L’iniziativa ha lo scopo di favorire una cultura dell’innovazione dei modelli di lavoro, migliorare il benessere organizzativo e la conciliazione con il tempo libero
CONCOREZZO – Da gennaio 2020 in KSB Italia S.p.A. sarà disponibile per i dipendenti lo smart working. L’azienda ha deciso di introdurre un nuovo modo di lavorare, che coinvolgerà la maggior parte dei lavoratori. L’obiettivo è quello di andare incontro maggiormente alle esigenze di chi lavora per meglio conciliare il tempo che si vive in azienda con quello personale.
Lo scopo è quello di superare i modelli di organizzazione tradizionali che costituiscono ancora oggi un fattore di rigidità del sistema economico. Restituire alle persone una maggiore flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari di lavoro e degli strumenti da utilizzare per svolgere le proprie attività lavorative significa creare organizzazioni più flessibili, indirizzate all’empowerment, alla responsabilizzazione e alla focalizzazione sui risultati.
La più recente ricerca condotta da Assolombarda, stima che le imprese che adottano forme di smart working rappresentino il 56% del totale nelle realtà con oltre 250 dipendenti (in forte sviluppo rispetto alla rilevazione precedente) e il 24% fra le PMI (8% con progetti strutturati e 16% con azioni informali). Nella PA solo l’8% degli enti dichiara di avere iniziative strutturate a riguardo, più un altro 1% che sostiene di praticare smart working informalmente. Quanto al numero di lavoratori coinvolti (smart worker) Assolombarda li stima in 480mila, pari al 12,6% della popolazione potenzialmente interessata dal fenomeno (impiegati, quadri e dirigenti in imprese con più di 10 dipendenti): una percentuale in costante crescita. L’associazione degli industriali inoltre ha stimato con un +15% l’incremento in produttività derivante dall’implementazione di un modello “maturo” di smart working.
Secondo altri dati raccolti grazie all’indagine fatta lo smart working sta velocemente prendendo piede fra le imprese: lo strumento viene infatti utilizzato dal 14,0% delle aziende, una quota ampiamente superiore di quella riscontrata (pur su un campione diverso dal punto di vista dell’origine geografica) l’anno scorso. La diffusione dello smart working risulta in funzione delle dimensioni aziendali: è presente nell’8,4% delle realtà sotto i 25 dipendenti, per salire al 9,5% per quelle fra 26 e 100 dipendenti e arrivare al 22,9% in quelle più strutturate.
Dopo un periodo con delle attività pilota, KSB Italia S.p.A ha deciso di coinvolgere la maggior parte dei dipendenti; in particolare quelli che occupano posizioni nelle vendite, nei ricambi, nei reclami e garanzie, nella preventivazione, inserimento ordini, gestione commesse, acquisti, amministrazione, information technology e service. I dipendenti interessati a partecipare al progetto possono fare richiesta al proprio responsabile, indicando quali attività svolgere da remoto; nella misura massima di 1 giorno alla settimana, tendenzialmente fisso e da concordare. Durante quel giorno lo smart worker deve garantire la reperibilità in determinate fasce orarie per favorire l’interazione con gli altri dipendenti e con il responsabile.
Per KSB Italia lo smart working è un’ulteriore passo per rendere l’ambiente lavorativo a misura di lavoratore, avendo come obiettivo quello di voler aumentare il senso di appartenenza all’azienda dei propri collaboratori. Non vanno poi trascurati i vantaggi a livello sociale, che si concretizzano, in particolare, nella riduzione del traffico e dell’inquinamento, nella valorizzazione degli ambienti urbani e in un supporto alla leadership femminile.
Da diversi anni l’azienda pone l’attenzione al welfare aziendale per migliorare il benessere psico-fisico del proprio personale. Ricordiamo che per quanto riguarda il welfare aziendale negli anni sono state realizzate diverse iniziative tra le quali un’area verde con alberi da frutta per sensibilizzare l’utilizzo di prodotti alimentari sani; un orto aziendale; una palestra; la navetta gratuita; una biblioteca contente più di 1.000 volumi; un servizio di ristorazione interno; la presenza di un avvocato che offre consulenza gratuita fuori dall’orario di lavoro e la flessibilità dell’orario lavorativo.