SEREGNO – “Oggi è una delle giornate più tristi e difficili dall’inizio di questa avventura come sindaco della nostra comunità: mi è stata notificata una informazione di garanzia in relazione alle indagini in corso per la vicenda AeB-A2A”.
E’ lo stesso primo cittadino di Seregno, Alberto Rossi, tramite la propria pagina Facebook a fare sapere di risultare tra gli indagati nell’inchiesta della guardia di finanza sull’operazione di integrazione societaria dell’ex municipalizzata di Seregno AeB nel gruppo A2A.
“Ve lo dico qui, pubblicamente, perché ho sempre fatto della trasparenza un principio fondamentale del mio modo di amministrare. In tutta onestà non me l’aspettavo minimamente. È una botta che mi provoca tristezza, non ve lo nego, avendo l’assoluta consapevolezza di essermi sempre comportato correttamente e avere agito sempre in buona fede – dice il sindaco – Sono completamente a disposizione della Procura, di cui capisco il dovere di approfondire in merito agli esposti ricevuti, e sono certo che sarà confermata la mia correttezza”.
La fusione societaria era stata fortemente contestata dall’opposizione in comune a Seregno, che avevano denunciato la “svendita” dell’azienda municipale al grande gruppo multi-utility, e recentemente, a settembre, l’operazione è stata “bocciata” da una sentenza del Consiglio di Stato.
Da parte sua, il Gruppo A2A fa sapere: “Nell’ambito delle indagini preliminari condotte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza aventi ad oggetto l’operazione di integrazione societaria di AEB, il Pubblico Ministero, volendo svolgere accertamenti tecnici non ripetibili su supporti informatici già oggetto di sequestro, ha notificato alcune informazioni di garanzia. Dall’avviso si è appreso che tra gli indagati risultano taluni amministratori e manager del Gruppo A2A. I provvedimenti non riguardano né l’attuale vertice della società quotata, né A2A, né società del Gruppo A2A. La Società, nel manifestare piena fiducia nella magistratura inquirente, conferma il convincimento circa la correttezza del proprio operato”.