VARENNA – E’ arrivato a Varenna poco dopo le 10, accolto dal prevosto don Aldo Monga e dal sindaco, Carlo Molteni. Raggiunta la vicina chiesa di San Giovanni Battista, dove ha indossato i paramenti da cerimonia, l’arcivescovo di Milano cardinale Angelo Scola si è poi diretto in processione – aperta dal corpo musicale San Vittore di Esino Lario – verso la parrocchiale di San Giorgio.
E’ iniziata così, oggi a Varenna, la giornata di festa per il settecentesimo anniversario di consacrazione della chiesa prepositurale, dove il cardinale Scola ha presieduto il solenne pontificale, affiancato tra gli altri sacerdoti dal vicario episcopale di Lecco, monsignor Maurizio Rolla, e dal decano dell’Alto Lario don Silvio Andrian, prossimo a recarsi in missione in Perù.
Nelle prime file numerosi sindaci del Lago e della Valvarrone, l’assessore provinciale Carlo Signorelli e le autorità militari, tra le quali il maresciallo Doriano Furceri, comandante della stazione carabinieri di Bellano. Ai lati dell’altare, i gagliardetti e i labari dei gruppi Ana di Malgrate (il paese che ha dato i natali all’arcivescovo), Varenna, Bellano, Dervio e Lierna , della sezione di Milano dei Carristi d’Italia e dei marinai bellanesi, oltre a una rappresentanza delle penne nere di Mandello.
A salutare l’arcivescovo, prima che il rito avesse inizio, il prevosto don Aldo. “La ringrazio per il dono della sua presenza in mezzo a noi – ha detto il sacerdote rivolto al presule – perché sono numerosi i fedeli desiderosi di stringersi attorno a lei. Oggi celebriamo i 700 anni della nostra chiesa, consacrata appunto nel 1313, ma non dimentichiamo che è la liturgia a far parlare le pietre di ogni edificio sacro”. Don Aldo ha quindi annunciato all’arcivescovo e alla comunità parrocchiale il proposito di restaurare gli affreschi romano-gotici della cappella del Crocifisso “per onorare un anniversario così significativo per Varenna e come segno di amore per la nostra chiesa”.
“Una splendida giornata di sole incornicia oggi le bellezze di Varenna e del vostro lago – ha esordito l’arcivescovo nella sua omelìa – e io vi ringrazio per avermi voluto tra voi a celebrare la messa per una ricorrenza così importante. Nella propria esistenza ogni uomo si mette in relazione con gli altri e questa stessa relazione si arricchisce di vincoli anche culturali e si approfondisce in una vita di comunità”. “Ecco allora – ha aggiunto – che ricordare i 700 anni di fondazione di questo luogo è una testimonianza di grande cultura e di civiltà”.
Scola ha quindi affermato che “la crisi dell’Europa di oggi è voltare le spalle a Dio”. “Troppi – ha detto – non frequentano più la vita della Chiesa e a Dio si ricorre soltanto nei momenti difficili della propria vita, dimenticando che è Cristo a dare vigore alle esperienze di ogni uomo”. “E’ vero – ha spiegato sempre l’alto prelato – che abbiamo bisogno di un luogo in cui sostare per rivolgerci a Dio e chiedergli di esaudire le nostre suppliche, ma il tempio vero siamo noi e non dobbiamo dimenticare che cammina bene soltanto l’uomo che sa dove andare”.
Poi, rivolto ai fedeli che gremivano la chiesa, ha detto: “La vostra presenza oggi in questo splendido edificio è il segno che la Chiesa non viene meno e noi dobbiamo essere grati a Papa Francesco che richiama tutti a una sobrietà di vita e al superamento della corruzione”.
Avviandosi alla conclusione e richiamando un passaggio delle letture della domenica, il cardinale Angelo Scola ha sollecitato “a non scalzare Cristo dalla nostra vita” e “a chiedergli ciò che Salomone gli domandò: Ascolta la supplica del tuo servo, o Signore, e del tuo popolo. Ascoltali nel luogo della tua dimora e perdona”.
Il rito, accompagnato all’organo dal maestro Ennio Cominetti e dai canti del Coro Delphum di Dervio, è quindi proseguito con la professione di fede e la liturgia eucaristica, preceduta dai doni portati all’altare da alcuni fedeli, e si è concluso con i riti di comunione. Poi il cardinale ha preso nuovamente la parola per ringraziare dell’accoglienza (“e per il suo stile di azione pastorale”) il prevosto don Aldo. Ha ringraziato anche il coro, la banda di Esino e le ragazze e i ragazzi della prima Comunione. Ha quindi impartito la benedizione, accompagnandola a una richiesta: “Portatela nei vostri paesi e nelle vostre case e soprattutto alle fasce più deboli e indifese: ai bambini, agli anziani e agli ammalati, ai poveri e ai bisognosi”.
Poi spazio alle foto ricordo e all’ultimo abbraccio dei fedeli, fra strette di mano, sorrisi e le carezze dell’arcivescovo a ogni bimbo che gli veniva presentato o che gli si faceva incontro, chiedendogli magari – senza nessuna timidezza o vergogna – di scattargli una foto con il telefonino.