MILANO – Nella mattinata di oggi, lunedì, nelle province di Milano, Parma e Salerno, i militari del Comando Provinciale di Milano hanno dato esecuzione a un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 5 italiani, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di truffa aggravata in danno di persone anziane.
L’attività rientra tra le iniziative intraprese dal Comando Provinciale di Milano nel 2015, per far fronte a un consistente aumento delle truffe ai danni di anziani, per la cui commissione spesso i malfattori ricorrevano alla figura del “finto Carabiniere”. Quell’anno era stata quindi istituita nell’ambito del Nucleo Investigativo una task force, con lo scopo di operare un’approfondita analisi del fenomeno a livello regionale, enucleando i principali modus operandi che ricorrevano negli episodi delittuosi, finalizzata all’avvio di una più strutturata attività investigativa, che si è conclusa con l’operazione Condor dello scorso 8 novembre, con l’esecuzione di 51 misure cautelari emesse dal G.I.P. di Napoli su richiesta di quella Direzione Distrettuale Antimafia.
Le investigazioni svolte si inseriscono in un più ampio sforzo investigativo coordinato dalla Procura della Repubblica di Milano, che ha individuato due Pubblici Ministeri specializzati, la dott.ssa Giancarla Serafini e la dott.ssa Lucia Minutella, dal marzo del 2018 sotto la direzione del Procuratore Aggiunto dott. Eugenio Fusco. In tale quadro si collocano i 14 provvedimenti cautelari che hanno riguardato 25 persone, perseguendo i responsabili di ben 129 delitti di questa tipologia.
L’odierna attività di indagine, avviata nel maggio 2017, ha consentito di individuare un gruppo criminale dedito alle truffe nei confronti di anziani, operante nel nord Italia, con base operativa in provincia di Milano e strettamente collegato, anche per vincoli parentali, ai vertici della macro associazione investigata nella citata operazione Condor. Questo gruppo criminale, infatti, spesso portava i monili in oro sottratti a Napoli, dove poi li cedeva sfruttando i consolidati circuiti criminali evidenziati con l’operazione Condor.
All’interno del sodalizio, i compiti erano rigidamente suddivisi tra i ruoli di un capo dell’organizzazione, che reclutava i telefonisti, istruendoli sulle modalità operative, portando ogni settimana i preziosi provento dei delitti di truffa a Napoli per monetizzarli; 2 telefonisti, che contattavano telefonicamente le vittime, fingendosi un avvocato od un appartenente alle forze dell’ordine, riferendo che un parente stretto della vittima si trovava in stato di fermo perché coinvolto in sinistro stradale, spiegando che era necessario il pagamento di una somma di denaro in contanti o la consegna di gioielli per la sua liberazione; 2 operativi, che si recavano presso le abitazioni delle vittime, in accordo con il telefonista, presentandosi quale persona inviata dal legale o dal maresciallo, e prelevando materialmente il denaro e/o i preziosi; 1 tesoriere (indagato in stato di libertà e che risponde solo di associazione per delinquere), che custodiva i profitti dell’attività delittuosa presso la propria abitazione, che metteva talvolta a disposizione del telefonista per effettuare le chiamate alle vittime.
Nel corso dell’operazione, sono stati raccolti elementi di colpevolezza in ordine alla commissione di 23 episodi di truffa (di cui 18 consumate/tentate a Milano e 5 a Torino) per un controvalore approssimativo di Euro 260.000.
L’indagine si è avvalsa altresì delle dichiarazioni rese da un ulteriore indagato, a suo tempo arrestato dal Nucleo Investigativo di Milano per altri reati connessi e già condannato in un procedimento stralcio a 1 anno e 6 mesi per la partecipazione all’associazione in argomento.
I provvedimenti di custodia in carcere sono stati eseguiti nei confronti di: 1 soggetto libero; 2 soggetti in atto ristretti presso le carceri di Parma ed Eboli (SA); 1 soggetto sorvegliato speciale e gravato dall’obbligo di firma; 1 soggetto affidato in prova ai servizi sociali.