Sorpresa per la scelta di aprire la crisi ma nessuno sconfessa il ‘capitano’
Per esponenti e militanti quella di Salvini è “una scelta di coraggio”
LECCO – Dall’annuncio della crisi al durissimo scontro con il premier Conte, poi il ritiro della mozione di sfiducia ed ora la mano di nuovo tesa agli ex alleati del Movimento 5 Stelle: sono giorni tesi per il Carroccio e anche il popolo leghista sta a guardare.
Il rischio di un nuovo esecutivo tra M5S e PD metterebbe all’angolo il partito di Matteo Salvini e i militanti guardano con apprensione alle consultazioni aperte dal presidente Mattarella.
Anche a Lecco i leghisti incrociano le dita e secondo indiscrezioni non sarebbe mancato pure un certo sconcerto tra i tesserati del Carroccio lecchese, eppure, almeno pubblicamente, nessuno sconfessa le scelte di Matteo Salvini.
“Nella Lega quello che dice il segretario è legge. Lo è stato con Bossi, poi con Maroni e ora con Salvini. Siamo sempre stati compatti – ci dice Giovanni Colombo, consigliere comunale a Lecco – è chiaro che Matteo ha una strategia e un obiettivo, avere un governo più forte per dare risposte che la Lega vuole dare all’Italia. Che poi ci riesca oppure no, so che lui crede in quello che fa”.
Per alcuni quella di Salvini è stata “una scelta di coraggio”come dice Lucia Cagliani, storica militante della Lega, recentemente tornata sotto i riflettori per lo striscione a favore della chiusura dei porti, appeso dal suo balcone in piazza XX Settembre.
“Personalmente all’inizio ci sono rimasta male, nessuno se lo aspettava, poi ho cercato di capire il perché. Salvini sapeva che facendo questa mossa avrebbe potuto perdere il posto da Ministro, ma ha avuto il coraggio di rischiare per portare avanti i provvedimenti che la Lega vuole approvare, dall’autonomia regionale all’immigrazione, la riduzione delle tasse”.
Un azzardo? Forse, ma il rischio che il Carroccio possa ritrovarsi dal Governo all’opposizione sembra non fare vacillare il sostegno della base al leader.
“Se così sarà, faremo un’opposizione sana e durissima – fa sapere il consigliere provinciale Stefano Simonetti – Sono d’accordo al 100% con la posizione di Salvini. La scelta migliore è quella di andare al voto e se andrà al governo chi ha perso le elezioni scenderemo in piazza a protestare”.
Nessun dubbio nemmeno per Ferdinando Ceresa, consigliere comunale a Oggiono e uno dei primi militanti lecchesi del Carroccio: “Per me è stata una scelta scontata, dopo mesi di litigi e ‘orecchie da mercante’ su un tema importante come l’autonomia regionale. Abbiamo sempre detto che avremmo fatto ‘patti con il diavolo’ per avere l’autonomia lombarda, ma se non ce la danno, allora nessun patto nemmeno con gli angeli”.
“Il ritorno di un governo targato Pd o sotto l’influenza piddina è il male assoluto, la più grande sventura che possa accadere ai Comuni – commenta il sindaco di Ballabio, Alessandra Consonni – Nell’ultimo anno, con l’esecutivo M5S-Lega, sembrava di essere usciti da un incubo: siamo tornati ad assumere, a investire e programmare. Se arriveranno al governo, i piddini, da succubi della Ue, imporrano una nuova stagione di ristrettezze a spese dei cittadini. In questa prospettiva non ha senso neppure il legittimo anelito all’autonomia di Lombardia e Veneto, perchè la Roma del Pd tornerà a tenersi i nostri soldi”.
Cosa succederà? “Direi 50 e 50. La partita è aperta – ci dice l’ex ministro Roberto Castelli – Salvini ha fatto tutto questo per andare alle elezioni e oggi siamo nel mezzo dello svolgimento di questa partita. Se vinceremo noi nascerà un governo coeso altrimenti avremo più tasse e più immigrati. E’ una scommessa quella di Salvini, ma in politica qualche volta bisogna scommettere. Sospendo ogni giudizio sulle scelte fatte, avendo vissuto in prima persona la politica a certi livelli, so che se non sei dentro non puoi capire davvero certe dinamiche”.
Possibili delusioni? “Solo se non vedremo realizzati certi provvedimenti che aspettavamo – spiega Giorgio Siani, ex sindaco di Mandello – certo siamo stati colti un po’ di sorpresa ma immagino che Salvini abbia fatto le sue valutazioni e si sia reso conto di non poter portare avanti certi impegni con i Cinque Stelle, come le grandi opere, l’autonomia e la flat tax. Da parte mia ha il sostegno assoluto”.
“Purtroppo era una decisione che andava presa – ribadisce Andrea Corti, consigliere comunale a Lecco – farlo prima o dopo non avrebbe cambiato nulla. Ricordiamo che la crisi si è aperta in parlamento con la votazione sulla Tav. Abbiamo portato a casa molti provvedimenti in questo anno e mezzo, tranne dove i ministeri li avevano i Cinque Stelle. Se non si riesce più a lavorare assieme allora è giusto rompere. Ho piena fiducia nel mio segretario”.