La manifestazione era stata organizzata in risposta alla fiaccolata in ricordo dei repubblichini
Potere al Popolo difende i manifestanti: “Siamo a sostegno delle compagne e compagni indagati”
LECCO – Il 28 aprile scorso, in risposta alla fiaccolata organizzata per commemorare i caduti della Repubblica Sociale Italiana sotto la targa posta tra via Pascoli e via Cantarelli a Lecco, era stato organizzato un corteo antifascista con una parte dei manifestanti che, dopo aver tentato di raggiungere il luogo della commemorazione, ha tentato di entrare in comune dove si stava svolgendo il consiglio comunale.
Proprio davanti al portone di palazzo Bovara la tensione ha raggiunto il culmine con i manifestanti che hanno tentato di sfondare il cordone della Polizia (nel video sottostante si vede anche il lancio di una pietra verso gli agenti in assetto anti-sommossa). Nelle ultime settimane sono giunti a Lecco gli atti di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 17 persone a seguito proprio di quei fatti.
Netta la presa di posizione di Potere al Popolo Lecco a favore dei manifestanti: “Si vedono i primi frutti avvelenati del decreto sicurezza emanato del governo Meloni, eravamo stati facili profeti nel prevedere che con questo decreto si sarebbe cercato di reprimere la protesta sociale che sta crescendo a causa dell’impoverimento, della precarietà del lavoro, dei tagli alla spesa per scuole, ospedali e pensioni, mentre si concedono sgravi fiscali ai ricchi e si decide di aumentare la spesa militare. Nello specifico siamo al paradosso che si sono difesi i nostalgici fascisti e manganellati gli antifascisti, accusandoli poi di oltraggio a pubblico ufficiale e resistenza. Per quanto riguarda il presunto ‘assalto’ al comune è incredibile che durante un consiglio comunale, per sua natura pubblico, si accusino i manifestanti di essere entrati in municipio. Non c’è stato nessun atto di minaccia né danneggiamento. Potere al Popolo Lecco sa che che parte stare, dalla parte degli antifascisti, siamo a sostegno delle compagne e compagni indagati, insieme a loro continueremo a lavorare per una società antiautoritaria, antimilitarista e anticapitalista, cominciando dalle lotte a difesa dello stato sociale e contro le spese militari”.

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