La Pasticceria Lecchese fa rinascere le storiche Ciabattine!

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OLGINATE – Se n’erano andate nel 2007 dopo cento anni di storia, quando Pierdomenico Frigerio, titolare dell’omonima e storica pasticceria, aveva deciso di abbassare le serrande della sua produzione di dolci. Oggi, a distanza di 7 anni e qualche mese, eccole riapparire, tra la meraviglia e la sorpresa di chi, incredulo, se le è ritrovate davanti agli occhi.

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Le celebri “Ciabattine”

 

Stiamo parlando delle celebri “Ciabattine”, i mini biscotti sorti nel lontano 1906 su invenzione di Luigi Frigerio, vendute in via IX Febbraio al civico 4 nel rione di San Giovanni a Lecco in quella che un tempo si chiamava l’offelleria (la pasticceria, ndr).

Negli Anni ’70 le “Ciabattine” traslocano insieme alla terza generazione della famiglia Frigerio, quella di Pierdomenico, pochi metri più in basso, in via Partigiani, 101, dove ancor oggi si trova il bar ristorante di famiglia, gestito dal figlio di Pierdomenico, Michele e da sua moglie Raffaella, quarta generazione.

Arriviamo così ai giorni nostri e all’ottobre 2014, con la signora Ilde Buzzi e il marito Sergio Orofino titolare insieme al fratello Fiorenzo della Pasticceria Lecchese di Olginate che, come per magia, hanno fatto rinascere le celebri “Ciabattine” per la felicità dei tanti golosi e dei nostalgici di quei dolcetti dalla caratteristica forma di mini ciabatta così buoni che come le proverbiali ciliegie: una tira l’altra.

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Lo staff della Pasticceria Lecchese, seconda e terzo da destra Ilde Buzzi e Sergio Orofino, il quinto da sinistra Fiorenzo Orofino

 

“E’ stata una mia idea e per aver ragione ho dovuto fare un mese di battaglie – spiega sorridendo la signora Ilde – La prima produzione è stata realizzata pochi giorni fa e al momento abbiamo iniziato a promuoverle e distribuirle in due bar di Lecco: il Mi Piace di via Fabio Filzi e il Caffè & Caffè di via Roma”.

Una ricetta all’apparenza semplice, fatta di pochi ingredienti: zucchero, farina, albume e aroma di vaniglia, ma dosi e lavorazione restano un segreto.

Alberto Bonfanti pasticcere con un’esperienza trentennale responsabile della produzione ci confessa: “Le facciamo a mano, senza l’ausilio di macchinari e il procedimento non è dei più semplici. Per prepararle ci vuole circa un’ora a differenza della cottura che avviene in 7 minuti a circa 200 gradi. Si tratta di un impasto molto duro che richiede un lavoro lungo e faticoso”. Ma anche riscoprire la ricetta non è stato per nulla semplice: “Era introvabile – spiega Bonfanti – Dopo l’input della mia titolare mi sono mosso e fortunatamente dopo lunghe ricerche e tramite conoscenze ed amici pasticceri sono riuscito a risalire alla ricetta”.

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Sergio Orofino nella cella dove riposano gli impasti

 

Una riscoperta, quella delle “Ciabattine”, che sembra essere una risposta concreta a quel tanto chiacchierato ritorno ai sapori tipici lecchesi. Un dolce semplice e antico rinato grazie alla curiosità e alla dinamicità di un’azienda che in questi anni ha saputo difendersi molto bene dalle crisi che non ha risparmiato il mercato dolciario.

“Mi sono accorta – prosegue la moglie di Sergio – che si parla sempre di sviluppo turistico, di tipicità lecchesi ma entrando in un bar o in una pasticceria di Lecco, di tipico c’è davvero poco o nulla. Da qui mi è venuta l’idea di riscoprire le ‘Ciabattine'”.

Ma i deliziosi biscottini non sono l’unico dolce lecchese rinato grazie alla Pasticceria Lecchese, un altro è il Pan Meino o Pan de Mei il cui nome deriva da pane di miglio e che viene prodotto utilizzando farina gialla.

 

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La lavorazione della brioches, per produrle ci vogliono tre giorni di lavoro

 

Una politica aziendale che riesce a far stare al passo con i tempi la Pasticceria Lecchese andando anche a riscoprire e riproporre sapori antichi e dolci dimenticati. “Nel nostro settore se ti fermi sei perduto – prosegue Ilde – Da sempre cerchiamo di investire, di innovare e di proporre sempre qualcosa di nuovo. Dopo aver abbandonato la grande distribuzione per la quale ci si doveva ridurre a fare un lavoro standardizzato e di bassa qualità, abbiamo deciso di prendere un’altra strada servendo solo bar e pasticcerie puntando così sulla qualità. Ma è anche il mercato che cambia, così come le mode e i gusti delle gente; basti pensare alla ‘semplice’ brioche (servono tre giorni per produrla, ndr), fino a non molto tempo fa era quasi vietato usare il burro per questioni dietetiche, ora le cose sono cambiate e abbiamo dovuto attivare una linea per le sole brioche realizzate con il burro“.

Un’altra singolarità sono le torte nuziali: “Il lavoro anche in questo ambito è cambiato moltissimo. Gli italiani che si sposano sono ormai pochissimi. Collaboriamo con un catering specializzato che serve circa 300 matrimoni all’anno, per l’80% sono stranieri che affittano ville e scelgono il nostro lago come cornice del loro matrimonio. Così accade che l’80% delle torte nuziali richieste sono di tipo Americane, per capirci quella multipiano. Per ovvie ragioni di qualità si tratta di un tipo di torta che non produciamo, ma per accontentare la clientela ci siamo dovuti attrezzare per plasmare, con un’apposita impalcatura in polistirolo, le nostre torte conferendole la tipica forma Americana”.

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Un passaggio nella preparazione delle torte

 

E mentre si cerca di stare al passo con i tempi, i coniugi Orofino guardano al futuro: “Da qualche mese i nostri due figli, classe 1994, Lorenzo e Francesco, uno perito agrario e l’altro grafico pubblicitario, hanno deciso di entrare in azienda. Li stiamo inserendo facendogli fare un lungo percorso di formazione, dovranno sperimentare tutte le mansioni e con gennaio parteciperanno a corsi di pasticceria. L’obiettivo è quello di ripartire con nuove idee, il nostro è un mondo in continua evoluzione e l’azienda ha bisogno di essere ringiovanita”.

Evoluzioni che la famiglia Orofino ha saputo interpretare sempre al meglio. Sergio panettiere in terra sarda approda a Lecco e lavora in via Azzone Visconti a Lecco alle dipendenze di Alberto Vaccani dove conosce Ilde che diventerà sua moglie. Nel 1986 Sergio decide che è il momento di fare il grande passo e apre il proprio laboratorio in via Figini dove rimane insieme alla moglie per circa sei anni prima di traslocare definitivamente a Olginate dove l’attività si è radicata e ampliata.

Attualmente la Pasticceria Lecchese vanta un laboratorio di mille e 200 metri quadrati con spaccio annesso, 11 dipendenti, circa 300 clienti da servire tutti i giorni e un fatturato annuo che si aggira intorno al milione di euro.

Ma come è noto il successo non arriva mai solo da numeri e previsioni matematiche, ci sino infatti aspetti e fattori completamente slegati dai calcoli, come la passione, la tenacia, la lungimiranza e il sacrificio, aspetti fondamentali che la famiglia Orofino sta trasmettendo sapientemente ai propri figli per continuare a raggiungere grandi risultati e deliziare i palati dei golosi.
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www.pasticcerialecchese.it