La manifestazione si è svolta pacificamente fuori dell’Rsa Airoldi e Muzzi dove è ospite il professore di Airuno
“Vogliamo che Carlo torni a casa sua, questa non è dignità”
LECCO – Una manifestazione pacifica “contro l’ingiustizia che sta vivendo Carlo Gilardi”. All’appello di Benedetta e Alessandro, gli organizzatori del presidio fuori dalla Rsa Airoldi e Muzzi di Lecco dove da fine ottobre è ospite il professore di Airuno, hanno risposto circa un centinaio di persone. Sabato pomeriggio il gruppo si è riunito fuori dalla struttura per esprimere il proprio dissenso e, come spiegato dagli organizzatori, “dare un segnale forte e significativo riguardo l’opinione pubblica sul fatto”.
La manifestazione, presidiata dalle forze dell’ordine, è stata organizzata in pochi giorni e autorizzata dalla Questura, nel rispetto delle normative anti Covid.
“Io vengo da Cremona – ha dichiarato Benedetta – quando sono venuta a conoscenza della storia di Carlo Gilardi mi sono commossa e allo stesso tempo vergognata. Carlo potrebbe essere mio nonno, come il nonno di tutti voi. Se fosse stato mio nonno sarei andata a prenderlo con la forza. Siccome non ho potuto farlo ho pensato fosse opportuno manifestare il mio dissenso attraverso questa manifestazione che, lo ribadisco, vuole essere pacifica e mostrare vicinanza a Carlo. Siamo qui per lui, ma anche per noi stessi. E’ assurdo – ha aggiunto – come venga negata la libertà di una persona lucida e contraria a questo trattamento”.
Tanti presenti al presidio
Tanti, come detto, i cittadini presenti al presidio con cartelli, striscioni e messaggi per Carlo. Non sono mancate canzoni e cori, applausi al grido di ‘Carlo libero’. Alla manifestazione c’era anche l’imprenditore Walter Fontana di Fontana Group di Calolzio: “Sono qui per lo stesso motivo per cui lo sono le persone presenti – ha dichiarato – Carlo è una persona che è stata ritenuta in grado di intendere e di volere, non ha senso che si trovi in questa situazione. L’affluenza a questo presidio dimostra che Carlo non è solo, ha il sostegno di tanti. La sua mentalità – ha concluso – è diversa da quelli che pensano ci si debba identificare in una bella macchina o in un bel vestito, è un uomo solidale e generoso, che ha fatto tantissimo per la sua comunità e non solo. Vogliamo aiutarlo a tornare a casa”.
“Carlo è lontano dalla sua Airuno, dai suoi animali, dalle persone che gli vogliono bene – ha detto Benedetta – grazie ad un Aso, un Accertamento Sanitario Obbligatorio richiesto dalla sua amministratrice di sostegno e autorizzata da un giudice del Tribunale di Lecco. Queste azioni erano alla tutela della sua sicurezza, così si è giustificata l’amministratrice. A sostegno della loro tesi c’è l’indagine in corso per circonvenzione di incapace. Ricordiamo che Carlo non è stato dichiarato incapace di intendere e di volere e questo è stato verificato da cinque perizie psichiatriche (di parte, ndr). Quindi qui abbiamo una persona normale che viene trattata a livello legale come un incapace di intendere e di volere”.
L’indagine della Procura sull’ipotesi di reato di circonvenzione di reato, nata dopo la denuncia del primo amministratore di sostegno di Gilardi, richiesto dalla sorella che poi, dopo un anno, avrebbe chiesto la revoca di questa misura per il fratello, si è chiusa con la richiesta di rinvio a giudizio per 7 persone. L’udienza preliminare è fissata a febbraio. “Per questo siamo qui: non vogliamo aspettare fino a febbraio, Carlo ha già passato il suo compleanno in questa struttura, da solo“.
“Questa non è dignità”
Prima di lasciare la parola ad altri interventi da parte dei presenti Benedetta ha concluso: “Carlo paga 3.500 euro ogni mese a questa clinica di lusso dove ha detto di essere trattato molto bene, come un re, ma dove comunque non intende restare. Ricordiamoci che anche una prigione dorata resta una prigione. Con questi soldi potrebbe vivere da re a casa sua, questo avrebbero pensato un giudice e un amministratore se davvero avessero avuto a cuore il suo bene. In questo mese e mezzo tanti hanno provato a chiamarlo, non gli è mai stato passato il telefono, i parenti volevano vederlo, gli è stato negato. Come la definita questa? Questa è dignità? Non mi risulta che un re non possa parlare con i suoi familiari. E infatti lui ha assicurato di essere trattato come un imperatore perché sappiamo quanto umile, buono e gentile Carlo sia”.
“Hanno detto di stare lavorando perché torni a casa il prima possibile, sono passati quasi due mesi, quanto tempo ci vuole? Carlo non ha il nostro tempo e gliene hanno rubato già fin troppo” hanno concluso i manifestanti che hanno anche intonato canzoni per cercare di raggiungere con la forza e la potenza della musica l’anziano professore, stringendosi a lui in un lungo e virtuale abbraccio. “Questa manifestazione nasce dalla volontà di mostrare che siamo a lui vicino, che Carlo non è solo” hanno ribadito più volte nel corso della lunga iniziativa che ha animato la frazione di Germanedo per due ore.
A portare la sua testimonianza anche l’airunese Claudia Bonariva, da subito in prima linea (con uno striscione affisso fuori dalla casa di Airuno, seguito da quello con gli auguri per il compleanno il 4 dicembre) per chiedere che il professor Gilardi possa fare rientro nella sua Airuno.
Il presidente dell’Rsa Giuseppe Canali: “Il clamore suscitato danneggia l’immagine della nostra struttura”
Al presidio si è presentato anche il presidente dell’Airoldi e Muzzi Giuseppe Canali che ha consegnato ai manifestati un comunicato con alcune dichiarazioni: “Dal 30 ottobre il sig. Carlo Gilardi è stato accolto nella nostra Rsu su richiesta dell’Amministratore di Sostegno, avv. Elena Barra, proveniente dall’Asst di Lecco. Il ricovero è stato da subito impostato come degenza a carattere prevalentemente sociale più che sanitaria (…) il sig. Gilardi è assistito e seguito con grande attenzione da tutto il nostro personale, così come per altro tutti gli altri nostri ospiti”.
“Il clamore suscitato da questo caso – ha aggiunto Canali – rischia di procurare danni all’immagine del nostro Istituto, di questo siamo profondamente amareggiati: gli Istituti Airoldi e Muzzi da ben 450 anni rappresentano infatti un’istituzione pubblica benefica per la città di Lecco e Provincia e hanno da sempre al centro della propri a mission il prendersi cura con elevata dedizione e assoluta professionalità delle persone più deboli”.
“Per questo – ha concluso – abbiamo richiesto all’Amministratore di Sostegno, al Giudice tutelare, al sindaco del Comune di Airuno e al Direttore Generale dell’Ats Brianza che siano definiti i tempi per il progetto di rientro e che gli stessi, nei limiti di quanto possibile, possano essere resi noti”.
La solidarietà della Fondazione Comunitaria del Lecchese all’Istituto Airoldi e Muzzi
Hanno espresso ‘profonda e convinta stima e riconoscimento nei confronti degli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi’ Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese, e Manetto Fabroni, presidente della Fondazione Frassoni.
“L’esposizione mediatica di queste settimane certamente ha provocato e provoca risvolti che possono rendere difficoltosa la vita quotidiana degli ospiti, del personale e di chi ha il compito di gestire tutta la struttura. Ci sentiamo di comunicare la nostra piena solidarietà e stima nei confronti dell’Ente e nello stesso tempo di non comprendere azioni che anziché difendere i diritti dei più fragili possono rischiare di fare del male. Come membri del Comitato di Nomina esprimiamo grande vicinanza verso un’istituzione che dal 1594 risponde ai bisogni di cura nei riguardi degli anziani e delle loro famiglie e che ha dimostrato, in questo momento drammatico per il nostro Paese, capacità professionale e umana encomiabili, bene prezioso per tutta la nostra comunità”
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