Fermo l’iter del progetto presentato tre anni fa dalla storica impresa di Calolzio
L’Ad Andrea Beri: “Non è chiaro perché si sia voluta negare un’opportunità a costo zero per il territorio”
CALOLZIO/BRIVIO – Un ambizioso progetto da oltre mezzo milione di euro, frutto del connubio tra attività produttiva, aspetto sociale e aspetto ambientale, ‘arenato’ per quella che è stata definita senza mezzi termini ‘malaburocrazia’. Tre anni fa l’industria Ita Spa di Calolzio aveva presentato ‘We draw a green future’, un progetto di riqualificazione delle aree verdi in località Foppe-Palude tra i comuni di Calolzio e Brivio, con l’obiettivo di mettere a disposizione della comunità alcune aree di proprietà intorno all’azienda. Nel progetto sono previste una pista ciclabile, la piantumazione di alcuni alberi, la realizzazione di un’area pet-therapy in collaborazione con Enci e il Gruppo Cinofilo Lecchese e il recupero di un vecchio appezzamento da destinare a orto didattico. Una quinta fase del progetto prevede anche la ristrutturazione dell’immobile ex Sala del Regno dei Testimoni di Geova per farne un ‘polo’ formativo ad uso di enti preposti per la divulgazione del patrimonio naturalistico con la partecipazione delle scuole.
Oggi l’iter risultato fermo, bloccato dal Comune di Brivio che, come reso noto dall’Amministratore Delegato di Ita Spa Andrea Beri, non avrebbe dato disponibilità all’azienda a sottoscrivere una convenzione per l’utilizzo dell’area da destinare alla pet-therapy. “Il terreno – spiega Beri – fa parte del Parco Adda Nord ma non possiamo richiederne l’utilizzo come privati, deve essere un ente pubblico, in questo caso il Comune di Brivio, di cui fa parte l’area, a dover presentare richiesta”. Un atto di pura formalità, come precisato, dal momento che il Parco nel luglio 2023 aveva già espresso parere favorevole all’utilizzo del terreno, dunque apparentemente semplice, ma così non è stato: “Lo scorso autunno abbiamo aperto un canale comunicativo con il Comune di Brivio senza mai ottenere risposte, fino a che, dopo svariati solleciti, il 6 di maggio riabbiamo ricevuto una mail in cui, senza motivazioni, ci veniva detto che il Comune non aveva interesse a proseguire con il progetto. Una vera e propria doccia fredda”.
Beri, affiancato dal direttore di Confapi Marco Piazza e dall’architetto Sergio Cogliati, continua: “Quello che più mi crea imbarazzo e stupore è il non capire perché questa opportunità per il territorio, offerta a costo zero, sia stata negata. Un’incomprensione? O forse l’amministrazione comunale di Brivio non rileva interesse nell’intervento perché si sviluppa in un’area ‘distante’? Questo progetto è nato in un’ottica di condivisione con il territorio, in un periodo difficile, appena post Covid, dove abbiamo tutti riscoperto l’importanza di poter fare due passi all’aria aperta, nel verde. L’idea l’ebbe proprio mio padre che spesso, come anche altri, faceva due passi lungo la strada dietro l’azienda che porta in zona palude e fino all’ingresso del Parco. Da qui l’idea di mettere a disposizione queste aree alla comunità e ai nostri lavoratori, evitando di farle diventare boscaglia incolta. Non si riesce proprio a capire perché, dopo l’entusiasmo iniziale espresso da parte di tutti gli enti coinvolti, tra cui anche l’amministrazione di Brivio, ci si sia arenati, bloccando di fatto tutto l’iter”.
A metà luglio si era svolto un incontro in Comune: “In quell’occasione avevamo chiesto al sindaco di dirci se avesse avuto interesse per altri interventi di farcelo sapere, che saremmo stati disponibili, ad oggi non abbiamo ancora avuto risposta nonostante i solleciti settimanali, sia mail che al telefono”.
Piazza (Confapi Lecco Sondrio), ha definito la questione ‘malaburocrazia’: “Ci dispiace davvero per quanto sta accadendo, come Confapi abbiamo sin da subito supportato la Ita Spa in questo ambizioso progetto che riteniamo un concreto esempio di collaborazione pubblico-privato a bene della comunità. Confidiamo che la situazione possa sbloccarsi al più presto”.
Sul caso è intervenuto anche il consigliere regionale Giacomo Zamperini: “Il nostro territorio ha bisogno di questo circolo virtuoso, pubblico-privato, va capito se c’è stato un intoppo di tipo squisitamente burocratico o di altro tipo. Dobbiamo evitare il rischio che l’imprenditore decida di fare un passo indietro, sarà mia premura favorire un incontro chiarificatore tra le parti, mi auguro si sia trattato solo di un’incomprensione”.