MANDELLO – Un festa nella festa. Con una Missione nel cuore, quella di Bimengué. E con due obiettivi: celebrare i 50 anni di sacerdozio di don Gianni Allievi, che in quella stessa Missione del Cameroun ha trascorso ben 44 anni, e presentare il nuovo libro scritto da Anita Polti e Fausta Arrigoni, che sempre a Bimengué hanno vissuto per alcuni anni (Fausta, in particolare, per quasi due decenni) e il cui desiderio è far sì che proprio le testimonianze e i ricordi racchiusi nella pubblicazione oltre a far conoscere la storia di Bimengué possano essere di stimolo a continuare il cammino da loro stesse e da altri sacerdoti e volontari a suo tempo intrapreso.
Una festa nella festa, già. Al centro, don Gianni Allievi. Lui, 78 anni da poco compiuti, sacerdote originario di Bregnano che presso la parrocchia “Sacro Cuore” di Mandello ha trascorso i suoi primi anni di ministero sacerdotale e che in paese ha lasciato un ricordo incancellabile, è prete dal 1963, ordinato dall’allora vescovo di Como monsignor Felice Bonomini.
Il 26 agosto 1969 è una data scritta a caratteri indelebili nella sua vita, la data della sua partenza per il Cameroun con un gruppo di giovani laici. “La Missione di Bimengué – avrebbe scritto alcuni anni dopo don Gianni in una sua lettera – è inserita profondamente nella vita del territorio, con le sue strutture e con le sue iniziative parrocchiali, sociali, educative, giovanili, sanitarie e sportive. Soprattutto la scuola e l’ospedale, nonostante le difficoltà facilmente intuibili, hanno sempre offerto alla popolazione servizi e prestazioni notevolmente superiori a quelli delle analoghe strutture statali”.
E di Bimengué si è parlato molto sabato 8 novembre a Bregnano, dove per l’occasione nella chiesa parrocchiale di San Giorgio si sono ritrovati tanti amici di don Gianni. Tra loro, un buon numero di mandellesi, oltre naturalmente ad Anita Polti, attualmente residente a Breccia di Como, e a Fausta Arrigoni.
“Un anno fa proprio come oggi – ha detto il sacerdote – tornavo in Italia dall’Africa e adesso la nostalgia è tanta, non lo nascondo, ma pazienza. Occorre mettere il nostro futuro nelle mani del Signore e io ho la consapevolezza di avere concretizzato finché ho potuto la mia opera di evangelizzazione. A Bimengué sono sorti la scuola, l’ospedale, ho costruito la chiesa e varie altre cappelle, che ora sono il segno, anzi il simbolo vero e proprio, delle comunità locali”.
Carica di significati e di suggestioni la messa celebrata da don Gianni, che era affiancato all’altare da don Donato Giacomelli e don Felice Cantoni, entrambi con alle spalle un’esperienza missionaria vissuta proprio a Bimengué, dove don Felice, originario di Trepalle, operò dal 1979 al ‘91 e don Donato (nativo di Isolaccia e attualmente arciprete a Mandello – San Lorenzo) dall’88 sempre fino al ’91. Entrambi, peraltro, a partire da quello stesso anno continuarono a esercitare il loro ministero missionario a Sir, diocesi di Maroua – Mokolo, nel Nord del Cameroun.
“Vedo gente e amici che non incontravo da almeno trent’anni – ha premesso don Gianni introducendo la celebrazione eucaristica – perciò c’è anche un po’ di emozione. Ma ritrovarsi fa bene, anche se al centro di questa giornata vorrei che non ci fossi io bensì la missione”.
All’omelìa il sacerdote è tornato sul concetto di amicizia, “che deve continuare – ha specificato – e ravvivare lo spirito missionario”. “Dobbiamo però anche rafforzare – ha aggiunto – il nostro essere cristiani e, appunto, il nostro essere missionari. Ecco allora l’importanza in primo luogo di osservare il diritto e praticare la giustizia. Oggi molti diritti vengono messi da parte, a cominciare dal diritto alla vita. All’ospedale di Como vengono chiesti quasi 50 aborti ogni settimana e di fronte a un numero così alto di richieste di interruzione di gravidanza quanti cristiani reagiscono?”.
Don Gianni ha poi ricordato che in Africa muoiono ogni anno 12 milioni di persone per malattie varie, dalla malaria all’Ebola, e che in Cameroun la vita media non arriva a 50 anni. “Per questo – ha spiegato – mi era venuta l’idea di un piccolo ospedale, proprio perché l’uomo ha diritto alla vita, prima di nascere e dopo essere venuto al mondo. Poi c’è il diritto alla casa e quello alla salute. Quanta gente, invece, ho visto morire… E in Africa si muore ancora troppo”.
“C’è poi la giustizia da tutelare – ha continuato il sacerdote – e io ne so qualcosa, perché proprio per la giustizia mi sono ritrovato con una pistola puntata alla tempia, ma evidentemente il Signore ha voluto che quello non fosse ancora il mio momento. Quel che è certo è che il cristiano deve essere in prima fila a combattere contro ogni ingiustizia, così come occorre usare misericordia verso il nostro prossimo, con gesti di amore e fatti concreti, senza dimenticare che avere misericordia vuol dire anche partecipare alla sofferenza degli altri e saper perdonare”.
Quindi un ultimo invito: “Ricordate che un altro pilastro su cui basare il nostro essere cristiani è la fede, che anche oggi può fare miracoli. E’ però importante che Gesù sia la roccia della nostra vita perché Lui è la nostra strada per essere cristiani autentici e missionari, con le virtù che Gesù stesso ci ha insegnato”.
Nei locali dell’oratorio, dopo la messa, l’attenzione è tornata tutta su Bimengué e sul libro di Anita Polti e Fausta Arrigoni. Nel salone dove era stata allestita la mostra che ricorda la storia di quella Missione del Cameroun lo stesso don Gianni Allievi, le autrici del volume e altri volontari e volontarie che per periodi più o meno lunghi hanno operato in terra di missione hanno raccontato le loro esperienze, tutte con un comune denominatore: avere cioè ricevuto dall’Africa (e dagli africani) più di quanto ognuno di loro abbia dato.
Interessante anche la testimonianza di Cia Marazzi, comasca, a lungo presidente della Gioventù femminile di Azione Cattolica, associazione al cui interno alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso era nata l’idea di intraprendere “quell’impresa missionaria” e di “aprire la strada – per dirla con le parole della stessa Marazzi – verso quella che sarebbe stata una meravigliosa esperienza”.
“Abbiamo sentito quella scossa missionaria – ha detto – e accompagnato alcuni di noi incontro al Cameroun sotto la spinta preziosa dello stesso don Gianni Allievi, che era vicario in Sant’Agata a Como, e di don Luigi Corti, all’epoca assistente diocesano delle giovani di Azione Cattolica. Leggendo il libro di Fausta e Anita “Bimengué – Storia da raccontare… con la Missione nel cuore” ci si sente coinvolti in quell’esperienza, anche non avendola vissuta in prima persona. E si scoprono un’azione e una dimensione missionaria che possono cambiare il modo di vivere all’interno delle nostre stesse parrocchie”.
DI SEGUITO, LA GALLERIA FOTOGRAFICA CON LE IMMAGINI DELLA GIORNATA DI FESTA VISSUTA A BREGNANO PER I 50 ANNI DI SACERDOZIO DI DON GIANNI ALLIEVI