Cena di “Rivalsa”, un progetto: “avere un tetto e un lavoro”

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Rifugio Notturno Caritas_Conferenza stampa 3rifugioLECCO – Ha avuto un ottimo riscontro la cena organizzata venerdì 11 aprile presso il Salottone di San Giovanni da parte del Gruppo “Rivalsa”, nato per volere di alcuni dei senzatetto lecchesi ospitati nei mesi invernali presso il rifugio notturno della Caritas.

Una cena alla quale hanno partecipato circa 170 persone, voluta in primo luogo per recuperare fondi, ma soprattutto per dare visibilità a un problema che dopo lo scorso 31 marzo, dopo la chiusura del dormitorio, per molti dei senzatetto aderenti al gruppo s’è fatto sempre più pressante: l’assenza di un tetto sotto cui stare e, parallelamente, la difficoltà di trovare un’occupazione durante il giorno. Anche per questo, al termine della cena – organizzata con l’aiuto e l’appoggio di don Giuseppe,  Mario del locale Il Barcaiolo e alcuni volontari – è stata consegnata a tutti i presenti una lettera, nella quale i membri del Gruppo “Rivalsa” hanno espresso i loro ringraziamenti per l’aiuto ricevuto in questi mesi, ma anche le loro preoccupazioni e le loro speranze legate a un progetto futuro.

“L’idea – si legge nella lettera – è quella che si metta a disposizione una struttura da recuperare (casa, rustico, vecchia canonica, alberghi dismessi ecc.), dove noi ci impegniamo a lavorare, percependo un salario minimo che ci permetta di mangiare. A operazione finita avremo un bene recuperato, lavoro distribuito e la possibilità abitativa per noi e per altri”. “Abbiamo chiesto alle autorità politiche e alla Chiesa locale – prosegue la missiva distribuita ai commensali – di sostenerci in un’idea, più che un progetto, che abbini la nostra volontà di avere un tetto, l’interesse pubblico di riprendersi una struttura in disuso per la destinazione sociale o caritativa, la possibilità di lavoro per noi o altri e l’uscita dallo stato di assistenza, con conseguente risparmio di costi sociali”.

“La riuscita della cena di venerdì 11 aprile – spiegano dal Gruppo Rivalsa – è un primo segnale che esistiamo, ma si è resa possibile solo perché avevamo un tetto, un luogo di ritrovo e degli amici intorno a noi. Per questo chiediamo un posto normalmente dignitoso che ci permetta di dormire, lavarci e avere un minimo di vita sociale. Ci impegniamo a dare una percentuale rispetto agli introiti che riusciremo a realizzare fino a concorrenza piena. Nell’ipotesi si realizzasse quanto sopra e potessimo avere una sorta di salario minimo, questo sarebbe il punto di partenza”.

“Per tutti noi – concludono gli ex ospiti del rifugio notturno della Caritas – questi mesi sono stati un periodo di svolta fondamentale: ringraziamo tutti quelli che ci hanno “svegliato”, cominciando dai Volontari che nei mesi invernali ci accudivano tutte le sere, alla Caritas, al Comune e ai Servizi Sociali, alle Ass. Sociali, fino all’ultimo donatore e sostenitore anonimo”.

Di seguito il testo completo della lettera diramata dal Gruppo Rivalsa.