MANDELLO – Era nato il 13 luglio del 1953. Tra meno di un mese avrebbe dunque tagliato il traguardo dei 60 anni, lui che nella sua carriera di ciclista traguardi ne aveva tagliati parecchi, non pochi dei quali a braccia alzate. Un giorno dello scorso febbraio, però, la tragedia era dietro l’angolo. Mentre era intento a tagliare e a raccogliere legna nei boschi sopra Abbadia Lariana, come era solito fare, il trattore che lui stesso stava conducendo si era ribaltato, schiacciandolo e lasciandolo esanime al suolo. Se n’è andato così, quattro mesi fa, Ugo Balatti, figura carismatica del ciclismo lombardo. E non solo.
Abitava a Mandello, Ugo, e il giorno dopo la sua scomparsa il sito Internet della “Gazzetta dello Sport” aveva scritto: “Postino ora in pensione, grandissimo ed esuberante appassionato di ciclismo, per anni aveva corso su strada e nelle “gran fondo”. Si era dedicato anche al ciclocross, arrivando a vestire la maglia della Nazionale. Presidente del Gs Team Extreme, aveva vinto nel 2006 la “Cinque Terre”. Il suo amore per il ciclismo era nato da giovanissimo. Balatti aveva gareggiato da allievo e poi fino alla categoria dilettanti. Una passione che non aveva mai abbandonato, abbinata all’altro grande amore per la montagne e le scalate”.
A celebrare le esequie di Balatti, nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore a Mandello, vi era anche con Agostino Frasson, direttore della “Casa don Guanella”, la comunità educativa di Lecco alla quale Ugo era particolarmente legato. “Non avrei mai voluto che arrivasse questo momento – aveva detto tra l’altro durante la cerimonia don Agostino – perciò ora lo vivo con il dolore nel cuore, consapevole tuttavia che la strada del nostro don Guanella ha incontrato quella di Ugo”.
Proprio alla grande amicizia che legava Balatti a don Agostino Frasson e alla “sua” comunità si deve la bella iniziativa organizzata per il 13 luglio, un sabato, dunque proprio nel giorno in cui Ugo avrebbe compiuto 60 anni. Un evento “in onore di un grande amico”, come è scritto sulla locandina predisposta dagli organizzatori, e in un luogo particolarmente caro a tutti gli appassionati di ciclismo qual è il Santuario della Madonna del Ghisallo.
Quel giorno tutti gli amici di Ugo si ritroveranno alle 9 alla “Casa Don Guanella” di Lecco, in via Amendola, e assisteranno alla proiezione di un video in ricordo dello sfortunato campione. Alle 9.30 è prevista la partenza in bicicletta, destinazione il Ghisallo, dove alle 11.30 verrà celebrata la messa e quindi benedetta l’immagine di Ugo, che verrà poi custodita all’interno del Santuario accanto alle maglie di molti tra i più celebrati campioni del ciclismo di ieri e di oggi.
Quello che segue è il commosso e affettuoso ricordo che fece di Ugo Balatti proprio don Agostino Frasson nei giorni immediatamente successivi alla sua scomparsa: “Quando lo incontrai 4 anni fa per la prima volta fu per caso (noi diciamo, a Casa don Guanella, che nulla succede per caso ma per disegni strani della Divina Provvidenza), non in una chiesa o al supermercato, ma per strada, in bicicletta. Rimasi subito attratto dal suo carisma, dalla sua immediatezza e spontaneità Gli parlai dei progetti che avevo in mente e subito ne rimase coinvolto. Nacque una bella e profonda sintonia forse perché a Casa don Guanella non ti avvicini se “non ti manca una rotella” e lui era proprio così: estroso e bizzarro, dinamico, senza peli sulla lingua, sprizzava entusiasmo da tutti i pori della pelle. Un’amicizia allargata a tutti coloro che vivono nella mia comunità: ragazzi, sacerdoti, volontari e educatori. Quando arrivava Ugo era subito gioia, una gioia che si faceva servizio. Era diventato un volontario dell’associazione “Prendersi per mano” e lo ricordiamo alle bancarelle dell’artigianato del “don Guanella” e poi a servizio in mille modi”.
“La bicicletta – aggiungeva don Agostino – era per noi uno strumento che facilitava la confidenza, la relazione, il confronto. Mi parlava di se stesso, della sua vita, delle sue ansie e sembrava che attraverso la piacevole fatica del pedalare insieme i nostri pesi diventassero più leggeri. Mi parlava di suo papà quando era infermo e di quanto fosse stato importante per lui. Sentivo dentro di lui un profondo amore per la propria famiglia, unito anche al suo sentirsi inadeguato e desideroso di perfezionare quella scorza ruvida e impulsiva (“perché ci sei tu, altrimenti non sai cosa avrei fatto…”). Dietro questa ruvidità si celava un animo generoso, estrosamente sottile, direi quasi artistico, naif. E lui mi leggeva negli occhi e sapeva sentire le mie preoccupazioni, si era creata una vera empatia”.
“Lo vedevamo pedalare a dorso nudo – concludeva – con la bici e il suo marsupio con il sorriso e una battuta sempre pronta per tutti. Ci vedevate spesso pedalare insieme e ridevate dicendo: “Eccoli lì, il diavolo e l’acqua santa”. Mi mancheranno tanto quei momenti! Qualcuno non si capacitava di tale amicizia, che ci ha portato anche da Lecco a Roma, insieme a tanti veri amici che ricordo con i soprannomi che lui stesso, con la sua fantasia, aveva dato a ciascuno: dribbling, gamba curta, tirasass, Pantani, salotto, centrifuga, il chierichetto, il caporale, il professore, Toro seduto, pennellessa, pastina, penna bianca, ammiraglio, scioglilingua, il solitario, Pininfarina… Una bella banda. Un pellegrinaggio in bicicletta indimenticabile, dal 19 al 22 ottobre 2011 per la canonizzazione di don Guanella. Aveva una preoccupazione: “Dovrò andare a messa tutti i giorni, come farò?”. E in una sua testimonianza proprio durante un’omelìa partecipata ci disse commosso quanto avesse gustato quei momenti di riflessione…”.