“Abbiamo ricostruito la Uilm di Lecco”. Enrico Azzaro rieletto segretario

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Enrico Azzaro (Uilm)

LECCO – “Pochi avrebbero scommesso oppure, semplicemente pensato che saremmo riusciuti, a riprendere una provincia oramai perduta, se pensiamo che all’alba del 2014 la Uilm era scomparsa e non per decreto ed ora siamo qui a celebrare il nostro Congresso provinciale, che è l’11esimo, per gli adempimenti stautari e il primo per quel che intendo come sindacato”.

Una scommessa vinta da Enrico Azzaro, riconfermato giovedì alla guida del sindacato dei metalmeccanici della Uil, nell’importante appuntamento che si è svolto nell’incantevole cornice offerta dal Griso di Malgrate. Insieme ad Azzaro, giunto a Lecco nel 2014 dalla sede nazionale della Uilm e alla guida dell’organizzazione negli ultimi quattro anni, sono stati eletti alla segretaria organizzativa Emanuele Poppa e alla segreteria Gabriella Trongu.

Enrico Azzaro, segretario provinciale Uilm

“Arrivato a Lecco, ho capito subito che occorreva fare una sola cosa, semplice a parole, un po’ meno nei fatti. Lasciarmi alle spalle il mio ruolo di funzionario nazionale e fare appieno l’attivista, il delegato, il segretario – ha proseguito Azzaro – La UILM Lecco andava ricostruita, ridisegnata, sia nell’immagine che nella sostanza, e occorreva subito andare nelle fabbriche. Sapendo che questo avrebbe prodotto una rottura importante degli equilibri del territorio, avrebbe comportato la rottura degli schemi e tutto questo avrei dovuto farlo da solo, senza poter contare su operatori o struttura”.

Una rottura degli equilibri, dice il segretario dei metalmeccanici, che si è palesata nei constrasti, spesso aspri, con le altre sigle sindacali.

“Fim e Fiom hanno fatto di tutto per ‘aiutarmi’ – denuncia Azzaro – Tavoli separati, voler replicare le dinamiche sindacali della vertenza Marchionne, almeno in quel contesto c’era dinanzi una visione di politica industriale che si contrapponeva. Ai lavoratori, come alle imprese e alle associazioni datoriali, spesso hanno offerto il meglio del loro isterismo. Noi, mai abbiamo chiesto incontri separati; mai ci siamo permessi di occupare tutte le ore di assemblea; mai ci siamo permessi di stracciare i volantini e comunicati sindacali dalle bacheche. Mai siamo entrati senza convocazione alle assemblee di altri sindacati, mai abbiamo chiesto di fare tavoli separati, mai diviso i lavoratori chiedendo agli stessi dove volessero partecipare alle assemblee. Mai abbiamo perso le chiavi delle bacheche sindacali o chiuse con il lucchetto. Mai ci siamo nascosti dietro alle imprese o interpretato le regole per non permettere ad altri sindacati di svolgere la loro funzione. Tutto quello che abbiamo ce lo siamo conquistato e continuerà la nostra azione e a chi mi chiedeva l’elenco delle fabbriche, ribadisco, tutte e, dove un solo lavoratore ci chiamerà noi andremo”.

Azzaro cita il caso dell’Arlenico, “le Rsu e Fim e Fiom hanno dato il meglio di se, hanno fatto un capolavoro che ci ha consentito di raccogliere oltre il cinquanta percento di firme per far decadere le Rsu – ricorda – Non so se è chiaro, i lavoratori ci hanno messo la faccia firmando e certificando le firme” . Poi Fontana Pietro di Calolziocorte “una delle più significative imprese a carattere internazionle, Fim e Fiom hanno aperto la procedura il 21 dicembre, per poi scoprire che la loro procedura era saltata. Noi, chiaramente abbiamo trovato una soluzione che consentisse di procedere assieme al voto delle Rsu, noi ci siamo e siamo riusciuti ad eleggere un Rsu e RLs. Voti nostri. Voti veri”.

Alla Rodacciai, invece, “dopo il disastro del 2014 – dice Azzaro – abbiamo riportato il gruppo dirigente e siamo il secondo sindacato in assoluto come alla Fiocchi Munizioni, dove ricordo la mia prima assemblea fatta in uno scantinato con quattro lavoratori e, alle ultime votazioni abbiamo sfiorato la vittoria. In quell’azienda, la gente, ha riconosciuto la nostra onestà culturale e competenza, noi, abbiamo evidenziato le anomalie e il mancato rispetto di una norma contrattuale Le imprese erano abituate al sindacato delle tessere”.

Poi  il braccio teso verso le altre organizzazioni, un invito ad una soluzione condivisa: “Noi, Fim, Fiom, Uilm di Lecco, possiamo avere opinioni diverse, ma abbiamo anche dei doveri e rappresentiamo anche degli interessi collettivi e su queste basi, che noi dobbiamo iniziare a parlarci seriamente, a viso aperto, perché lo dobbiamo alle persone che intendiamo rappresentare”.

 

Un mondo, quello del settore metalmeccanico, dove in provincia di Lecco operano 1.487 aziende (dati dicembre 2017) in percentuale superiore sia a quella lombarda che a quella nazionale, con una occupazione di oltre 17.200 dipendenti. A fine 2017 le imprese che operano nella “metallurgia” sono 99 e, occupano circa 2.876 dipendenti mentre quelle del comparto “fabbricazione di prodotti in metallo” ammontano a 1.365 imprese con oltre 14.300 lavoratori.

“Vorrei prendere con cautela quanto si sente in questi giorni, sull’entusiamo agli annunci di fatturati pre-crisi – sottolinea il segretario della Uilm – sicuramente la Lombardia si pone quale motore industriale e non solo nel manifatturiero, le imprese che hanno saputo investire in innovazione e ricerca, non hanno mai fatto un ora di cig, ma sarei cauto, molto cauto, nel dire che è del tutto superata. 8 E nella nostra provincia bisogna capire se stiamo uscendo dalla cultura del fil di ferro. Dobbiamo capire, che tipo di ripresa abbiamo non solo nell’immediato, dobbiamo lavorare per risolvere i tanti problemi strutturali”.