La nuova Lecco-Bergamo è ferma, intanto la politica litiga

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LECCO – “Come si fa, da un preventivo di 71 milioni di euro, arrivare oggi a pagarne 128 per due chilometri  e mezzo di strada? Praticamente 53 milioni al chilometro… Se prendevamo dei taxi per spostarci a Bergamo spendevamo meno”.

Paradossale ma è così. Nel commento del consigliere di sinistra, Alberto Anghileri, c’è tutta l’amarezza e la preoccupazione per le sorti di un’opera viabilistica la cui vicenda assomiglia sempre più a quella di altre grandi opere pubbliche del Bel Paese.

La Lecco-Bergamo, al di la delle promesse, è ferma e attende l’arrivo dei 18 milioni di soprapprezzo richiesti dall’impresa operante per far ripartire il cantiere e iniziare finalmente gli scavi della galleria. Settimana prossima dovrebbero partire i lavori per l’apertura della strada, utilizzabile in direzione Lecco, all’altezza della Chiesa del Beato Serafino, parallela al viadotto attualmente fruibile in entrambi i sensi e destinato ad essere utilizzato nel solo senso di marcia verso Calolzio.

La strada che dalla Chiesa del Beato Serafino sarà aperta in direzione di Lecco

 

Questo è quanto sarebbe stato riferito lunedì mattina nell’incontro tra i residenti di Chiuso e il consigliere provinciale delegato ai Lavori Pubblici, Mauro Galbusera. Il timore dei residenti è che le opere di riqualificazione dell’area attorno al cantiere, che garantirebbero decoro alla zona e ‘normalità’ alla alla quotidianità degli abitanti, possano ritardare, così come è stato più volte rimandato lo scavo della galleria, ancora non iniziato. Anche per questo motivo il comitato di cittadini ha voluto essere presente lunedì sera al consiglio comunale che ha discusso due ordini del giorno sulla Lecco-Bergamo, uno presentato da Lega e Ncd, l’altro dalla maggioranza a guida Pd.

“Chiediamo che quest’opera non resti l’ennesima incompiuta – ha sottolineato Filippo Boscagli, del Nuovo Centrodestra, presentando il provvedimento – il rischio di intoppo è troppo alto, chiediamo al sindaco di sottoscrivere un documento insieme alla provincia, ai nostri rappresentanti in Regione e in Parlamento, affinché si possa arrivare alla conclusione dei lavori”.

Ecco come apparirà l’imbocco alla galleria a Chiuso

 

“L’unità di intenti non basta, servono azioni comuni – ha incitato gli altri consiglieri Cinzia Bettega della Lega – ci sono state battaglie importanti in passato da parte dei politici del territorio, per realizzare il Terzo ponte, la Lecco-Ballabio, l’Attraversamento di Lecco. Dobbiamo darci questo obiettivo tutti, e anche lo Stato deve fare la propria parte”.

Filippo Boscagli (NCD)

Parte delle risorse, si parla di circa 8 milioni, arriverebbero grazie al Patto per la Lombardia, stipulato all’epoca del governo Renzi con uno stanziamento di finanziamenti ai capoluoghi provinciali attraverso il Pirellone. Una soluzione caldeggiata da subito dal sottosegretario Daniele Nava e da alcuni esponenti del Carroccio. Per il PD però, ed è emerso chiaramente nelle parole del capogruppo Vittorio Gattari, quella degli esponenti del centrodestra in Regione è parsa una mossa per mettere il ‘cappello’ sulla risoluzione del problema.

E’ facile ergersi a salvatori della Patria con i soldi degli altri – ha commentato il rappresentante democratico – dovremmo parlare degli errori politici e di quanto ci costano oggi. Ci sono 379 milioni di euro che il Patto per la Lombardia destina alle opere infrastrutturali e invece ci viene chiesto di usare quei soldi destinati ai capoluoghi. Lo si farà con enorme senso di responsabilità da parte del sindaco. Chi vuole salvare la Lecco-Bergamo è il Comune, non la Regione, non la Lega e nemmeno NCD”.

Vittorio Gattari (PD)

La questione è che quei soldi, dirottati dall’amministrazione comunale sulla Lecco-Bergamo, rischiano di lasciare a secco altre opere, ma il municipio non vuole rinunciare almeno al sottopasso di Chiuso e si riserverà un milione, delle risorse che arriveranno attraverso la Regione, per quell’intervento. “Non vogliamo perdere questa occasione” ha sottolineato dalla maggioranza Antonio Pattarini ed anche il consigliere della Lega, Giovanni Colombo, gli ha dato ragione:

“Facciamo prima il sottopasso, perché chissà quanti soldi ancora ci vorranno per concludere la galleria – ha spiegato il consigliere del Carroccio – è un disastro paragonabile alla Salerno – Reggio Calabria, un progetto che doveva essere fatto esternamente per la sua complessità, invece preparato dalla Provincia, giudicato come una lotteria per chi lo avrebbe vinto”.

Reciproca è la delusione degli schieramenti politici riguardo alla situazione dei lavori, ma l’esortata unità d’intenti non c’è stata: all’invito delle minoranze di ritirare entrambi gli ordini del giorno, la maggioranza ha proseguito per la sua strada, giungendo a votazione e portando a casa la propria vittoria numerica, una risposta che è sembrata rivolta più al centrodestra in Regione che all’opposizione di Palazzo Bovara.