stati ascoltati? Quanti hanno visto delle bocche che hanno avuto voglia di raccontare la loro storia? Assai poche”.

Alla cerimonia hanno partecipato il Prefetto di Lecco Liliana Baccari, il vice sindaco di Lecco Francesca Bonacina e il Presidente della provincia di Lecco Flavio Polano. Presenti anche i rappresentanti della Comunità lecchese esuli Giuliano-Dalmati e il Comitato 10 febbraio.

“Benvenuti a questo momento di ricordo – ha detto il presidente Polano – Per celebrare questa giornata quest’anno abbiamo voluto promuovere questo momento per raccontare, riflettere e approfondire la tragedia del popolo Istriano-Dalmata, senza preconcetti o pregiudizi, ma anche senza strumentalizzazioni. E’ la storia e dobbiamo rileggerla anche alla luce degli avvenimenti odierni”.

“Oggi commemoriamo la tragedia di migliaia di italiani che subirono indicibili sofferenze e violenze – ha detto il Prefetto -. Nel 2004 il Parlamento ha consacrato la data di oggi, l’anniversario della firma del trattato di pace del 1947  tra l’Italia e le potenze alleate, quale Giorno del Ricordo. Ci sono voluti oltre 50 anni per rompere il velo di silenzio che ha  avvolto la tragedia degli infoibati”.

Una riflessione anche da parte del vicesindaco Bonacina: “Oltre che un ricordo dal lato simbolico, è importante vedere quali sono le storie e le complessità che hanno caratterizzato la storia del nostro popolo. Questo, oggi, è una cosa importantissima perché sappiamo tutti quante tensioni ci sono a livello nazionale, europeo e mondiale. E queste tensioni in cui tutti siamo immersi spingono spesso a delle semplificazioni delle storie di popoli e di simboli. Le ideologie sono qualcosa di buono, ma la storia ci insegna che possono diventare qualcosa di cieco e molto pericoloso. L’intenzione è quella di offrire degli elementi che ci consentano di saper leggere anche gli eventi del mondo attuale”.

Prima dell’approfondimento in sala Ticozzi, sul lungolago intitolato proprio ai Martiri delle Foibe, si è svolto un piccolo momento di commemorazione con la deposizione di una corona di fiori.