Una targa strappata e una contestazione pacifica. Così è trascorso il Giorno del ricordo e della memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo Giuliano Dalmata. Perché nella mattinata di venerdì qualche vandalo ha infatti strappato la targa che intitola il tratto del lungolago lecchese alle vitime delle foibe, mentre il gruppo dei Giovani Comunisti ha distribuito un volantino dal titolo “10 febbraio: giorno del ricordo, il vizio della memoria”. Insomma le vittime delle foibe sono sempre più usate per essere strumentalizzate dalle varie parti politiche in eterna lotta tra loro.
La manifestazione, patrocinata dalle Amministrazioni comunale e provinciale, si è svolta nel tardo pomeriggio con un corteo che da piazza Diaz è transitato per le vie della città fino al lungolago. Le centinaia di persone, per lo più rappresentanti istituzionali e politici locali, sono state scortate dalle forze dell’ordine dotati anche di una camionetta antisommossa.
“L’atto vandalico non porta rispetto alle vittime – dichiara durante la cerimonia serale il sindaco di Lecco Virginio Brivio –. La Polizia Locale e le forze dell’ordine stanno cercando i responsabili di questo bruttissimo gesto. Il mio pensiero va a coloro che hanno dovuto abbandonare la casa senza colpe, ma solo per violenze altrui”.
Esordisce sarcasticamente Alberto Andreotti del comitato X febbraio: “Non voglio dire nulla a coloro che hanno strappato il cartello, non sono San Francesco e non so parlare con gli animali. È importante ricordare che nelle foibe sono morti i nostri concittadini, colpevoli solo di essere italiani”.
Presente alla cerimonia anche Roberto Stanzione, esule di Pola. “Ho visto miei compagni morire e altri scappare per il mondo – afferma –, ma nessuno di noi ha perso la propria identità: sono istriano e quindi italiano due volte”.
Per la Provincia è intervenuto il vicepresidente Antonello Formenti: “Per decenni non si poteva parlare di questa pagina perché era considerata una vicenda minore. Il nostro pensiero va a chi contribuisce alle tradizioni istriano-dalmate; dobbiamo assumerci la responsabilità di aver negato la verità storica”.
Il prefetto di Lecco Marco Valentini esorta invece a “non aver paura della verità; per troppo tempo non si è avuta una memoria condivisa, forse a causa della guerra fredda”.