Un giovane su quattro si dichiara razzista. Questo il dato più preoccupante emerso dall’indagine Diverso da chi? promossa dall’associazione Les Cultures e condotta negli istituti secondari superiori lecchesi nell’anno scolastico 2010/2011. Se la multietnicità della nostra società sembra essere un fenomeno ormai acquisito per la maggior parte dei ragazzi, lo studio dimostra come non manchino in città casi di studenti che si autodefiniscono “razzisti”.
Qual è, quindi, la percezione del fenomeno migratorio tra i nostri giovani? Quanto sono diffusi sul territorio stereotipi e pregiudizi? Come interagiscono i ragazzi italiani con quelli stranieri residenti in città? Queste e molte altre le domande alle quali Les Cultures ha provato a rispondere attraverso un questionario distribuito lo scorso ottobre a 293 studenti di sette istituti (Liceo Classico Manzoni, Liceo Artistico Medardo Rosso, Bertacchi, Parini, Liceo Scientifico Grassi, Fiocchi e Badoni). Il tutto con l’obiettivo di tracciare un bilancio e fornire alle scuole delle linee guida e delle aree di intervento per il futuro.
«Il campione di riferimento utilizzato per questa indagine – spiega Maria Grazia Zanetti, responsabile del settore scuola di Les Cultures – comprende due classi quarte di ciascuno degli istituti selezionati. L’idea è stata quella di confrontare le risposte date da questi studenti con quelle emerse durante una simile analisi effettuata dall’associazione nel 1998, così da poter comprendere come sia cambiata la composizione della nostra società e, soprattutto, la percezione che ne hanno i giovani».
Quali sono, quindi, i risultati emersi? Tra i punti più interessanti vi è la diffusa convinzione (comune a più dell’80% degli intervistati) che l’Italia e, conseguentemente, il nostro territorio siano divenuti sempre più multietnici. Una fetta molto considerevole (superiore al 70 %) ritiene, poi, fondamentale il riconoscimento agli stranieri dei diritti sociali, cure sanitarie, pensione e sussidi di disoccupazione in prima linea. Un po’ più incerte le risposte sui diritti politici, dove si delinea un buon 50 % di risposte favorevoli, un 30 % di negative e circa 20% di “non so”.
«Un elemento molto positivo venuto alla luce – riprende Zanetti – riguarda la convinzione (quasi il 75 % dei giovani concorda) che a un figlio nato in Italia da una coppia straniera dovrebbe essere riconosciuta la cittadinanza italiana. È un’idea molto radicata, che vedrebbe la sostituzione del criterio dello ius sanguinis (diritto di sangue) con quello dello ius soli (diritto di suolo)».
Ma, come anticipato, l’aspetto che attira la nostra attenzione è il dato relativo agli studenti che, di fronte alla domanda “ti reputi razzista?”, rispondono “sì”. Si tratta, infatti, del 25 % del campione. «Rispetto all’indagine condotta anni fa, durante la quale i ragazzi si facevano degli scrupoli in più nell’autodefinirsi “razzisti”, ora il termine sembra destare meno scalpore ed è da evidenziare come la componente maschile sia più soggetta a simili affermazioni (più del 32 % dei ragazzi si reputa razzista, mentre per le ragazze si parla di circa l’11 %). Da qui si comprende come vi siano istituti con elevata percentuale di studenti che dicono di essere “razzisti”: le scuole maggiormente maschili hanno, infatti, dei dati più preoccupanti (al Badoni si parla di quasi il 42 %, al Fiocchi circa il 38 % e al Grassi siamo intorno al 22)».
Tra gli altri punti emersi non bisogna tralasciare come talvolta vi sia una percezione alterata del fenomeno migratorio. Se attualmente la popolazione straniera residente in città si aggira intorno al 7,60 %, quasi il 36 % degli intervistati ritiene che gli immigrati superino il 15 % dei cittadini. «Simili valutazioni – riprende Zanetti – sono soprattutto legate al tipo di informazioni che i ragazzi raccolgono. Dall’analisi è risultato che il principale canale informativo per i giovani è la televisione. Seguono la scuola e la famiglia. L’idea che la popolazione straniera sia così numerosa è il risultato di un’informazione non sempre corretta. Nonostante questo il questionario ha evidenziato un atteggiamento sempre più critico nei confronti del mezzo televisivo: più del 43 % ritiene la tv “enfatica ma sostanzialmente corretta” e quasi il 39 % la definisce “enfatica, emotiva e parzialmente slegata dalla realtà”».
A tutto ciò si aggiunge il fatto che, a fronte di un quasi 90 % di giovani che dichiarano di avere amici non italiani residenti sul territorio, sembra stiano diminuendo considerevolmente alcuni pregiudizi molto comuni negli anni novanta. Per tanti gli stranieri non “tolgono lavoro agli italiani” (il 20 % afferma, infatti, “per niente” e quasi il 40 % “poco”), non sono avvantaggiati nell’assegnazione delle case (percentuali quasi uguali alle precedenti) e non “portano malattie” (ben il 43 % afferma “per niente” e il 36 “poco”). Per il 91 %, poi, tutti gli alunni devono essere trattati nello stesso modo dagli insegnanti, anche se emerge una percentuale (ben il 25 %, cifra che rispecchia il dato di chi si definisce “razzista”) di ragazzi che dichiara di trattare i compagni stranieri peggio rispetto agli altri.
Raccolte tutte queste cifre, quali prospettive per il futuro? «Con i numeri alla mano – conclude la responsabile – vogliamo ora costituire un workshop di lavoro con le scuole di Lecco con l’obiettivo di definire dei validi progetti di integrazione per i prossimi anni».