Il cardinale Scola trasferisce don Giorgio, il prete “anti-Berlusca”

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ROVAGNATE – Decisione presa: entro il 30 di settembre don Giorgio De Capitani, il sacerdote “anti-berlusconiano”, dovrà lasciare il suo alloggio di S. Ambrogio in Monte di Rovagnate e trasferirsi a Dolzago, dove lo attende la nuova comunità di fedeli.

Ad annunciarlo è stato il cardinale Angelo Scola, in una lettera al diretto interessato e pubblicata on-line da don Giorgio sul proprio blog.

“Il trasferimento che ti viene richiesto è del tutto consueto per i sacerdoti (presbiteri e vescovi) al conseguimento dei settantacinque anni di età – scrive Scola nella missiva – Un aspetto tuttavia che caratterizza la tua vicenda e che rende più complesso questo passaggio è l’atteggiamento polemico che hai tenuto in questi anni verso la Chiesa, in particolare attraverso il tuo sito internet, con prese di posizione e contenuti che nulla hanno a che fare oggettivamente con quella critica profetica e costruttiva che deriva dalla passione per il Vangelo”.

A suscitare interesse e scalpore, non solo tra i fedeli del paese brianzolo ma dell’opinione pubblica, sono stati infatti i messaggi lanciati dal prete negli ultimi anni dal pulpito e attraverso il proprio blog, diretti all’ex premier Berlusconi (“il criminale di Arcore” come lo ha definito), contro la Lega, Comunione e Liberazione, così come verso il Vaticano. Una schiettezza quella di don Giorgio che ha affascinato e diviso i suoi ascoltatori, facendosi terra bruciata nell’ambiente ecclesiale.

Ti invito a cogliere l’occasione del tuo trasferimento per una significativa e inequivocabile correzione di rotta – prosegue il Cardinale – astenendoti per il futuro da qualsiasi intervento che: ferisca la comunione ecclesiale, si opponga al magistero della Chiesa in temi di fede e di morale o risulti comunque incompatibile con gli atteggiamenti richiesti a un presbitero nel favorire la pace e la concordia fondate sulla giustizia e nel promuovere l’unità della comunità credente con i propri pastori”.

Un invito definito come una vera e propria “minaccia” dal prete, che ha rispedito al mittente le accuse:

Io avrei ferito la “comunione ecclesiale”? Certamente, quando la Chiesa, anche quella milanese, nella sua parte ciellina e leghista, si è messa in combutta con il Criminale d’Arcore (a cui l’allora pivellino professore Angelo Scola aveva fatto da professore!). Certo, ho denunciato questa vergognosa, oscena, blasfema connivenza! Che cosa avrei dovuto fare? Tacere, per amore della comunione ecclesiale? Ma forse il cardinale, nella lettera, alludeva ad altro? Lo dica esplicitamente! Forse comunione ecclesiale significa dire che tutto va bene, anche di fronte agli scandali del vaticano, madama marchesa?”

Sul trasferimento a Dolzago, don Giorgio fa sapere di volersi trovare un piccolo locale in zona, lontano dagli ambienti parrocchiali. Rinviato al mittente anche l’invito fattogli dal cardinale per un incontro dopo il suo insediamento nella nuova parrocchia:

“Con tutto il rispetto per un uomo di Dio, a questo punto non mi vedrai più. Non accetto di essere umiliato”.

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