Il digitale come ponte e strumento: la riflessione della Casa dei Ragazzi

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L’intervento è proposto in occasione della giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza

“La sfida è costruire ambienti in cui il digitale diventa ponte, non barriera; strumento, non dipendenza”

OLGIATE MOLGORA – Una riflessione a tutto tondo sui diritti digitali di bambini e adolescenti in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza in calendario giovedì 20 novembre. La propone la casa dei Ragazzi attraverso gli educatori del centro educativo diurno La casa di Sophia, struttura che ogni giorno ha a che fare con i “nativi digitali”. Tra i timori per una eccessiva esposizione ai dispositivi elettronici, emerge la consapevolezza che i mezzi digitali non possano essere demonizzati: “La sfida è costruire ambienti in cui il digitale diventa ponte, non barriera; strumento, non dipendenza” la conclusione dell’intervento che riportiamo integralmente in calce.

“Ogni bambino ha il diritto a ricevere informazioni provenienti da tutto il mondo, attraverso i media (radio, giornali, televisione) e ad essere protetto/a da materiali e informazioni dannosi”. (Convenzione Onu 1989)

Come ogni servizio che si occupa di minori, anche il Centro Educativo Diurno (CED) La Casa di Sophia ha a che fare con la generazione dei “nativi digitali”, una realtà la cui narrazione mette in luce diverse criticità: se è vero, infatti, che i più giovani sono in grado di usare con sorprendente rapidità “il digitale”, è altrettanto vero che faticano a gestirlo in maniera consapevole.

Il valore della tecnologia: gioco, creatività, partecipazione

Per i bambini più piccoli la tecnologia può essere uno strumento di gioco educativo: grazie ai linguaggi multimediali (video, app, animazioni), i laboratori creativi diventano più ricchi e stimolanti. Nei laboratori espressivi l’uso della tecnologia serve, invece, come sponda per l’immaginazione: suoni, immagini e video possono arricchire le esperienze aumentando la partecipazione, senza togliere spazio al disegno, al movimento e alla narrazione.

I rischi di una dipendenza tecnologica precoce

Tuttavia il ricorso a dispositivi digitali non è privo di insidie ed è spesso oggetto di riflessione all’interno dell’equipe educativa del CED La Casa di Sophia. Nel contesto dei ragazzi con fragilità sociali — ad esempio chi ha una rete relazionale limitata, difficoltà a partecipare ad attività extrascolastiche o barriere linguistiche — il rischio che la tecnologia diventi un mezzo di compensazione è reale e significativo.
“Spesso vediamo ragazzi che passano interi pomeriggi sul loro cellulare senza coltivare altri interessi o relazioni” racconta Paolo Castelli, educatore professionale e coordinatore del CED “Questo è ciò che accade a molti bambini/ragazzi, se non hanno proposte extrafamiliari di carattere socializzante”.

Alcuni dati nazionali lo dimostrano:
– secondo Save the Children, il 30,2% dei bambini tra 6 e 10 anni usa il cellulare tutti i giorni. L’uso quotidiano di internet nella fascia 11–13 anni è molto elevato, con il 78,3% dei bambini che si connette principalmente tramite smartphone;
– secondo un’indagine promossa dall’impresa sociale “Con i Bambini” e condotta dall’Istituto Demopolis, l’83% degli italiani è preoccupato per la dipendenza di adolescenti da internet, smartphone e tablet.
Spazi “low tech” per la relazione e la consapevolezza corporea
Per questo motivo al CED adottiamo un approccio ragionato ed equilibrato: in alcune attività espressive più delicate (teatro, arte, laboratori emotivi) scegliamo di escludere del tutto i dispositivi tecnologici, per permettere ai ragazzi di percepire il proprio corpo, le proprie emozioni e la relazione con gli altri, senza mediazioni digitali. Questi momenti “analogici” sono pensati per favorire l’auto-consapevolezza, il contatto reale
e il riconoscimento reciproco: esperienze fondamentali per chi ha bisogno di uno spazio protetto e concreto.

Tecnologia come occasione di ingaggio

Non sempre è possibile, né auspicabile, escludere completamente il digitale: ci sono momenti in cui la tecnologia diventa un canale molto potente per coinvolgere i ragazzi più grandi.
Ad esempio, nelle attività promosse da “Alleanze Educative” – progetto che ha la finalità di prevenire e contrastare la povertà educativa mediante l’attivazione di “spazi educativi” nel territorio della provincia di Lecco, implementando le opportunità rivolte ai minori (e alle famiglie) in condizione di fragilità – abbiamo sperimentato laboratori teatrali che integrano il digitale per attrarre giovani che altrimenti non si sentirebbero coinvolti. In questi casi l’uso di tablet, video, audio e altri media serve come punto di ingresso: il digitale apre la porta, ma poi è l’educatore a guidare il processo creativo e relazionale, trasformando l’uso tecnico in strumento educativo.
Al CED La Casa di Sophia è forte la consapevolezza che la tecnologia e i supporti digitali sono strumenti complessi che vanno calibrati con attenzione. L’obiettivo non è solo l’uso, ma l’uso buono, quello che sostiene la crescita, le relazioni, l’espressione, ma evita di sostituirsi al corpo, al respiro e al contatto umano.
“Desideriamo incrementare nei ragazzi e nelle ragazze le abilità socio-relazionali, all’interno di una “cornice motivante”, ma anche proporre loro concetti relativi ad un uso responsabile e consapevole della Rete, che non sia casuale e, in quanto tale, dannoso.”.
La sfida è costruire ambienti in cui il digitale diventa ponte, non barriera; strumento, non dipendenza.