Miele. L’import fa boom nell’anno nero per le arnie di Como e Lecco

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COMO – “Leggete bene l’etichetta: il miele è uno dei prodotti dove la rintracciabilità consente di risalire all’origine nazionale o meno del prodotto che si porta in tavola”.

La raccomandazione viene dai vertici di Coldiretti Como Lecco, a fronte dei dati che indicano il 2016 come anno record per le importazioni di miele dall’estero a scapito delle produzioni locali.

“Colpa soprattutto di un clima che ha penalizzato la nostra produzione nazionale, con ripercussioni pesanti sulle province lariane” proseguono Fortunato Trezzi e Raffaello Betti, presidente e direttore dell’organizzazione agricola interprovinciale. In particolare, a rovinare tutto sono state le ripetute piogge di fine primavera che hanno “azzoppato” le fioriture e messo in difficoltà le api. Così la produzione di miele è crollata. L’effetto del maltempo è stato maggiormente incisivo sulla produzione di miele di acacia o robinia, particolarmente identitari per il territorio lariano.

Enrico Ranghetti, apicoltore di Beregazzo con Figliaro (CO) conferma che il settore, anche nel 2016 per il terzo anno consecutivo, sta vivendo una situazione preoccupante. “Al calo del raccolto, si sono aggiunte numerose sciamature (che compromettono la produzione visto che  non sono programmate – se invece lo fossero, sarebbe un bene perché la sciamatura aumenta le famiglie) e ad un 30-35% di orfanità (ossia la morte della regina) dovuta allo stress. Al maltempo, infine, si sono sommate le criticità dovute alla peste europea e a quella americana”.

Le piogge continue e le temperature altalenanti hanno infatti, reso difficile il lavoro delle api che non sono riuscite a raccogliere dai fiori il polline e il nettare indispensabili per la loro sopravvivenza e la produzione di miele.