LECCO – Sala Ticozzi piena per la serata pubblica sul tema migranti e accoglienza organizzata da Qui Lecco Libera, dal titolo “Per la sola ragione del viaggio”. Ospite l’avvocato Paolo Oddi, socio dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, che guidato dalle domande di Duccio Facchini, di Qui Lecco Libera, ha cercato di guidare i presenti lungo l’intricato percorso della legislatura in materia di immigrazione e allo stesso tempo, grazie all’intervento di rappresentanti e membri di alcune associazioni che operano sul territorio, conoscere l’attività di accoglienza e integrazione svolta in città.

432.761. Questo il numero di migranti giunti nel Mediterraneo nei primi 9 mesi del 2015. Di questi, il 70% in Grecia, il 28% in Italia, la rimanente percentuale divisa tra Spagna e Malta. 2812 sono stati invece i migranti che nel Mediterraneo hanno perso la vita. Un problema molto attuale, e che non va sottovalutato, come ha esordito l’avvocato Oddi, ma che anzi necessita da parte di tutti i governi una piena conoscenza delle leggi esistenti.

“La condizione giuridica dei migranti – ha spiegato – è regolamentata da molteplici fonti. Le direttive dell’Unione Europea vanno nella direzione della ‘comunitarizzazione’del problema immigrazione e richieste di asilo e ci sono dei traguardi che non vanno dimenticati, come la Convenzione di Ginevra e gli Accordi di Schengen. Quest’ultimo in particolare se da un lato ha permesso la libera circolazione interna tra gli stati membri dell’Unione ha comportato un rafforzamento delle frontiere esterne i cui controlli, abbiamo visto, sono severissimi. Accanto a questi ‘punti fermi’ della legislazione europea vi sono quei troppo labili accordi tra i diversi paesi ospiti: parlando di rimpatrio, vigerebbero dei regolamenti tra i vari stati ma trattandosi, nel caso dei paesi di provenienza dei migranti, di casi politicamente instabili è chiaro che di anno in anno, se non di mese in mese, questi accordi possono saltare da un momento all’altro, costringendo il Paese ospite ad effettuare i cosiddetti rimpatri coattivi. Ricordo che una norma sui rimpatri esiste dal 2008 e che questa norma è stata recepita in Italia solo nel 2011”.
Il problema, secondo Oddi, starebbe nella stessa legislazione che l’Europa si è data in materia, ambiziosa ed evoluta: “Dal punto di vista giuridico – ha spiegato l’avvocato – le normative emesse dai governi sono avanzatissime, ma ora come ora gli europei devono fare i conti con la situazione reale. Parlando dei richiedenti asilo, sappiamo che per gestire questa situazione è stata stipulata la Convenzione di Dublino: i migranti dovranno avanzare la richiesta d’asilo nel Paese in cui mettono piede per la prima volta. Un modo, per i paesi membri dell’Unione, di ‘smistarsi’ queste richieste, il cui iter, assicuro, non è per nulla pratico… aldilà di questo, è chiaro che nonostante l’ottimo e solidale lavoro offerto dai volontari e dalle associazioni ai migranti – pensiamo all’emergenza affrontata nella stazione centrale di Milano pochi mesi fa – questi cerchino di non farsi identificare, perché sanno che c’è la convenzione di Dublino e, non volendo restare in Italia, cercheranno di raggiungere un altro paese, possibilmente del Nord Europa, dove fare la richiesta. Una soluzione a questo potrebbe essere l’istituzione di centri Hot Spot in cui accogliere, registrare e smistare i migranti al loro arrivo. In quella sede si provvederebbe a capire quanti dei profughi ha effettivamente le ‘condizioni’ per restare e richiedere l’asilo e quanti invece devono essere riaccompagnati indietro”.
Come creare dunque dei veri e propri corridori umanitari, cercando di facilitare l’accoglienza e l’integrazione dei migranti? Le proposte non mancano, come ha spiegato Oddi: “L’idea sarebbe: io, paese ospitante, consento a te migrante di compiere questa migrazione legalmente, una volta comprovato il tuo status di rifugiato accettato dall’Europa. Come? Mettendo a disposizione dei traghetti di linea, ad esempio, o degli aerei, in modo da dare un duro colpo ai trafficanti di esseri umani e alle conseguenti stragi. Usa e Canada stanno invece portando avanti un progetto di re insediamento che consiste nell’andare nei paesi con situazioni delicate e ‘portare via’ le persone perseguitate. Di idee ce ne sono, ma per metterle in pratica occorre sapere di cosa si sta parlando e soprattutto – ha concluso Oddi – serve un più forte coordinamento tra i paesi membri dell’Unione, i cui governi hanno deciso e firmato normative e direttive”.
Hanno concluso la serata interventi, racconti e considerazioni dei presenti in sala, tra cui i rappresentanti di cooperative e associazioni attive sul territorio (tra cui I Girasoli, Les Cultures, Mir Sada, Il Gabbiano, Itaca).

RADIO LECCOCITTÁ CONTINENTAL






































